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— Comunque, manda alcuni uomini perché stiano con le donne — disse Agat, — persone salde e capaci, che possano impedire alle donne di farsi prendere dal panico. Io devo salire alla Porta di Terra, Anziano. Vuoi venire?

Agat, agile e svelto, si allontanò. Appoggiandosi a una lancia dei Nati Lontano, di metallo chiaro, Wold cominciò lentamente a salire per quelle strade e quegli scalini. Ma quando fu giunto a metà percorso dovette fermarsi per prendere fiato, e allora comprese che avrebbe fatto meglio a inviare le giovani madri e i loro mocciosi all'isola, come Agat gli aveva chiesto. Si voltò e cominciò a scendere. Quando vide come i suoi piedi tremassero sulle pietre, capì che avrebbe fatto meglio ad obbedire ad Agat e a recarsi con le donne all'isola nera, perché lì sarebbe stato unicamente d'impaccio.

Le strade chiare erano vuote, ad eccezione di qualche occasionale Nato Lontano che si affrettava verso qualche compito che lo attendeva. Erano tutti pronti o si preparavano ad esserlo, ai posti loro assegnati. Se gli uomini dei clan di Tevar fossero stati pronti, se si fossero diretti a nord per incontrare i Gaal, se avessero guardato avanti, verso un tempo che stava per giungere, così come Agat poteva fare… Niente di strano che la gente chiamasse stregoni i Nati Lontano. Però, era colpa di Agat se non avevano marciato contro i Gaal. Egli aveva permesso che una donna si inframmettesse fra gli alleati. Se egli, Wold, avesse saputo che la ragazza aveva parlato ancora ad Agat, l'avrebbe fatta uccidere dietro le tende, e avrebbe fatto gettare in mare il suo corpo; e Tevar forse sarebbe stata ancora intatta… La ragazza uscì dalla porta di un'alta casa di pietra, e, nel vedere Wold, rimase immobile.

Egli notò che sebbene si fosse legata i capelli sulla nuca, come facevano le donne sposate, indossava ancora una tunica di cuoio e calzoni con il fiordigiorno a tre petali, lo stemma del suo Clan.

Non si fissarono negli occhi.

La ragazza non parlò. Wold infine disse (poiché il passato era passato ed egli aveva chiamato Agat «figlio»): — Vai all'isola nera o resti qui, consanguinea?

— Resto qui. Anziano.

— Agat mi manda all'isola nera — egli disse, in tono un po' vago, spostando da un piede all'altro il peso rigido del proprio corpo, fermo laggiù alla fredda luce del sole, vestito di pellicce sporche di sangue, appoggiato alla lancia.

— Penso che Agat tema che le donne non vogliano andarci, se non ci sarai tu a guidarle, oppure Umaksuman. E Umaksuman guida i guerrieri che sorvegliano le mura a nord.

Ella aveva perso tutta la sua leggerezza, la sua insolenza simpatica ma priva di scopo; era sollecita e gentile. D'improvviso gli ritornò in mente l'immagine di quando era bambina: l'unica bambina di tutte le Terre Estive, la figlia di Shakatany, la nata d'estate. — Così, tu sei la moglie dell'Alterra? — chiese, e questa idea, sommandosi al ricordo di lei come bambina scatenata e allegra, lo confuse di nuovo, cosicché non ascoltò ciò che lei gli rispose.

— Perché tutti noi che siamo nella città non andiamo all'isola, visto che non può essere conquistata?

— Non c'è abbastanza acqua, Anziano. I Gaal si stabilirebbero in questa città, e noi moriremmo sulla roccia.

Egli poteva vedere, al di là del tetto del Palazzo della Lega, uno scorcio del viadotto. La marea era alta; le onde scintillavano dietro le spalle nere dell'isola fortificata.

— Una casa costruita sull'acqua del mare non è una casa adatta agli uomini — egli disse, pesantemente. — È troppo vicina al paese sotto il mare… Ascolta, ora, c'è una cosa che volevo dire ad Arilia… no, ad Agat. Aspetta. Che cos'è, l'ho dimenticato. Non posso più ascoltare la mia testa… — Cercò di riflettere, ma non ne venne nulla. — Be', non importa. I pensieri dei vecchi sono come la polvere. Addio, figlia.

Se ne andò via, trascinando i piedi, zoppicante e massiccio; attraversò la piazza e giunse al Tiatro, dove ordinò alle giovani madri di prendere i figli e di seguirlo. Quindi guidò la sua ultima spedizione: un gregge di donne impaurite e di bambini piangenti, che seguivano lui e tre uomini più giovani, da lui scelti perché lo accompagnassero sull'ampio viadotto aereo da capogiro, fino alla casa nera e terribile.

Laggiù faceva freddo, e c'era silenzio. Sotto le alte volte delle stanze non c'era alcun suono, tranne quello del mare che succhiava e sbaciucchiava le rocce sottostanti. La sua gente si raccolse tutta in un'unica grande stanza. Si augurò che la vecchia Kerly potesse essere con lui: gli sarebbe stata d'aiuto, ma giaceva morta a Tevar o nella foresta. Infine un paio di donne coraggiose riuscirono a smuovere le altre; trovarono del grano per fare il bhan, dell'acqua per bollirlo, del legno per riscaldare l'acqua. Quando giunsero le donne e i bambini dei Nati Lontano con la loro guardia di dieci uomini, i tevarani poterono offrire loro del cibo caldo. Adesso c'erano cinquecento o seicento persone nel forte, e lo riempivano quasi tutto, cosicché esso echeggiava di voci e c'erano ragazzini tra i piedi dappertutto, quasi come nella parte femminile di una Casa Familiare, nella Città Invernale. Ma dalle strette finestre, al di là della roccia trasparente che teneva lontano il vento, se si guardava in basso, molto in basso, si vedeva l'acqua che si infrangeva sulle rocce, le onde che spumeggiavano nel vento.

