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Si chinò per abbracciarmi, per raccogliermi nelle sue braccia… e premette le labbra contro il mio collo, delicatamente, teneramente come potrebbe fare un amante.

Io gemetti: cercai di lottare, ma la mia ferita mortale mi rendeva incapace anche soltanto di voltare la testa. Pregai (non con le parole, dato che ero troppo debole per supplicare con nient’altro che il cuore) che la morte mi prendesse per prima, poiché anche quando Vlad indugiava sul mio collo, la vista mi mancò e tutto divenne un nero divorante. Sentii la gioia, la vittoria nella morte, sapendo che i cavalli erano fuggiti, portando Mary con loro. Dio aveva udito la mia supplica; mio figlio e mia moglie erano salvi.

Nel mezzo dell’oscurità ci fu un dolore lieve, un pizzico, meno intenso del dolore dal fuoco che mi aveva riempito ma vivo, acuto e definito, come la luce della luna sull’acqua. Provai un impeto di angoscia, ma quell’ondata di emozione, prima di passare, divenne dolcemente sensuale. Il mio gemito di sgomento divenne di piacere, il dolore nel petto si attenuò, dimenticato, e io cedetti all’inebriante sensazione del mio sangue vitale che fluiva per incontrare il suo.

Sentii la sua profonda gratificazione e sentii i miei pensieri che veleggiavano verso di lui su quel flusso cremisi.

Il ricordo di Kohl, ogni dettaglio del suo ampio e florido viso, il suo naso rotondo, la scarsezza dei capelli biondo chiaro, lo scintillare degli occhi celesti dietro gli occhiali.

Le lacrime di Mary e le mie, mentre Kohl giurava con solennità che, se non fossimo sopravvissuti, avrebbe allevato nostro figlio come fosse il suo.

Questi ricordi svanirono, ed io non conobbi altro che il mio stesso piacere. Con un ultimo guizzo di forza, sollevai il braccio e afferrai la nuca di V., premendolo più forte contro la mia carne.

E poi il mio braccio cadde e l’oscurità scese completamente. Fu l’istante di estasi più profonda che io abbia mai conosciuto. Anche ora non posso scrivere della mia morte, non posso ricordarla, senza un brivido di piacere, senza il desiderio di ritornare ancora una volta in quel momento infinito.

Quando mi svegliai era buio, sebbene potessi vedere come fosse giorno. Ero solo, nella tomba di famiglia, nella bara aperta da cui si era alzata mia sorella.

Andai al castello, scoprendo che non avevo bisogno di viaggiare a piedi ma che potevo gettare la mia essenza nell’aria e muovermi come il vento.

V. e Zsuzsa erano partiti. Senza dubbio quel vigliacco sapeva che ora sono forte come lui e che lo distruggerò con gioia. Della mia cara Mary, non riesco a trovare alcuna traccia.

Ora vado in cerca di un mortale che mi libererà con il palo e con il coltello e metterà fine al Patto. Se solo potessi morire innocente, senza assaggiare il sangue umano, senza prendere una vita…

Ma la fame! La fame…! Non appena mi sono rialzato, ho pensato che sarei impazzito. Sono andato nella foresta e ho cercato un lupo, poi ho succhiato al suo collo come un neonato.

Non aveva un buon sapore, ma mi ha calmato un po’, permettendomi di scrivere la fine — e lo strano nuovo inizio — della mia vita. Ma non è sufficiente! Non è sufficiente…

Dio, nel Quale non avevo fede, aiutami! Non credo in Te… non ci credevo, ma se devo accettare il Male infinito che sono diventato, allora prego che esista anche l’infinito Bene e che abbia misericordia di ciò che rimane della mia anima.

Io sono il lupo. Io sono Dracul. Il sangue degli innocenti macchia le mie mani ed ora io attendo di ucciderlo…

Ho ucciso un uomo. Sono andato in cerca della mia distruzione ma la fame ha avuto il sopravvento ed ho bevuto… bevuto e l’ho trovato il nettare più divino.

Sono corrotto. Ho assaggiato il sangue e lo farò ancora, con gusto. Ora non oso più cercare la mia fine, poiché la mia anima macchiata renderebbe valido il Patto e comprerebbe a V. una continua immortalità.

V. saprà di questo e cercherà di distruggermi.

E mio figlio! Perseguiterà mio figlio…

Io posso essere uno strigoi, uno che appartiene al Demonio, ma giuro che il crimine d’amore di Mary non sarà vano. Farò anche in modo che questo grande Male si trasformi in Bene, per amore. Io posseggo i poteri del Vampiro e li userò tutti per distruggere V. Ha creato un nemico potente quanto lui.

E non avrò pace finché non troverò la mia cara Mary e mio figlio e li proteggerò dagli inganni di V. Mio figlio, che io prego non sappia mai cosa ne fu di suo padre.

Vai veloce, piccolo Stefan. Possa il tuo cuore restare puro e possa tu trovare conforto nell’amore di estranei e in un nome che non ti appartiene…

RINGRAZIAMENTI

Sono enormemente debitrice:

Al mio editore e alter ego, Jeanne Cavelos, per la sua santa pazienza, il suo costante incoraggiamento e la sua incrollabile fede che questo manoscritto, da lungo tempo promesso, si sarebbe un giorno materializzato sulla sua scrivania;

al mio agente, Russ Galeen, per la esemplare professionalità e il suo suggerimento di provare la mia mano con il fantastico storico;

a mia cugina, Laeta Kalogridis, la cui laboriosa cura del manoscritto ha dato a questo libro una forma più incisiva;

alla mia cara amica, Kathleen O’Malley, i cui commenti hanno avuto una profonda influenza sul modo in cui la storia è stata raccontata;

a Toby e Ilona Scott, che spontaneamente hanno offerto la loro esperienza su tutto ciò che è rumeno;

più di tutti, ai due uomini il cui costante amore rende ogni sforzo meritevole di essere fatto: mio padre, Irwin, e il mio caro marito, George.

FINE