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Dietro il banco Gus Olensen leggeva attentamente una copia del giornale di Frank Lloyd e non badava assolutamente a loro.

«Pat» fece il signor Queen «io sono tornato qui oggi, per dire a lei e a Cart chi era realmente responsabile del delitto di cui Jim Haight era stato accusato.»

«Oh!» fece Pat sospirando profondamente.

Il signor Queen proseguì: «Nella sala d’aspetto dell’ospedale il giorno in cui Nora morì, lei mi disse una cosa, un fatto insignificante. È stato come gettare un seme… ora nella mia mente è nato un albero altissimo».

«Allora non era stato Jim, dopo tutto…» sospirò Pat. «Ellery, no, non voglio saperlo!»

«Sì» disse Ellery gentilmente. «È questo mistero che divide lei e Cart. E questo interrogativo che vi perseguiterà tutta la vita. Ed io vorrei poterlo cancellare e mettere al suo posto un bel punto fermo. Allora il capitolo sarà chiuso e voi due potrete guardarvi negli occhi con una nuova fede.» Sorseggiò il suo liquore. «Lo spero, almeno!»

«Lo spera?» borbottò Carter.

«La verità non è piacevole.»

«Ellery!» gridò Pat.

«Ma voi non siete più bambini. Vi ripeto che la verità non è piacevole, ma se non altro, è la verità e quando voi la conoscerete potrete prendere delle serie autentiche decisioni… Pat, è come un’operazione. O si taglia il tumore, o si muore: devo operare?»

«Avanti, faccia pure… dottore» sussurrò infine Pat.

Cart inghiottì a fatica e annuì.

«Lei ricorda, Pat» cominciò il signor Queen con un sospiro «d’avermi parlato, all’ospedale, della visita che avevo fatto a Nora alla vigilia di Ognissanti, quando avevo trovato lei e sua sorella che portavate i libri dal salotto al nuovo studio di Jim, al piano superiore?» Pat annuì senza parlare. «Ricorda che cosa mi ha detto? I libri che lei e Nora stavate portando di sopra erano appena stati levati da una cassa inchiodata. Lei era scesa in cantina pochi minuti prima che io entrassi e aveva visto la cassa dei libri chiusa e inchiodata esattamente come era arrivata dalla stazione alcune settimane prima… aveva visto la cassa intatta e l’aveva aperta personalmente.»

«Una cassa di libri?» brontolò Cart.

«Quella cassa di libri, Cart, faceva parte dei bagagli che Jim aveva spedito da New York a Wrightsville quando era ritornato per fare la pace con Nora. Quel bagaglio era rimasto in deposito alla stazione di Wrightsville, Carter, era rimasto alla stazione per tutto il tempo della luna di miele di Jim e Nora. Era stato portato in casa Haight al loro ritorno e depositato in cantina finché, alla vigilia di Ognissanti, Pat aveva trovato la cassa ancora intatta, ancora inchiodata, ancora chiusa. Questo fatto che io avevo sempre ignorato, mi ha condotto alla scoperta della verità.»

«Ma come, Ellery?» domandò Pat.

«Fra un momento lo capirete. Avevo sempre creduto che quei libri fossero quelli dello scaffale del salotto. Credevo che fossero libri di casa, libri che Jim e Nora possedevano da molto tempo.»

«Ma dove vuole arrivare?» domandò Carter Bradford accigliandosi.

«Uno dei libri di quella cassa era la copia della Tossicologia di Edgcomb.»

Carter Bradford rimase a bocca aperta.

«Ma il passo che riguardava l’arsenico!»

«E non solo quello… dovete sapere che le tre lettere erano cadute dalle pagine di quel volume.»

Quella volta Carter non disse nulla. Pat fissava Ellery con aria interrogativa.

«Ora, dal momento che quella cassa era stata inchiodata a New York e riaperta solo quel giorno, e poiché il libro di tossicologia vi era rimasto rinchiuso, è chiaro che Jim non poteva aver scritto quelle tre lettere a Wrightsville. Quando mi resi conto di questo, capii tutto. Le lettere dovevano esser state scritte a New York, prima che Jim ritornasse a Wrightsville per chiedere a Nora di sposarlo. Vale a dire, prima che sapesse con sicurezza se Nora lo avrebbe accettato dopo l’abbandono e tre anni d’assenza.»

«Già» mormorò Carter Bradford.

«Ma non capite?» domandò Ellery. «Come potevano riguardare Nora, la malattia e la morte predette da Jim per sua “moglie” in quelle lettere? Certo, Nora era la moglie di Jim quando vennero trovate, ma non era sua moglie e Jim non poteva pensare che lo sarebbe diventata quando le aveva scritte.»

