— Ma non dovresti dire queste cose davanti a…
— Non capisce una sola parola d’inglese. Non c’è nessun pericolo.
Maria si mosse e gemette. Sid prese la borraccia del rum dalle mie mani e gliene spruzzò un po’ sul petto. Lei ridacchiò di nuovo, e, semiaddormentata com’era, cominciò a spalmarselo sui seni quasi fosse stato un unguento magico rassodante. Ma non ne aveva bisogno.
Sid commentò: — È molto appassionata.
— Ne sono sicuro.
Le disse qualcosa, e lei balzò in piedi e venne verso di me. I seni oscillavano come campane. Dalla sua pelle si levavano vapori di rum e vapori di concupiscenza. Tese le mani brancolanti verso di me, ma perse l’equilibrio e scivolò di nuovo sul pavimento.
Restò lì distesa, ridacchiando.
— Vuoi provarla? — domandò Sid. — Lascia che le passi un po’ la sbronza, poi portala in camera tua e divertiti.
Dissi qualcosa a proposito delle varie malattie di cui Maria poteva essere portatrice. Qualche volta rovino i momenti più belli con la mia schizzinosità.
Buonocore sputò sprezzante. — Le iniezioni le hai fatte. Di cosa ti preoccupi?
— Le iniezioni ci immunizzano contro la febbre tifoide, la difterite, la febbre gialla e cose simili — dissi io. — Ma la sifilide?
— Maria è pulita. Credimi. Comunque, se ti preoccupi, puoi fare un termobagno appena saremo tornati giù per la linea. — Sid scrollò le spalle. — Se ti spaventi per cose del genere, forse faresti meglio a non diventare Corriere.
— Non ho…
— Hai visto che io ero disposto a sbatterla, no? Jud, mi ritieni uno scemo normale o fuoriserie? Andrei a letto con una sifilitica? E poi l’offrirei a te?
— Ecco…
— C’è una sola cosa di cui ti devi preoccupare — disse Sid. — Hai preso la pillola?
— La pillola?
— La pillola, stupido! La pillola mensile!
— Oh. Sì, Sì, certo.
— È importantissimo, quando vai su per la linea. Non vorrai andare in giro a fecondare le antenate altrui, no? La Pattuglia temporale ti cancellerebbe sul serio, per una cosa del genere. Puoi cavartela, se fraternizzi un po’ con la gente su per la linea: puoi concludere qualche affaruccio, andarci a letto. Ma sta’ attento a non seminare figli. Chiaro?
— Sicuro, Sid.
— Ricordati: anche se mi diverto un pochino, questo non significa che sia disposto a rischiare di cambiare il passato in misura notevole. Per esempio contaminare il flusso genetico facendo figli su per la linea. Tu fa’ altrettanto, ragazzo mio. Non dimenticare le pillole. Adesso prendi Maria e sloggia.
Presi Maria e sloggiai.
In camera mia, lei tornò lucida in fretta. Non sapeva una sola parola delle lingue che conoscevo io. Io non sapevo una sola parola delle lingue che lei capiva.
Comunque, tutto andò alla perfezione.
Sebbene avesse duecentocinquant’anni più di me, non c’era niente di criticabile nella sua prestazione. Certe cose non cambiano molto.
XVII
Dopo che mi fui diplomato Corriere temporale, e poco prima che partissi per la rotta di Bisanzio, Sam diede una festa d’addio in mio onore. Aveva invitato quasi tutti quelli che avevo conosciuto a New Orleans di sotto, e ci stipammo tutti nelle due stanze di Sam. C’erano le ragazze del fiutatolo, e un poeta orale disoccupato che si chiamava Shigemitsu e parlava solo in pentametri giambici, e cinque o sei del Servizio temporale, e una venditrice di aleggiatori, e una ragazza scatenata, con i capelli verdi, che lavorava come separatrice in un centro genetico, e altri. Sam invitò perfino Flora Chambers, ma lei era già partita per il tragitto del sacco di Roma.
