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Tu hai… be’, all’incirca ventidue anni…

— … ventiquattro…

— … e hai appena abbandonato una carriera, e non hai ancora fatto un passo verso un’altra, e quando mi sarò stufato di te ti butterò fuori, e cosa succederà quando sarai rimasto senza quattrini?

Non risposi.

Sam proseguì: — Immagino che resterai all’asciutto in sei mesi, Jud. A quel punto potrai diventare segretario di una ricca vedova, scegliendone una adatta sul registro degli inguini spasimanti…

— Beh!

— Oppure potrai arruolarti nella Polizia delle allucinazioni e contribuire alla conservazione della realtà oggettiva…

— Poh!

Oppure potrai ritornare alla Supremissima Corte e sottomettere il tuo candore di giglio al giudice Mattachine…

— Ach!

— Oppure potrai fare quel che avresti dovuto fare fin dal principio, e cioè arruolarti come Corriere temporale. Naturalmente non lo farai, perché sei un perdente nato e i perdenti scelgono infallibilmente l’alternativa meno desiderabile. Giusto?

— Sbagliato, Sam.

— Balle.

— Stai cercando di farmi arrabbiare?

— No, tesoro. — Mi accese uno spinello. — Fra mezz’ora vado in servizio al fiutatolo. Ti dispiacerebbe oliarmi?

— Oliati da solo, antropoide. Non ho intenzione di toccare la tua amabile pelle nera.

— Ah! L’eterosessualità aggressiva rialza la sua orrida testa!

Si spogliò e versò l’olio nella macchina da bagno. Le braccia meccaniche si mossero in cerchi delicati e cominciarono a tirarlo a lucido.

— Sam — dissi, — voglio entrare nel Servizio temporale.

V

SI PREGA DI RISPONDERE A TUTTE LE DOMANDE

Nome: Judson Daniel Elliott III

Luogo di nascita: Nuovissima York

Data di nascita: 11 ottobre 2035

Sesso (M o F): M

Codice anagrafico: 070 = 28 = 3479 = xx5 = 100089891

Titoli di studio baccellierato: Columbia ’55

magistero: Columbia ’56

dottorato: Harvard, Yale, Princeton (non terminato)

dottorato di ricerca:

altri:

Statura: 1,88

Peso: 78

Colore degli occhi: neri

Colore dei capelli: neri

Indice razziale: 8,5 C+

Gruppo sanguigno: BB 132

Matrimoni (elencare i vincoli temporanei e permanenti, in ordine di registrazione, e la durata di ciascuno): nessuno

Figli riconosciuti: nessuno

Motivi per entrare nel Servizio temporale (limite 100 parole): Per migliorare la mia conoscenza della cultura bizantina, che è la mia specializzazione;

ampliare la mia conoscenza delle usanze e del comportamento umani;

approfondire le mie relazioni con altri individui mediante un servizio costruttivo;

mettere la mia attuale istruzione a disposizione di coloro che potessero averne bisogno;

soddisfare certe aspirazioni romantiche comuni ai giovani.

Consanguinei attualmente impiegati presso il Servizio temporale: nessuno

VI

Ben poco dì ciò che precede aveva veramente importanza. Mentre superavo le varie fasi dell’arruolamento dovevo sempre tenermi addosso il modulo della domanda, come un talismano, casomai qualche burocrate del Servizio temporale volesse davvero vederlo; ma l’unica cosa veramente necessaria era il mio codice anagrafico, che forniva a quelli del Servizio pieno accesso a tutto ciò che avevo messo per scritto sulla domanda (tranne i motivi per entrare nel Servizio temporale) e a molte altre cose ancora. Premendo un pulsante, il centro generale dati avrebbe sfornato non solo la mia statura, il peso, la data di nascita, il colore dei capelli, il colore degli occhi, l’indice razziale, il gruppo sanguigno e i titoli di studio, ma anche un elenco completo di tutte le malattie di cui avevo sofferto, le vaccinazioni, i checkup medici e psicologici, il conteggio degli spermatozoi, la temperatura corporea media nelle varie stagioni, le dimensioni di tutti gli organi del corpo (compreso il pene sia flaccido che eretto), tutte le località di residenza, la mia parentela fino al quinto grado e alla quarta generazione, l’attuale conto in banca, il profilo del mio comportamento finanziario, la situazione fiscale, l’adempimento dei doveri elettorali, gli arresti (se ce n’erano), la preferenza in fatto di animali domestici, il numero di scarpa, eccetera. La riservatezza è passata di moda, mi dicono.

Mentre io riempivo il modulo, Sam attendeva in sala d’aspetto molestando l’impiegata. Quando ebbi finito di scrivere si alzò e mi condusse giù per una rampa a spirale, nelle profondità del palazzo del Servizio. Tozzi robot dalla testa a martello, carichi di attrezzature e documenti, rotolavano accanto a noi sulla rampa. Una porta si aprì e ne uscì una segretaria: mentre ci passava davanti, Sam le diede un robusto pizzicotto sui capezzoli e quella scappò via strillando. Fece anche lo sgambetto a uno dei robot. Lo chiamano gusto di vivere. — Lasciate ogni speranza, voi che entrate — disse Sam. — Recito bene la mia parte, vero?

— Che parte? Satana?

— Virgilio — disse lui. — La tua buona guida nera nell’oltretomba. Gira a sinistra.

Entrammo in un pozzo di caduta e scendemmo per parecchio tempo.

Uscimmo in un grande stanzone fumante alto almeno cinquanta metri e attraversato da un oscillante ponte di corda, molto al di sopra del pavimento. — E uno nuovo che non ha una guida — domandai, — come può trovare la strada giusta in questo palazzo?

— Con molta difficoltà — rispose Sam.

Il ponte ci portò in un corridoio tirato a specchio, fiancheggiato da porte sgargianti.

Su una c’era scritto SAMUEL HERSHKOWITZ in lettere psichedeliche, vera roba d’antiquariato. Sam infilò il volto nella nicchia dell’analizzatore e la porta si aprì immediatamente. Ci affacciammo in una stanza lunga e stretta, arredata in modo arcaico con divani di plastica pneumatici, una scrivania a gambe sottili, e perfino (santo cielo!) una macchina per scrivere. Samuel Hershkowitz era un individuo lungo lungo e magro magro, con la faccia abbronzatissima, i baffi arricciati, le basette, e un metro di mento. Appena vide Sam scavalcò la scrivania, e si abbracciarono furiosamente.

— Fratello d’anima! — gridò Samuel Hershkowitz.

— Landsmann! — urlò Sam il guru.

Si baciarono sulle guance. Si abbracciarono ancora. Si scambiarono manate sulle spalle. Poi si staccarono, e Hershkowitz mi guardò e disse: — Chi è?

— Una nuova recluta. Jud Elliott. Ingenuo, ma andrà bene per il percorso di Bisanzio. Sa il fatto suo.

— Ha la domanda, Elliott? — mi domandò Hershkowitz.

La tirai fuori. Lui l’esaminò brevemente e disse: — Mai sposato, eh? Deviante pervertito?

— Nossignore.

— Un normale frocio?

— Nossignore.

— Paura delle donne?

— Per niente. Solo che non me la sento di assumermi le responsabilità permanenti del matrimonio.

— Ma è eterosessuale?

— Prevalentemente — risposi, chiedendomi se non avevo commesso un errore.