Выбрать главу

«Giobbe» fece Ellery cupo. «Il paziente arameo che soffriva in silenzio. Ebbene il nostro arameo farà bene a starsene lontano dalla città d’ora in poi!»

Il giorno dopo Jim cessò di andare in banca.

IV

L’America scopre Wrightsville

Durante quel penoso mese di gennaio, al signor Queen parve che le sue indagini seguissero un circolo chiuso; e, in seguito, gli parve di non riuscire a far nessun passo che il capo Dakin e il procuratore distrettuale non avessero già fatto. Tranquillamente, silenziosamente, lo precedevano sempre. Ellery non disse a Pat che queste segrete indagini della legge avrebbero condotto a un doloroso risultato. Non valeva la pena di far soffrire la ragazza più di quanto già non soffrisse.

E poi c’era la stampa. Gli articoli di Frank Lloyd erano riusciti a schizzare qualche goccia di veleno fino a Chicago, poiché nella prima metà di gennaio, poco dopo il funerale di Rosemary Haight, una ragazza snella, molto elegante, dai capelli striati d’argento e dagli occhi dolci e affaticati, si fece condurre all’infelice casa in cima alla collina. Il giorno seguente i lettori di duecentocinquantanove giornali degli Stati Uniti apprendevano che Roberta si era lanciata in un’altra battaglia per l’amore. L’articolo di fondo della Rubrica di Roberta, di Roberta Roberts, diceva:

“Oggi, in una piccola città d’America che si chiama Wrightsville, si svolge una tragedia romantica e fantastica in cui un uomo e una donna sono i tragici protagonisti.”

Questo attirò l’attenzione di centinaia d’altri giornalisti. Alla fine di gennaio arrivò a Wrightsville una dozzina dei reporters più quotati che s’affrettarono ad assicurarsi la cooperazione di Frank Lloyd. La storia di Jim Haight figurava sulle prime pagine dei più importanti giornali d’America.

La schiera dei giornalisti e corrispondenti continuò ad aumentare. Abitavano dappertutto, si vedevano dappertutto, curiosavano dappertutto.

Il signor Ellery Queen osservò amaramente che la città di Wrightsville somigliava sempre più alla fiera della Contea. Nei negozi cominciarono ad apparire dei generi di lusso, i prezzi salirono vertiginosamente; nei parcheggi attorno alla piazza era praticamente impossibile trovare un posto. Dakin dovette mettere in circolazione cinque nuovi agenti per dirigere il traffico e mantenere l’ordine. L’involontaria causa di tutto questo progresso, rimaneva barricata nella sua piccola casa bianca e si rifiutava di parlare a chiunque, esclusi i Wright, Ellery e in seguito a Roberta Roberts. Con la stampa Jim fu inflessibile.

«Fino a prova contraria pago ancora le tasse!» gridò a Dakin per telefono. «Ho il diritto di starmene in pace! Mettetemi un poliziotto di guardia alla porta!»

«Va bene, signor Haight» rispose cortesemente il capo della polizia. E da quel pomeriggio l’agente Dick Gobbin, che negli ultimi tempi era rimasto a guardia della casa in abito borghese, ligio agli ordini superiori si mise in uniforme e divenne visibile. Jim ritornò alla sua reclusione.

«Le cose vanno sempre peggio» riferì Pat ad Ellery. «Jim beve fino a istupidirsi. Anche Lola non ottiene nulla con lui. Ellery, crede che abbia paura?»

«No, non mi pare affatto spaventato. Il suo sentimento è molto più profondo, Patty. Non ha ancora visto Nora?»

«Si vergogna d’andarle vicino. Nora minaccia di saltare dal letto e di andarlo a trovare personalmente, ma il dottor Willoughby dice che, se fa una cosa simile, la manda all’ospedale. Ho dormito con lei ieri notte. Ha pianto quasi continuamente.»

«Crede sempre che suo marito sia innocente?»

«Naturalmente. E vorrebbe che si difendesse. Dice che, se solo potesse parlargli, lo convincerebbe a resistere a tutti gli attacchi. Ha visto che cosa scrivono quei maledetti reporters sul conto di Jim?»

«Sì» sospirò Ellery.