Il vento cambiava direzione, e la polvere vagante nella parte settentrionale del cielo era divenuta una foschia, cosicché c'era una sorta di grande cerchio pallido, sospeso intorno al piccolo sole pallido: il cerchio della neve. Era questa la cosa ch'egli avrebbe voluto dire ad Agat. Stava per nevicare. Non una spruzzatina di sale, come la volta precedente, ma neve, neve invernale. La tormenta… La parola che da tanto tempo non pronunciava e non udiva gli fece provare un sentimento strano. Per morire, dunque, egli doveva ritornare al paesaggio vuoto e immutabile della sua fanciullezza, doveva rientrare nel bianco mondo delle tempeste.

Era fermo alla finestra, ma non vedeva le acque che rumoreggiavano sotto di lui. Ricordava l'Inverno. I Gaal avrebbero guadagnato molto, davvero, dall'avere espugnato Tevar, e la stessa Landin! Oggi e domani avrebbero potuto banchettare con gli hann e il grano. Ma fin dove sarebbero potuti arrivare, una volta che la neve fosse cominciata a cadere? La vera neve, la tormenta che spianava le foreste e riempiva le valli; e i venti che le tenevano dietro, con il loro freddo pungente. Come sarebbero scappati, una volta che quel nemico si fosse lanciato contro di loro, lungo le strade! Erano rimasti al nord troppo a lungo. Wold si mise improvvisamente a ridere forte, e si allontanò dalla finestra che s'andava oscurando. Egli era vissuto più della sua condizione di capo, più dei suoi figli, più della propria utilità, e doveva morire laggiù, su una roccia in mezzo al mare; ma aveva grandi alleati, e grandi guerrieri lo servivano… più grandi di Agat o di qualsiasi uomo. Tempesta e Inverno combattevano per lui, ed egli sarebbe sopravvissuto ai suoi nemici.

Camminò ponderosamente fino al focolare, aprì il sacchettino del gesin, ne depose un minuscolo frammento sui carboni e aspirò profondamente, tre volte. Dopodiché ruggì: — Allora, donne! È pronta quella brodaglia? — Mansuetamente lo servirono; a cuor contento mangiò.

CAPITOLO UNDICESIMO

L'assedio della città

Per tutto il primo giorno dell'assedio, Rolery aveva lavorato con coloro che rifornivano di lance gli uomini sulle mura e sui tetti: lunghi pezzi di canna di holn, rozzi e privi di rifinitura, che pesavano circa un chilogrammo e che avevano una delle estremità tagliata in modo da formare una lunga punta. Se ben diretta, una di quelle lance poteva uccidere, e anche scagliata da mani inesperte, una pioggia di quelle era un efficace deterrente contro un gruppo di Gaal che cercasse di sollevare una scala contro le mura ricurve che davano verso l'entroterra. Ella aveva portato fasci di quelle lance, su per scale interminabili, le aveva passate al successivo anello di una catena di portatrici, era corsa con esse lungo le strade spazzate dal vento, e le mani le facevano ancora male a causa delle schegge sottili come capelli, pungenti come aghi. Ma ora, fin dall'alba, continuava a trasportare rocce per le katapul, gli arnesi che scagliavano pietre, come grandi fionde, e che erano rizzati all'interno della Porta di Terra. Quando i Gaal si affollavano intorno alla Porta per usare i loro arieti, le grandi pietre che fischiavano e si schiantavano in mezzo a loro li facevano ogni volta fuggire. Ma per rifornire le katapul occorreva una spaventosa quantità di pietre. I ragazzi lavoravano a disselciare le strade vicine, e una squadra di donne portava le pietre, otto o dieci per volta, fino agli uomini che manovravano le katapul, servendosi di una piccola scatola dagli appoggi rotondi. Otto donne tiravano insieme, legate a lunghe corde. La pesante scatola, con il suo peso morto di pietra, pareva inamovibile, finché ad un certo punto, quando tutte le donne tiravano insieme, gli appoggi rotondi cominciavano improvvisamente a girare, ed esse, con l'arnese che sferragliava e sobbalzava dietro di loro, lo portavano in salita fino alla porta, il tutto in un solo sforzo stremante, lo svuotavano, poi rimanevano per un minuto a riprendere il fiato, scostandosi i capelli dagli occhi, e riportavano indietro il carrello sobbalzante, vuoto, per un nuovo giro. L'avevano continuato a fare per tutta la mattina. Le pietre e le corde avevano fatto venire le vesciche sulle mani di Rolery, nonostante la loro robustezza. Ella aveva strappato dalla sua camicia di pelle sottile alcuni riquadri e se li era legati sulle palme con dei lacci da sandali; la cosa era risultata utile, e altre donne l'avevano imitata.