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«Ho capito» mormorò Ellery.

«Ora forse comincio ad annoiarla. Buona sera.»

«Vorrei rivederla.»

«No, addio.»

La ragazza cominciò a scendere la gradinata. Ellery riaccese la luce. Lola alzò un braccio per nascondere gli occhi.

«Posso almeno accompagnarla a casa, signorina Wright.»

«No, grazie. Sono…» si fermò di colpo.

La voce gaia di Patricia Wright chiamò tra le tenebre:

«Ellery, posso venire a darle la buona notte e a fumare l’ultima sigaretta? Carter è andato a casa e io ho visto la luce del porticato accesa…»

Anche Pat si fermò. Le due sorelle si guardarono.

«Ciao, Lola!» esclamò Pat. D’un balzo fu in cima alla gradinata e baciò la sorella. «Perché non mi hai avvertita che saresti venuta?»

Il signor Queen si affrettò a spegnere la luce.

Pat aggiunse in tono malinconico:

«Lola cara, perché non torni a casa?»

«Io andrei a fare due passi» mormorò Queen.

«No, no» fece Lola. «Me ne vado davvero.»

«Lola!» La voce di Pat era un po’ incrinata.

«Vede, signor Smith, Patricia ha la lacrimuccia facile» soggiunse Lola. «Da bambina piangeva per nulla.»

«Non sto piangendo» brontolò Pat soffiandosi il naso. «Ti accompagno a casa.»

«No, Patricia. Buona sera, Smith.»

«Buona sera.»

«Ho cambiato idea» riprese Lola rivolgendosi ancora a Ellery. «Può venire a trovarmi quando vuole… e a bere qualcosa con me. Arrivederci.»

Lola se ne andò. Quando il rumore della sua vecchia utilitaria sconquassata svanì in distanza, Patricia mormorò:

«Lola abita in una tana di due stanze nel Low Village, nella zona industriale. Non ha mai voluto accettare gli alimenti da suo marito, che è rimasto un furfante fino al giorno della sua morte, e non vuole accettare denaro da papà. La roba che porta ha per lo meno sei anni. Si mantiene dando lezioni di piano a mezzo dollaro all’ora.»

«Ma perché abita a Wrightsville? Che cosa l’ha indotta a ritornare dopo il divorzio?»

«Non lo so. Alle volte mi sembra quasi… che Lola sia venuta qui per nascondersi. Come al solito mi fa parlare troppo. Buona notte, Ellery.»

«Buona notte.»

Il signor Queen rimase a lungo con gli occhi fissi nelle tenebre. Sì, la trama andava prendendo forma. Era stato fortunato. C’erano tutti gli elementi. Ma il delitto… il delitto dov’era? Mancava oppure era già stato perpetrato?

Nella casa del malaugurio, Ellery si coricò. Aveva come la sensazione d’essere preso in un groviglio di eventi passati, presenti e futuri.

Nel pomeriggio di sabato, 24 agosto, quasi tre settimane dal giorno del suo arrivo a Wrightsville, Ellery stava fumando una sigaretta dopo pranzo, sotto il porticato della sua casa ed era intento a godersi lo spettacolo del tramonto, quando il tassì di Ed Hotchkiss salì la strada dalla collina a tutta velocità e si fermò con grande stridore di freni davanti alla casa dei Wright. Un giovanotto senza cappello balzò dalla macchina. Preso da una improvvisa agitazione, Queen si alzò per vedere meglio quello che succedeva.

Il giovanotto gridò qualcosa a Ed, salì la gradinata in due balzi e premette il pulsante del campanello. La vecchia Ludie aprì la porta. Ellery la vide alzare un braccio come per parare un colpo, poi scomparire seguita dal giovanotto. La porta si chiuse con un tonfo. Cinque minuti dopo fu riaperta violentemente; il giovanotto uscì di gran furia, risalì sulla macchina e gridò qualcosa all’autista.

Il tassì rifece la strada della collina.

Ellery Queen tornò a sedersi. Forse era come pensava lui. Avrebbe saputo ben presto. Patricia sarebbe arrivata di gran carriera… Ed eccola infatti.

«Oh, Ellery, se sapesse! Non indovinerebbe mai!»

