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Poteva avere un senso ed era un punto di partenza più definito dell’elenco dei nomi. Ma anche se avevo ragione, chi di loro sarebbe stato il prossimo?

Fuori tuonò. Guardai di nuovo la lista e sospirai. Perché non ero da un’altra parte? Anche giocare all’Impiccato con Cody e Astor sarebbe stato un gran miglioramento, rispetto a questo compito ingrato e frustrante. Prima dovevo aiutare Cody a cercare le vocali. Poi la parola avrebbe assunto una forma. E quando lui avesse imparato a padroneggiare quel gioco, avrei potuto cominciare a insegnargli altre cose più interessanti. È piuttosto singolare doversi occupare dell’istruzione di un bambino, ma a dire il vero non vedevo l’ora di cominciare. Peccato che si fosse già preso cura del cane del vicino… sarebbe stato un esempio perfetto per introdurre i concetti di sicurezza e di tecnica. Quel birbante aveva molto da imparare. Tutti gli insegnamenti del vecchio Harry stavano per essere tramandati a una nuova generazione.

Mentre pensavo di aiutare Cody, mi resi conto che la contropartita era accettare di fidanzarmi con Rita. Ce l’avrei fatta davvero? Sarei riuscito a dare l’addio alla mia spensierata esistenza da scapolo e a dedicarmi alle gioie della vita coniugale? Stranamente, pensai che avrei potuto riuscirci. Certo, i bambini meritavano qualche sacrificio e trasformare Rita in un travestimento permanente avrebbe in realtà abbassato il mio profilo. Era difficile che un uomo felicemente sposato avesse i miei passatempi.

Forse ce l’avrei fatta. Era da vedere. Ma stavo divagando. Tutto questo non mi avvicinava né alla mia serata con Reiker né mi aiutava a trovare Danco. Cercai di concentrarmi e lessi la lista di nomi: Borges e Aubrey erano andati. Acosta, Ingraham e Lyle non ancora. E, tranne il primo, non sapevano di avere un appuntamento con il dottor Danco. Due erano finiti, tre erano sul punto di farlo, senza contare Doakes. Forse ora stava assaggiando la lama, con la musica da ballo di Tito Puente come sottofondo. Forse in quel momento il dottore era chino sul suo scintillante bisturi, intento a guidare il sergente nel suo ballo dello smembramento. Balla con me, Doakes. Baila con migo, amigo, come avrebbe detto Tito Puente. Doveva essere dura ballare senza gambe, ma ne valeva la pena.

E intanto, eccomi qui a girare in circolo, come se il caro dottore mi avesse tagliato una gamba.

D’accordo: assumiamo che il dottor Danco si trovi a casa della sua attuale vittima, senza contare Doakes. Naturalmente, non sapevo chi potesse essere. E questo dove mi portava? Dove non arrivava l’indagine scientifica, interveniva la buona sorte. Elementare, mio caro Dexter.

Ambarabaciccicoccò…

Il mio dito si posò sul taccuino sopra il nome di Ingraham. Bene allora, era tutto chiaro, no? Certo. E io ero Re Olaf di Norvegia.

Mi alzai e andai alla finestra dove per tanto tempo avevo spiato il sergente Doakes fermo dall’altra parte della strada nella sua Taurus marrone. Non c’era. Presto non sarebbe più stato da nessuna parte, a meno che non lo trovassi. Lui mi voleva morto o in prigione, io sarei stato più felice se fosse semplicemente scomparso… un pezzettino per volta, o tutto insieme, non faceva differenza. E io ero qui, a fare gli straordinari, a far lavorare a ritmo pazzesco la potente macchina mentale di Dexter per salvarlo… di modo che poi lui potesse uccidermi o arrestarmi. C’è da stupirsi se trovo che il concetto di vita sia sopravvalutato?

Forse per effetto della mia battuta, la luna quasi piena fece un risolino tra gli alberi. E più guardavo fuori, più sentivo il peso di quella vecchia luna crudele, che crepitava proprio sotto l’orizzonte e mi avvampava lungo la spina dorsale e mi incitava all’azione, finché non mi vidi prendere le chiavi della macchina e dirigermi verso la porta. Dopotutto, perché non controllare? Non ci avrei messo più di un’ora e non avrei dovuto spiegare nulla a Debs e Chutsky.