«Ma Ellery» ansimò Pat. «Se quelle lettere non riguardavano Nora, allora… tutto…»

«Un po’ di pazienza, Pat…» interruppe il signor Queen con voce aspra. «Non appena cominciai a sospettare che la “moglie” di cui Jim parlava nelle sue lettere non fosse Nora, due fatti che mi erano sembrati di scarsissima importanza, divennero estremamente significativi. Innanzi tutto le date erano incomplete. Voglio dire che era scritto il mese, il giorno, ma non l’anno. Quindi le tre feste: di Ringraziamento, di Natale e di Capodanno, nelle quali aveva avuto luogo la malattia della moglie di Jim, potevano benissimo essere le feste di due o anche tre anni prima! In secondo luogo, il nome di Nora non veniva citato in nessuna delle tre lettere. Vi si parlava soltanto di una moglie. Quindi se Jim aveva scritto quelle lettere a New York, non poteva aver parlato della malattia e della morte di Nora. E se ci crediamo, tutto il castello di supposizioni che avevamo costruito all’inizio di questo caso crolla miseramente.»

«Incredibile» mormorò Carter. «È incredibile!»

«Sono confusa» si lagnò Patty. «Significa che…»

«Significa che Nora non era mai stata minacciata, né in pericolo di vita… non era lei la vittima predestinata.»

«Ma allora… è completamente nuovo…» esclamò Carter. «Se Nora…»

«Esaminiamo un po’ i fatti» proseguì Ellery. «A Capodanno è morta una donna: Rosemary Haight. Quando noi ritenevamo che Nora fosse la vittima designata, avevamo pensato che Rosemary fosse morta per un tragico errore. Ma ora che sappiamo che Nora non era la vittima, ne dobbiamo dedurre che Rosemary non è morta per caso e che, invece, era la vera vittima sin dall’inizio.»

«Ma Queen…» protestò Bradford.

«Si potrebbero fare mille obiezioni, si potrebbero sollevare enormi difficoltà. Ma, una volta eliminata Nora, l’unica spiegazione del delitto è questa. Dobbiamo quindi accettare il nuovo presupposto. Rosemary era colei che doveva venire uccisa. Ebbene, le tre lettere avevano a che fare con la morte di Rosemary? Apparentemente no. Infatti riguardavano la morte della moglie di Jim…»

«Rosemary era invece sua sorella» concluse Pat con la faccia scura.

«Sì, e inoltre Rosemary non aveva dato alcun segno di indisposizione l’ultima domenica di novembre né a Natale. D’altronde, poiché erano state scritte alcuni anni prima, poteva anche darsi che le lettere non alludessero a un omicidio. Poteva darsi che riguardassero semplicemente la morte naturale di una precedente moglie di Jim… non Nora, una prima moglie che Jim aveva sposato a New York e che era morta di Capodanno.»

«Ma Jim non ha mai parlato di una prima moglie.»

«Questo non prova che non ne abbia avuta una» affermò Cart.

«No, infatti» convenne Ellery. «Quindi tutto poteva essere perfettamente innocente, restavano però due punti inspiegabili e molto sospetti: voglio dire che le lettere erano state scritte, ma non spedite, come se nessuno fosse morto a New York, e in secondo luogo, una donna era veramente morta a Capodanno a Wrightsville come Jim aveva scritto molti anni prima dell’avvenimento. Una coincidenza? Mi pareva molto strano. No, doveva esserci qualche legame tra la morte di Rosemary e le tre lettere scritte da Jim… poiché senza dubbio, quelle tre lettere le aveva scritte proprio lui.

«Ma quale nesso poteva esserci» continuò il signor Queen «tra la morte di Rosemary Haight e le tre lettere scritte da Jim molto tempo prima? E con questo interrogativo veniamo al nocciolo della questione. Se ammettiamo che Rosemary fosse la vera vittima, l’uso delle tre lettere può essere interpretato come una finta, un astutissimo inganno, una sorta di cortina di fumo morale per nascondere la verità! Non è successo appunto questo? Bradford e Dakin non hanno appunto trascurato la morte di Rosemary per concentrarsi su Nora che ritenevano l’autentica vittima? Questo era appunto ciò che l’assassino di Rosemary voleva ottenere. Voi avete ignorato la vera vittima per concentrarvi su una figura posticcia. Così avete circoscritto le vostre indagini a Jim, la sola persona che avrebbe potuto avvelenare Nora e nemmeno per un momento avete dato la caccia al vero assassino, la persona che aveva un autentico motivo per avvelenare Rosemary.»