«È tutta colpa di Frank Lloyd! Che vergogna, tradire così i suoi migliori amici. Papà è fuori di sé, e dice che non parlerà mai più con Frank.»

«È meglio lasciar stare Lloyd» brontolò Ellery, accigliato. «È una specie di bestione primitivo, molto pericoloso quando s’inferocisce. Ne parlerò con suo padre.»

«Non si disturbi. Sa che papà non ha voglia di parlare con nessuno» fece Pat a voce bassa. «E poi… ma come può la gente esser così cattiva? Le amiche della mamma non la frequentano più, e mormorano alle sue spalle le cose più disgustose…»

«Patty, che cosa sa di quella Roberta Roberts?»

«È l’unica giornalista umana che ci sia in città.»

«È strano come sappia trarre delle conclusioni completamente diverse da quelle degli altri giornalisti dagli stessi fatti. Comunque, mi sembra un tipo un po’ appiccicaticcio. Credo che indagherò io stesso su questa specie di Cupido in gonnella.»

Ma le indagini confermarono quello che gli articoli della Roberts avevano lasciato capire. La giornalista si batteva con tutte le sue forze perché l’opinione pubblica si voltasse in favore di Jim. Dopo un solo colloquio con Nora, le due donne erano divenute alleate.

«Se soltanto Jim venisse qui a parlarmi!» si lagnò Nora. «Non può cercare di convincerlo, signorina Roberts?»

«Forse a lei darebbe ascolto» intervenne Pat. «Ha detto che lei era l’unica amica che gli rimaneva al mondo.»

Pat aveva solo tralasciato di dire in quali condizioni si trovava il giovane quando aveva fatto questa dichiarazione. «Jim è un tipo strano» dichiarò Roberta Roberts. «Ho parlato con lui due volte, e non sono ancora riuscita ad ottenere la sua fiducia. Proverò a parlargli ancora.»

Ma Jim si rifiutò d’uscire di casa.

«Ma perché, Jim?» domandò la giornalista pazientemente. Ellery era presente e così pure Lola Wright; una Lola molto più silenziosa, in quei giorni.

«Lasciatemi in pace.» Jim non si era raso ed era grigiastro in viso. Era chiaro che aveva bevuto moltissimo.

«Ma non può stare qui come un cane rognoso e permettere che la gente le sputi addosso. Vada a trovare Nora, Jim. In lei troverà la forza e inoltre… come fa a non aver voglia di vederla?»

Jim voltò verso il muro il viso contratto.

«Nora è in buone mani. La sua famiglia si prende cura di lei. Io le ho già fatto abbastanza male. Lasciatemi in pace!»

«Ma Nora crede in lei!»

«Non voglio vedere Nora fino a che tutto questo sarà finito» borbottò il giovane. «Non la vedrò fin tanto che non sarò di nuovo Jim Haight e non più una bestia pericolosa.»

Con un gesto incerto, il giovane afferrò un bicchiere e bevve il liquore d’un fiato. Poi cadde all’indietro intontito e tutti gli sforzi di Roberta non riuscirono a farlo tornare in sé.

Quando la giornalista se ne fu andata, Ellery domandò a Lola Wright:

«E lei, cara sfinge, cosa ne pensa?»

«Non ho punti di vista. Qualcuno deve pur prendersi cura di Jim. Io lo nutro, lo lavo, e gli faccio avere una bottiglia di “scaccia-pensieri”, ogni tanto.» Lola sorrise.

«Non è molto convenzionale» commentò il signor Queen con un sorriso.

«È appynto nel mio stile» ribatté Lola. «Io non sono convenzionale.»

«Non ha ancora espresso la sua opinione, Lola…»

«Sono state già espresse troppe opinioni, in questo caso» ribatté la ragazza. «Che cosa vuole che le dica, io prendo sempre le parti dei perseguitati. Questo povero ragazzo soffre e mi basta.»

«A quanto pare, questo basta anche a Roberta Roberts» borbottò Ellery.

«Chi? L’antesignana “dell’amore vince tutto”?» Lola si strinse nelle spalle. «Se vuole il mio parere, quella donna è tutto zucchero e melassa con Jim, solo per poter arrivare dove gli altri giornalisti non arrivano.»