— No — egli disse, rialzandosi. — No, noi restiamo sempre qui. Vieni via, moglie.
Nonostante la luce chiarissima che proveniva dal sole, dal cielo e dalla neve, l'aria all'esterno era talmente fredda che il respirare dava le fitte. Stavano attraversando frettolosamente la Piazza per raggiungere i portici del Palazzo della Lega, quando un rumore alle loro spalle li fece voltare: Agat aveva in pugno la pistola a dardi, entrambi erano pronti a chinarsi e a scappare via di corsa. Una strana figura urlante parve volare al di sopra delle barricate e si schiantò a capofitto all'interno della zona difesa, a meno di sei metri da loro: un Gaal, con due lance piantate nelle costole. Le guardie sulle barricate guardavano sorprese e gridavano, gli arcieri si affrettavano a caricare la balestra, alzando lo sguardo verso un uomo che urlava qualcosa verso di loro, da dietro una finestra chiusa, sulla facciata est dell'edificio sovrastante. Il Gaal morto giaceva a faccia in giù nella neve calpestata e sporca di sangue, entro l'ombra azzurrina della barricata.
Una delle guardie giunse di corsa da Agat, urlando: — Alterra, dev'essere il segnale dell'attacco… — Un altro uomo, uscendo di corsa dalla porta del College, lo interruppe: — No, l'ho visto, lo stava rincorrendo, ecco perché gridava così…
— Che cosa hai visto? Ha attaccato in quel modo, tutto da solo?
— Scappava via… cercava di salvarsi la vita! Non l'avete visto, voi sulla barricata? Non mi stupisco che urlasse tanto. Bianco, corre come un uomo, ha un collo grosso come… Dio, grosso così, Alterra! Ha girato l'angolo dietro di lui, e poi è tornato indietro.
— Un diavolo della neve — disse Agat, e si rivolse a Rolery per avere la conferma. Ella aveva udito i racconti di Wold, e annui. — Bianco, e alto, e la testa che si muove da una parte all'altra… — Imitò la goffa imitazione di Wold, e l'uomo che aveva visto la bestia dalla finestra gridò: — Proprio così. — Agat sali sulla barricata per vedere se riusciva a scorgere il mostro. Rolery rimase sotto ad osservare il morto: un uomo talmente spaventato da saltare sulle lance dei nemici, pur di fuggire. Non aveva mai visto un Gaal da vicino, poiché non venivano presi prigionieri, e aveva sempre lavorato nelle cantine con i feriti. Il corpo era basso e sottile, strofinato di sego finché la pelle, più bianca della sua, luccicava come carne grassa; i capelli unti erano intrecciati con penne rosse. Male vestito, con uno straccio di feltro per mantello, il morto giaceva a braccia larghe nella sua morte improvvisa; teneva ancora celato il volto, come se volesse nascondersi alla bianca bestia che gli aveva dato la caccia. La ragazza rimase immobile accanto a lui nella chiara, glaciale ombra della barricata.
— Eccolo! — udì gridare Agat, sopra di lei sulla parete interna, inclinata, del muro costruito con pietre della pavimentazione e con rocce prese dal promontorio. Discese e si fermò accanto a Rolery, con gli occhi fiammeggianti, poi la spinse via, in direzione del Palazzo della Lega. — L'ho visto per un secondo mentre attraversava Via Otake. Correva, e girava la testa verso di noi. Quelle bestie vanno a caccia in branchi?
Ella non lo sapeva; conosceva soltanto la storia di Wold che aveva ucciso da solo un diavolo della neve, fra le leggendarie nevi dell'Inverno precedente. La notizia e l'interrogativo vennero portati nell'affollato refettorio. Umaksuman disse con certezza che spesso i diavoli della neve cacciavano in branchi, ma i Nati Lontano non erano disposti ad accettare la parola di un eis, e dovettero andare a controllare sui loro libri. Il libro da loro portato diceva che i diavoli della neve erano stati visti correre in un branco di dodici o quindici individui, dopo la prima tempesta del Nono Inverno.