Ognuno di noi ricevette un aleggiatore appena arrivò. Così cominciarono a succedere in fretta molte cose. Pochi istanti dopo aver avvertito il ronzio della siringa contro il braccio, mi sentii espandere la coscienza come un pallone: si gonfiò al punto che il mio corpo non poté più contenerla, e irruppe oltre i confini della mia epidermide. Con un pop! mi ritrovai libero e aleggiai. Gli altri stavano vivendo la stessa esperienza. Liberati dalle catene della carne aleggiammo intorno al soffitto in una nebulosità ectoplasmica, godendo l’assurdità della sensazione. Inviai tentacoli nebbiosi ad avvolgersi intorno alle forme fluttuanti di Betsy e Helen, e ci godemmo un sereno accoppiamento triplice di tipo psichedelico. Intanto la musica filtrava da mille punti nella vernice della parete, e lo schermo del soffitto era sintonizzato sul canale dell’astratto per accentuare gli effetti. Fu una cosa deliziosa.
— Ci addolora che tu debba lasciarci — disse teneramente Shigemitsu. — Già la tua assenza crea un dolente vuoto. Il mondo, tuttavia, ti si dischiude…
Continuò così per cinque minuti almeno. La poesia diventò veramente erotica, verso la fine. Mi piacerebbe ricordare quella parte.
Aleggiammo più su, sempre più su. Sam, da perfetto padrone di casa, si prodigava perché nessuno si annoiasse neppure un minuto. Il suo enorme corpo nero luccicava di olio. Una giovane coppia del Servizio temporale aveva portato la propria bara: era incantevole, foderata di seta, con tutti gli impianti sanitari. I due vi entrarono, e lasciarono che noi li osservassimo con gli strumenti telemetrici. Poi la provammo tutti, a due o tre per volta, e alcuni accoppiamenti suscitarono molte risate. La mia compagna era la venditrice di aleggiatori, e proprio nel bel mezzo delle cose ricominciammo da capo.
Le ragazze del fiutatolo ballarono per noi, e tre dei Corrieri temporali (due uomini e una giovane donna dall’aria fragile e dal perizoma d’ermellino) organizzarono un’esibizione di acrobazie biologiche molto affascinanti. Avevano imparato i passi a Cnosso, dove avevano visto i danzatori di Minosse, e avevano semplicemente adattato i movimenti al gusto moderno inserendo accoppiamenti nei momenti opportuni. Durante l’esibizione, Sam distribuì degli sfasatori sensoriali. Li mettemmo, e si verificarono bellissime sinestesie. Per me, quella volta, il tatto diventò l’olfatto: accarezzavo le fresche natiche di Betsy e mi giungeva il fresco profumo primaverile dei lillà; stringevo un cubetto di ghiaccio e sentivo l’odore dell’oceano durante l’alta marea; toccavo la tappezzeria di stoffa costolata e i polmoni mi si riempivano del vertiginoso aroma di una pineta in fiamme. Poi facemmo cambio, e per me l’udito diventò il tatto: Helen mi mugolava agli orecchi suoni appassionati che diventavano muschio morbido; la musica usciva ruggendo dagli altoparlanti in un torrente di panna densa; Shigemitsu cominciò a gemere in versi sciolti e i ritmi scanditi della sua voce mi arrivavano come piramidi di ghiaccio.
Continuammo a fare varie cose con i colori, il gusto e la durata. Tra tutti i piaceri inventati negli ultimi cent’anni, credo che lo scambio sensoriale sia di gran lunga il mio preferito.
Più tardi mi si avvicinò Emily, la ragazza del centro genetico. Era magrissima, come denutrita, con gli zigomi sporgenti, una massa scarmigliata di capelli verdi, e gli occhi verdi più belli e penetranti che abbia mai visto. Sebbene fosse ubriaca di tutto simultaneamente, sembrava calma e controllata; ma era solo un’impressione, come scoprii presto. Stava aleggiando. — Ascolta attentamente quello che dice — mi consigliò Sam. — Sotto l’influsso degli aleggiatori diventa chiaroveggente. Dico sul serio: è proprio vero.
Emily mi si rovesciò tra le braccia. La sorressi, incerto, mentre la sua bocca cercava la mia. Mi mordicchiò leggermente le labbra. Ci sdraiammo con mosse delicate sul tappeto, che sotto il nostro peso emise lievi suoni ronzanti. Emily portava un mantello di strisce di rete di rame, allacciato intorno alla gola. Cercai pazientemente i suoi seni sotto quella cappa. Lei disse, con voce rauca e profetica: — Presto comincerai un lungo viaggio.