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— L’avete trovato? — dissi io, sfinito dal sollievo. — Dove? Quando? Come?

— Proprio qui, nel 1105 — rispose Sam. — Questa mattina. io e Melamed eravamo al mercato a controllare, e mostravamo il ritratto, e un venditore di piedini di maiale l’ha riconosciuto. Sauerabend vive a Costantinopoli da cinque o sei anni, e ha una taverna giù vicino al mare. Si fa chiamare Hiraklis Photis…

— No! — urlai. — No, bastardo di un negro, no, no, no, no, no! Non è vero.

E mi avventai su di lui, accecato dal furore.

E lo presi a pugni nel ventre, lo mandai ad arretrare barcollando verso la parete.

E Sam mi guardò in modo strano, e riprese fiato, e venne verso di me, mi sollevò di peso e mi lasciò cadere. E mi sollevò di peso e mi lasciò cadere. E mi sollevò di peso una terza volta, ma Metaxas lo costrinse a lasciarmi.

Sam mormorò garbatamente: — È vero che sono un bastardo negro, ma era proprio necessario gridarlo così?

Metaxas disse: — Qualcuno gli porti un po’ di vino. Credo che stia perdendo la testa.

Non so come, riacquistai un po’ di padronanza. — Sam, non volevo insultarti, ma assolutamente non può essere che Conrad Sauerabend viva qui sotto il nome di Hiraklis Photis.

— Perché?

— Perché… perché…

— L’ho visto io — disse Sam. — Sono andato a bere nella sua taverna, non più di cinque ore fa. È grosso e grasso e ha la faccia rubizza, e una grande opinione di sé. E ha una moglie bizantina tutta pepe, sui sedici-diciassette anni, che serve a tavola nella taverna e dimena le tette sotto il naso dei clienti, e scommetto che si vende nelle stanze di sopra…

— Sta bene — dissi con la voce di un morto. — Hai vinto tu. La moglie si chiama Pulcheria.

Metaxas si lasciò sfuggire un grido strozzato. Sam disse: — Non le ho chiesto il nome.

— Ha diciassette anni e viene dalla famiglia Botaniates — proseguii, — che è una delle famiglie bizantine più importanti; e solo Budda sa cosa ci fa, sposata a Hiraklis Photis Conrad Sauerabend. E il passato è cambiato, Sam, perché fino a poche settimane fa, sulla mia base in tempo attuale, lei era la moglie di Leone Dücas e viveva in un palazzo vicino alla reggia, e si dà il caso che io abbia avuto una relazione con lei, e si dà anche il caso che prima del cambiamento del passato lei e Leone Dücas fossero i miei bis-bis-multi-bisnonni, e a quanto sembra si è verificata una coincidenza schifosa che non capisco per niente, solo che probabilmente adesso io sono una non-persona e Pulcheria Dücas non esiste. E adesso, se non ti dispiace, vado a cercare un cantuccio tranquillo per tagliarmi la gola.

— Tutto questo non succede mica — disse Sam. — È soltanto un brutto sogno.

LVII

Ma naturalmente non lo era. Era reale come ogni altro evento in questo cosmo fluido e mutevole.

Bevemmo parecchio vino, tutti e tre, e Sam mi fornì altri particolari. Aveva chiesto ai vicini notizie di Sauerabend-Photis, e aveva saputo che era arrivato misteriosamente da qualche altra regione, all’incirca nel 1099. Gli avventori abituali della sua taverna lo detestavano, ma frequentavano il suo locale per godersi la vista della bella moglie. E tutti, più o meno, sospettavano che lui esercitasse qualche attività illegale.

— Lui si è scusato — proseguì Sam, — e ci ha detto che doveva andare a Galata a fare spese. Ma Kolettis l’ha seguito e ha scoperto che non era vero. È entrato in una specie di magazzino, sulla sponda di Galata, ed è scomparso. Kolettis è entrato e non è riuscito a scovarlo da nessuna parte. Dev’essersi smistato nel tempo, ha pensato Kolettis. Poi Photis è ricomparso, circa mezz’ora dopo, e ha preso il traghetto per tornare a Costantinopoli.

— Cronoreato — disse Metaxas. — Si dà al contrabbando.