Mi accorsi che l’idea mi piaceva perché era semplice e veloce e se funzionava mi avrebbe ridato la mia libertà duramente conquistata in tempo per il rendez-vous dell’indomani con Reiker… Come se non bastasse, mi stava venendo voglia di un aperitivo. Perché non scaldarmi un po’ con il dottor Danco? Chi avrebbe potuto incolparmi per aver fatto a lui quello che lui con tanta sollecitudine faceva agli altri? Se per catturare Danco dovevo salvare Doakes, be’, chi ha mai detto che la vita è perfetta?

E dunque eccomi lì, diretto a nord sulla Dixie Highway e poi sulla I-95, per poi proseguire lungo la 79th Street Causeway e quindi dritto verso la Normandy Shores, la zona di Miami Beach dove viveva Ingraham. Quando svoltai nella via guidando lentamente, era già notte. Nel vialetto c’era un furgone verde scuro, molto simile a quello che Danco aveva demolito soltanto qualche giorno fa. Era parcheggiato accanto a una Mercedes seminuova e sembrava fuori posto in un quartiere così distinto. Bene, allora, pensai. Il Passeggero Oscuro cominciò a balbettare parole di incoraggiamento, ma io passai oltre, svoltando alla curva fino ad arrivare a una piazzola. Accostai e mi fermai proprio dietro l’angolo.

Naturalmente, poteva anche essere che Ingraham stesse facendo fare lavori in casa e che gli operai avessero deciso di restare lì finché non li avessero finiti. Eppure la cosa non mi convinceva, e non convinceva neppure il Passeggero Oscuro. Presi il cellulare e chiamai Deborah.

«Credo di aver trovato qualcosa», le dissi quando rispose.

«Come mai ci hai messo così tanto?» chiese.

«Credo che il dottor Danco stia occupando la casa di Ingraham a Miami Beach.»

Fece una piccola pausa in cui mi sembrò quasi di vederla aggrottare le sopracciglia. «Come fai a dirlo?»

La prospettiva di spiegarle che avevo semplicemente tirato a indovinare non mi entusiasmava granché, così mi limitai a dire: «È una lunga storia, sorellina. Ma penso che sia vero».

«Lo pensi», disse. «Però non ne sei certo.»

«Lo sarò tra pochi minuti», risposi. «Ho parcheggiato dietro l’angolo di casa Ingraham e davanti c’è un furgone che in questo quartiere sembra vagamente fuori posto.»

«Non ti muovere», mi intimò. «Ti richiamo.» Riattaccò e mi lasciò a sorvegliare la casa. Ero in una posizione scomodissima per osservare e farlo mi sarebbe costato un serio torcicollo. Così girai la macchina e mi misi lungo la strada rivolto verso la curva, dove la casa mi fissava beffarda e intanto… eccola lì. Il suo faccione faceva capolino tra gli alberi e illuminava con i suoi fiochi raggi lo squallido paesaggio. La luna, quell’eterno faro sghignazzante. Eccola.

Sentivo le sue gelide dita tentatrici che mi incitavano e mi provocavano e mi spingevano a commettere azioni sciocche e bellissime, ed era da così tanto tempo che non avvertivo questo duplice richiamo che mi rimbombava con forza nella testa e mi attraversava la spina dorsale e, a dire il vero, che male c’era se davo una controllata prima che Deborah richiamasse? Non avrei fatto stupidaggini, ovvio, sarei solo uscito dalla macchina per fare un giro in strada, una casuale passeggiata al chiaro di luna in una strada tranquilla. Poi, se per un insieme di coincidenze mi fosse capitato di fare qualche giochino con il dottore…

Notai con un certo fastidio che mentre scendevo dall’auto il mio respiro si faceva sempre più irregolare. Vergogna, Dexter. Dov’è finito il tuo leggendario autocontrollo? Forse protestava per essere stato trattenuto troppo a lungo e proprio questa scissione mi faceva sentire ancora più bramoso, ma non doveva succedere. Respirai a fondo per rilassarmi e scesi in strada: un mostro qualunque a spasso dietro a un’improvvisata clinica per vivisezioni. Salve, signore, è la notte ideale per tagliare una gamba, non le pare?