Adesso, tutto il cibo di Landin era strettamente razionato. La gente mangiava in comune, in uno dei grandi edifici che circondavano la piazza, oppure, se voleva, si portava a casa le razioni. Le donne che erano andate a prendere gli animali erano in ritardo. Dopo una cena frettolosa nello strano edificio chiamato Tiatro, Rolery si recò con Seiko Esmit in casa della donna Alla Pasfal. Avrebbe preferito recarsi nella casa vuota di Agat e restarci sola, ma faceva tutto ciò che le veniva chiesto di fare. Non era più una ragazza e non era più libera. Era la moglie di un Alterra, e una prigioniera sopportata. Per la prima volta della sua vita, ella obbediva.
Nel focolare non ardeva alcuna fiamma, e tuttavia l'alta stanza era tiepida; lampade prive di lucignolo bruciavano entro gabbie di vetro sul muro. In quest'unica casa, grande come un'intera Casa Familiare di Tevar, una sola vecchia donna abitava in solitudine. Come potevano sopportare l'isolamento? E come potevano tenere entro le pareti il calore e la luce dell'estate? Ed essi vivevano per tutto l'anno in quelle case, per l'intera durata della loro vita, senza mai muoversi, senza abitare in tende sulle montagne, o nelle ampie Terre Estive, e spostarsi… Rolery sollevò la testa assonnata e lanciò un'occhiata all'indirizzo della vecchia, Pasfal, per vedere se si fosse accorta della sua sonnolenza. Se n'era accorta. Quella vecchia vedeva tutto; e odiava Rolery.
E così la odiavano tutti gli Alterra, quegli Anziani dei Nati Lontano. La odiavano perché amavano Jakob Agat di un amore geloso; perché l'aveva sposata; perché era umana ed essi no.
Uno di loro stava dicendo qualcosa su Tevar, una cosa molto strana ch'ella non poté credere. Ella abbassò gli occhi, ma sulla sua faccia doveva essere comparso il terrore, poiché uno degli uomini, Dermat Alterra, smise di ascoltare gli altri e disse: — Rolery, non sapevi che Tevar è perduta?
— Ti ascolto — ella bisbigliò.
— I nostri uomini hanno attaccato i Gaal per tutta la giornata, da ovest — spiegò il Nato Lontano. — Quando i guerrieri Gaal hanno attaccato Tevar, noi abbiamo attaccato le loro salmerie e gli accampamenti che le loro donne stavano preparando, ad est della foresta. Questo ha distolto una parte dei loro uomini, e alcuni dei tevarani sono riusciti a uscire… Ma sia loro che i nostri si sono dovuti disperdere. Alcuni sono venuti qui; ma non sappiamo con sicurezza che cosa facciano gli altri, a parte il fatto che è una notte fredda e che sono all'addiaccio sulle montagne.
Rolery rimase in silenzio. Era molto stanca, e non capiva. La Città Invernale era stata conquistata, distrutta. Poteva essere vero? Ella aveva lasciato la sua gente. Ora la sua gente era morta, o era priva di casa sulle montagne in una notte invernale. Ella era rimasta sola. Gli stranieri continuavano a parlare interminabilmente, con le loro voci aspre. Per qualche tempo Rolery ebbe l'illusione — e fu consapevole che si trattava di un'illusione — di avere una sottile pellicola di sangue sulle mani e sui polsi. Si sentiva male, ma non aveva più sonno; di quando in quando si accorgeva di rasentare i confini, il primo stadio, dell'Assenza per qualche attimo. I chiari e freddi occhi della vecchia, Pasfal, la strega, la fissavano. Ella non riusciva a muoversi. Non c'era alcun posto dove andare. Tutti erano morti.
Poi ci fu un cambiamento. Era come una minuscola luce, lontano, nel buio. Ella disse a voce alta, ma in tono così basso che soltanto coloro che le stavano più vicino la poterono udire: — Agat sta arrivando.
— Ti ha parlato mentalmente? — chiese brusca Alla Pasfal.
