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D. «Signor Garback, lei prende nota di tutti i barattoli di Quico che vende, e del nome dei relativi compratori?»

R. «Non è necessario, signor giudice. È legale vendere…»

D. «Risponda alla domanda, signor Garback. Ha un’annotazione scritta che confermi gli acquisti del signor Haight?»

R. «Nossignore, ma…»

D. «Allora noi abbiamo soltanto la sua parola per confermare due incidenti che, secondo la sua dichiarazione, hanno avuto luogo cinque mesi fa?»

Il procuratore distrettuale Bradford:

«Vostro Onore, il testimone sotto giuramento ha risposto alla domanda della difesa non una, ma varie volte. Mi oppongo.»

Il giudice Newbold:

«Mi sembra che il testimone abbia risposto, avvocato. Opposizione accolta.»

D. «Grazie mille. Questo è tutto, signor Garback.»

Alberta Manaskas venne richiamata a testimoniare. Interrogata da Cart Bradford, affermò di non aver mai visto alcun topo in casa della signora Nora. In seguito dichiarò di non aver mai visto veleno per topi.

Emmeline Du Pré dichiarò sotto giuramento di essere l’insegnante di danza e di recitazione, abitante al numero 468 nel Viale della Collina di Wrightsville, «proprio la porta accanto a quella di Nora Wright».

La testimone dichiarò che le era capitato di udire «per caso» delle liti tra Nora e Jim Haight, liti che si ripetevano molto di frequente. Le discussioni riguardavano principalmente le sbronze del signor Haight e le sue richieste di danaro. C’era stata una scena particolarmente violenta nel mese di dicembre, quando la signorina Du Pré aveva sentito Nora Haight rifiutare a suo marito di dargli «ancora un soldo di più». La signorina Du Pré non aveva «sentito per caso» qualcosa che indicasse la ragione del gran bisogno di danaro dell’accusato!

«È appunto questo che mi ha scandalizzato tanto, signor Bradford.»

D. «Alla Corte non interessano le sue reazioni personali, signorina Du Pré. Risponda alla domanda, per favore.»

R. «Jim Haight ha ammesso che aveva giocato e perso molto danaro. Per questo aveva urgente bisogno di soldi.»

D. «Il signore e la signora Haight non hanno per caso nominato un luogo ove l’accusato aveva perso questo danaro giocando?»

R. «Jim Haight una volta ha detto di aver perso molti soldi all’“Allegro Inferno”. Quell’orribile locale sulla strada provinciale…»

Il giudice Martin:

«Vostro Onore, chiedo che non venga presa in considerazione la testimonianza di questa teste. Dal momento che questo processo è così vagamente circostanziale…»

Il procuratore distrettuale Bradford:

«Posso chiedere alla difesa di limitare le sue osservazioni e le sue obiezioni, e di non influenzare la giuria?»

Il giudice Newbold:

«L’accusa ha ragione, giudice Martin. E ora dica: qual’è la sua obiezione alla testimonianza di questa teste?»

Il giudice Martin:

«L’accusa non ha cercato di stabilire l’epoca e le circostanze nelle quali la teste avrebbe sentito le suddette conversazioni tra l’accusato e sua moglie. Ammette pure di non essere stata presente nella stanza ove avvenivano i colloqui; non era nemmeno nella stessa casa. Come ha potuto “sorprendere” una conversazione? Come poteva essere sicura che le persone che discutevano erano l’accusato e sua moglie? Li ha visti? Non li ha visti?…»

Risposta della signorina Du Pré:

«Ma io li ho sentiti con le mie orecchie!»

Il giudice Newbold:

«Signorina Du Pré! Dica, signor Bradford.»

Il procuratore distrettuale Bradford:

«L’accusa ha chiamato la signorina Du Pré a testimoniare, per evitare alla moglie dell’accusato la penosa necessità di parlare delle sue liti…»

Il giudice Martin:

«Non avevo parlato di questo…»

Il giudice Newbold:

«No infatti. Ciononostante, consiglio alla difesa di sviluppare il suo punto nel contro-interrogatorio. Continui, signor Bradford.»

Il signor Bradford continua, ottenendo ulteriori deposizioni circa le liti tra Jim e Nora. Durante il contro-interrogatorio, il giudice Martin fa scoppiare in lacrime la signorina Du Pré per l’indignazione e per la vergogna. La induce infatti ad ammettere che, per udire la conversazione, doveva starsene rannicchiata sotto la finestra della camera da letto, al buio, coi vetri aperti nell’aria fredda di dicembre… La confonde inoltre per quanto riguarda le date e le ore, finché la signorina si contraddice varie volte. Gli spettatori si divertono molto.

Segue J. P. Simpson, del Monte di Pietà. Questi dichiara che, durante i mesi di novembre e dicembre, Jim Haight ha impegnato vari oggetti preziosi nel suo negozio. Gli vengono mostrati i gioielli di Nora, e li riconosce.

Il giudice Martin rinunzia al contro-interrogatorio.

È ora alla sbarra Donald Mackenzie, presidente del Banco dei Pegni di Wrightsville. Dopo il giuramento depone che Jim Haight ha preso in prestito, presso la sua agenzia, delle considerevoli somme di danaro, durante gli ultimi due mesi dell’anno precedente.

D. «Su quale garanzia, signor Mackenzie?»

R. «Nessuna.»

D. «Ma non è insolito per la sua agenzia, signor Mackenzie, prestare del danaro senza garanzie?»

R. «Ecco: noi siamo molto larghi in quanto a prestiti, ma naturalmente chiediamo quasi sempre delle garanzie. Per correttezza commerciale, intendiamoci. Ma questa volta, dato che il signor Haight era vicepresidente della Banca Nazionale di Wrightsville e il genero di John Wright, abbiamo fatto un’eccezione e gli abbiamo prestato il danaro dietro semplice ricevuta firmata.»

D. «L’accusato non le ha mai restituito nulla, signor Mackenzie?»

R. «No.»

D. «La sua agenzia non ha mai fatto alcun passo per ritornare in possesso del danaro prestato, signor Mackenzie?»

R. «Ebbene, sì. Non che fossimo preoccupati; ma, ecco: si trattava di cinquemila dollari. Dopo aver richiesto varie volte al signor Haight di far fronte ai suoi impegni e non aver ottenuto nulla, abbiamo finalmente deciso di andare in banca dal signor Wright. Gli abbiamo spiegato la situazione, e il signor Wright ci ha detto che ignorava il debito del genero, ma che naturalmente era disposto a pagarlo. Voleva soltanto che la cosa rimanesse segreta. E lo sarebbe rimasta infatti, se questo processo…»

Il giudice Martin:

«Mi oppongo. Tutto questo è irrilevante ai fini del processo…»

D. «Lasci correre, signor Mackenzie. Il signor Wright le ha pagato completamente il debito?»

R. «Sissignore: debito e interessi.»

D. «L’accusato ha preso in prestito dell’altro danaro dal gennaio in poi?»

R. «Nossignore.»

D. «Ha avuto altri colloqui con l’accusato, dopo il primo gennaio di quest’anno?»

R. «Sì. Il signor Haight è venuto da me a metà gennaio e ha cominciato a spiegarmi che non aveva pagato sino allora il suo debito… Mi ha detto d’aver fatto dei cattivi investimenti, ma che in seguito… Poi mi ha chiesto dell’altro tempo, assicurandomi che avrebbe senz’altro pagato tutto. Allora l’ho informato che suo suocero aveva già saldato il debito.»