— È quello che penso anch’io — replicò Sam. — Usa l’inizio del secolo dodicesimo come base operativa, sotto l’identità di Photis, e porta manufatti o monete d’oro o roba del genere giù per la linea, al tempo attuale.

— Ma in che modo si è messo con quella ragazza? — domandò Metaxas.

Sam scrollò le spalle. — Questo non è ancora chiaro. Ma adesso che l’abbiamo stanato possiamo risalire su per la linea fino a quando troviamo il momento del suo arrivo. E vedere esattamente cos’ha combinato.

Mi lasciai sfuggire un gemito. — E come riusciremo a ripristinare la giusta sequenza degli eventi?

Metaxas disse: — Dobbiamo individuare il momento preciso in cui ha fatto il balzo abbandonando la comitiva. Poi ci piazziamo là, lo catturiamo appena si materializza, gli portiamo via il timer manomesso, e lo riconduciamo al 1204. Questo lo districherà dal flusso del tempo proprio nel momento in cui è arrivato, e lo riporterà nella sua comitiva.

— A sentir te, sembra tutto semplice — osservai. — Ma non è così. E tutti i cambiamenti che sono stati apportati al passato? I suoi cinque anni di matrimonio con Pulcheria Botaniates…

— Non-eventi — disse Sam. — Appena trasciniamo Sauerabend dal 1099 (o quel che è) al 1204, il suo matrimonio con questa Pulcheria è automaticamente cancellato, giusto? Il flusso del tempo riprende la forma originale, e lei sposa quello che deve sposare…

— Leone Dücas — precisai. — Il mio antenato.

— Leone Dücas, sì. E per tutti, a Bisanzio, l’intero episodio di Hiraklis Photis non sarà mai accaduto. I soli a saperlo saremo noi, perché siamo soggetti al paradosso del transito.

— E i manufatti che Sauerabend contrabbanda nel tempo attuale? — domandai.

Sam rispose: — Non ci saranno. Non saranno mai stati contrabbandati. E i suoi ricettatori di laggiù non ricorderanno neppure di averli mai ricevuti. Il tessuto del tempo si sarà ricostituito, e la Pattuglia non ne saprà niente, e…

— Hai trascurato un piccolo particolare — dissi.

— E cioè?

— Durante questo parapiglia, ho generato un altro Jud Elliot. Lui dove andrà?

— Cristo! — esclamò Sam. — L’avevo dimenticato!

LVIII

Ormai ero da parecchio in giro per il 1105, e pensai che fosse tempo di ritornare al 1204 e far sapere al mio alter ego quello che succedeva. Perciò mi smistai giù per la linea e andai alla locanda alle tre e un quarto della stessa lunga notte del 1204 in cui era scomparso Conrad Sauerabend. Il mio altro me stesso era stravaccato sul letto con aria lugubre e fissava le pesanti travi del soffitto.

— Allora? — domandò. — Come va?

— Un disastro. Vieni nel corridoio.

— Cos’è successo?

— Fatti coraggio — dissi. — Abbiamo stanato finalmente Sauerabend. Si è smistato nel 1099 e ha assunto l’identità di un taverniere. Un anno dopo ha sposato Pulcheria.

Vidi il mio altro me stesso crollare.

— Il passato è cambiato — continuai. — Leone Dücas ha sposato un’altra, Euprepia non so cosa, e ha avuto da lei due figli e mezzo. Pulcheria fa la serva nella taverna di Sauerabend, l’ho vista io. Non sapeva chi ero, ma si è offerta di farsi scopare da me per due bisanti. Sauerabend contrabbanda merci giù per la linea e…

— Non dirmi altro — fece lui. — Non voglio sentire altro.

— Non ti ho ancora detto la parte bella.

— C’è una parte bella?

— La parte bella è che noi faremo disaccadere tutto quanto. Sam e Metaxas e tu ripescherete Sauerabend, dal 1105 fino a momento del suo arrivo nel 1099, e lo disarriverete, e lo smisterete di nuovo qui, questa sera. E così cancelleremo l’intero episodio.

— E noi che fine faremo? — domandò il mio alter ego.

— Ne abbiamo discusso, più o meno — dissi in tono vago. — Non siamo molto sicuri. A quanto pare, siamo protetti entrambi dal paradosso del transito, e continueremo a esistere anche se riporteremo Sauerabend nel suo flusso di tempo.