«Jim Haight è ritornato» fece pacifico Queen.

Pat lo guardò a bocca aperta.

«Straordinario! Pensi, a tre anni di distanza! Dopo aver piantato in asso Nora!… Ancora non ci posso credere. M’è parso molto invecchiato. Voleva vedere Nora. Voleva sapere dov’era. Perché non scendeva? Sì, sapeva benissimo quel che mamma e papà pensavano di lui, ma per quello c’era tempo… Dov’era Nora? E intanto continuava ad agitare il pugno sotto il naso di papà e a saltellare da un piede all’altro come un pazzo.»

«E poi che cosa è successo?»

«Io sono corsa su ad avvertire Nora. È diventata pallidissima e si è abbattuta sul letto. Ha detto: “Jim?” poi ha cominciato a piagnucolare. Ha soggiunto che preferiva morire piuttosto che vederlo… che avrebbe fatto meglio a starsene lontano… che lei non l’avrebbe ascoltato nemmeno se si fosse prostrato ai suoi piedi. I soliti luoghi comuni. Povera Nora!»

Intanto anche Patricia minacciava di scoppiare in lacrime.

«Ho capito che era inutile discutere» continuò. «Nora è cocciuta quando ci si mette. Sono scesa per riferire a Jim il quale ha cominciato a smaniare e ha tentato di salire le scale, ma papà è andato in furia, gli ha sbarrato il passo e gli ha ordinato di uscire dalla casa. Be’, Jim avrebbe dovuto travolgere papà se avesse voluto passare e allora è scappato via di corsa gridando che presto o tardi vedrà Nora, a costo di farsi largo con bombe a mano. Io intanto era occupatissima per far riprendere i sensi alla mamma che molto opportunamente era svenuta. Ma ora devo tornare a casa subito!» Pat girò sui tacchi, poi si volse di nuovo. «In nome del cielo, perché mi viene sempre voglia di correre da lei a raccontarle i particolari più intimi degli affari di famiglia, signor Ellery Smith?»

«Forse perché ho una faccia da buon samaritano» rispose Ellery sorridendo.

«Sciocchezze! Crede che io sia inn…» si morse le labbra e scappò via.

Il signor Queen accese un’altra sigaretta con mano malferma, poi rientrò in casa e tirò fuori la macchina per scrivere.

V

L’innamorato redivivo

Gabby Warrum, lo sdentato capostazione di Wrightsville, vide Jim Haight scendere dal treno e lo disse a Emmeline Du Pré. Prima ancora che Ed scaricasse Jim a Upham House, dove mamma Upham, in ricordo dei tempi passati, riuscì a improvvisargli un giaciglio, la Du Pré aveva telefonato a mezza città.

Il signor Queen, aggirandosi per la città dalla mattina di domenica, e tenendo gli orecchi ben aperti, costatò che le opinioni erano contrastanti. L’ambiente maschile, in genere, era del parere che Jim Haight dovesse venire scacciato da Wrightsville. Le signore erano del parere contrario: era un giovane simpatico. Qualunque cosa fosse accaduta tra lui e Nora Wright tre anni prima, non poteva essere colpa di Jim.

Frank Lloyd scomparve. Al giornale dicevano che era andato a caccia in montagna. Quando lo seppe, la Du Pré era sdegnata.

«Che combinazione! È partito per la caccia proprio la mattina dopo l’arrivo di Jim Haight. Se l’è svignata, naturalmente. Che pallone gonfiato!»

Era delusa che Frank non avesse tirato fuori uno dei suoi fucili e non avesse dato la caccia a Jim per le vie di Wrightsville, come aveva fatto Gary Cooper in un famoso film.

Sul mezzogiorno il signor Queen trovò il vecchio Anderson, detto da alcuni il savio e da altri il pazzo di Wrightsville, che se ne stava sul piedestallo del monumento ai caduti intento a monologare.

«Come va, signor Anderson?» gli domandò Ellery.

«Benissimo, signor Smith. Sto pensando a un proverbio di Salomone… il ventiseiesimo, credo… che dice: “Chi scava una fossa, vi cadrà dentro”. Mi riferisco, s’intende, alla riapparizione di Haight nella nostra deplorevole comunità.»