Rolery fissò per un istante un punto a mezz'aria, accanto alla vecchia che la impauriva; non la voleva vedere. — Sta venendo qui — ripeté.
— Probabilmente non sta trasmettendo, Alla — disse l'uomo chiamato Dipilota. — Sono in rapporto continuo, entro certi limiti.
— Sciocchezze, Huru.
— Perché? Agat ci ha riferito di avere trasmesso con forte intensità, in direzione di lei, sulla spiaggia, e di essere riuscito a passare; la ragazza dev'essere una Naturale. E ciò ha instaurato un rapporto. È già successo altre volte.
— Tra coppie umane, certo — disse la vecchia. — Un bambino privo di addestramento non può trasmettere o ricevere un messaggio paraverbale, Huru; un Naturale è la cosa più rara del mondo. E questa è un'eis, non un'umana.
Intanto Rolery si era alzata in piedi, era uscita dal cerchio e si era recata alla porta. L'apri. All'esterno c'erano la vuota oscurità e il freddo. Guardò lungo la strada, e dopo un istante poté distinguere un uomo che veniva nella sua direzione con passo stanco. L'uomo raggiunse la macchia di luce giallognola che proveniva dalla porta aperta, e alzando le mani per stringere le sue, ansimando, disse il suo nome. Sorridendo, rivelò l'assenza di tre incisivi; c'era una benda annerita che gli circondava la testa, sotto il cappuccio di pelliccia; aveva la pelle grigia per la stanchezza e il dolore. Era rimasto sulle montagne fin da quando i Gaal erano entrati nel Territorio di Askatevar, tre giorni e due notti prima. — Dammi un po' d'acqua da bere — disse piano a Rolery, e poi si presentò nella luce, mentre tutti gli altri si radunavano intorno a lui.
Rolery trovò la cucina, e in essa la canna di metallo con un fiore in cima: bastava girare il fiore per far uscire acqua dalla canna. Anche la casa di Agat aveva un simile arnese. Non vide da nessuna parte tazze o recipienti, cosicché raccolse l'acqua nel cavo dell'orlo della sua tunica di cuoio, e in tal modo la portò al marito nell'altra stanza. Egli si chinò gravemente a bere dalla sua tunica. Gli altri fissarono la scena ad occhi spalancati, e Pasfal disse in tono tagliente: — Ci sono delle tazze nel mobiletto. — Ma ormai non era più una strega. La sua malignità cadde al suolo come una freccia priva di forza. Rolery si inginocchiò accanto ad Agat e udì la sua voce.
CAPITOLO NONO
I guerriglieri
L'aria si era di nuovo riscaldata, dopo la prima neve. C'erano il sole, un poco di pioggia, il vento da nordovest, una leggera gelata nel corso della notte: un po' come era stato per l'intera ultima fase lunare d'autunno. L'Inverno non era poi così diverso da ciò che l'aveva preceduto; era quasi difficile credere ai documenti degli Anni precedenti, che parlavano di nevicate alte tre metri, di intere fasi lunari in cui il ghiaccio non si scioglieva. Forse questo sarebbe venuto in seguito. Il problema era adesso rappresentato dai Gaal…
Prestando poca attenzione ai guerriglieri di Agat, sebbene questi avessero inflitto alcune brutte ferite ai fianchi del loro esercito, gli uomini del nord si erano riversati a passo veloce nel Territorio dell'Askatevar, si erano accampati ad est della foresta, ed ora, il terzo giorno, assalivano la Città Invernale. Ma non la distruggevano; ovviamente cercavano di salvare dal fuoco i granai e le mandrie, e forse le donne. Uccidevano soltanto gli uomini. Forse, com'era già stato riferito, avrebbero cercato di trasformarla in una loro guarnigione, lasciandovi una parte dei loro uomini. All'arrivo della Primavera, i Gaal che fossero ritornati dal sud avrebbero potuto marciare da una città all'altra di un loro Impero.