— Come può un libro dire? Non emette alcun suono. È come il linguaggio mentale di cui mi hai parlato?
Agat la fissò. Erano seduti a una delle lunghe tavole della Sala delle Assemblee, e bevevano la calda e sottile minestra d'erbe che i Nati Lontano prediligevano; tii, la chiamavano.
— No… be', sì, in un certo senso. Ascolta, Rolery. Tra un minuto io uscirò. Tu ritorna all'ospedale. Non preoccuparti del carattere di Wattock. È vecchio ed è stanco. Conosce molte cose, però. Non attraversare la Piazza se devi recarti in un altro edificio: serviti delle gallerie. Tra gli arcieri Gaal e quelle creature… — Fece una specie di risata. — Che cosa arriverà ancora, mi domando? — disse.
— Jakob Agat, volevo chiederti…
Nel breve periodo da cui si conoscevano, ella non aveva mai imparato bene quanti fossero i pezzi in cui si divideva il suo nome, e quali pezzi dovesse usare.
— Ti ascolto — egli rispose, gravemente.
— Perché non trasmettete ai Gaal il vostro linguaggio della mente? Dite loro di andarsene… di andarsene. Così come hai detto a me, sulle sabbie, di correre all'isola. Come il tuo pastore ha fatto con gli hann…
— Gli uomini non sono hann — egli rispose; ed ella si accorse che Agat era l'unico di tutti loro che parlasse del proprio popolo, e di quello di lei, e dei Gaal come se tutti fossero uomini.
— La vecchia… Pasfal… ascoltava i Gaal, quando il grosso esercito è partito per il sud.
— Sì. La gente dotata e allenata può ascoltare, anche a distanza, senza che la mente dell'altro se ne accorga. È un po' come succede a qualsiasi persona quando si trova in mezzo alla folla: sente la gioia e la paura degli altri; l'ascolto con la mente richiede assai di più, ma anche questo si svolge senza parole. Invece il linguaggio mentale, e ricevere il linguaggio mentale, è una cosa diversa. Una persona non addestrata, se provi a parlarle mentalmente, chiuderà la mente prima ancora di accorgersi di avere ascoltato qualcosa. Specialmente se ciò che ascolta è diverso da ciò che desidera o crede. I Non-Comunicanti hanno quasi sempre delle difese perfette. E in verità l'imparare la comunicazione paraverbale consiste principalmente nell'imparare come abbattere le proprie difese.
— Ma gli animali ascoltano?
— Entro certi limiti. Anche questo viene fatto senza parole. Alcune persone hanno una naturale abilità nel proiettare agli animali. È una cosa utile per raccogliere le bestie e per andare a caccia, d'accordo. Non hai mai sentito dire che i Nati Lontano sono dei cacciatori fortunati?
— Sì, ed è per questo che li chiamano stregoni. Ma allora io sarei come un hann? Io ti ho sentito.
— Sì. E mi hai parlato… una volta, nella mia casa… A volte questo succede tra due persone: non ci sono barriere, non ci sono difese. — Terminò la tazza e alzò gli occhi, meditabondo, verso il disegno di soli e di mondi ingioiellati e orbitanti, sulla lunga parete in fondo alla stanza. — Quando ciò succede — egli disse, — è necessario che si amino. Necessario… Non posso trasmettere la mia paura e il mio odio contro i Gaal. Non mi ascolterebbero. Ma se lo voltassi contro di te, potrei ucciderti. E tu potresti uccidere me, Rolery…
Poi giunsero a chiamarlo nella Piazza, ed egli dovette lasciarla. Rolery discese nei sotterranei per assistere i tevarani dell'ospedale, il lavoro che le era stato assegnato, e anche per assistere il ragazzo Nato Lontano ferito, che stava per morire: un'agonia tristissima, che durò tutta la giornata. Il vecchio conciaossa lasciò che si occupasse del ragazzo. Wattock era amareggiato e incollerito, vedendo che tutta la sua abilità non serviva a nulla. — Noi umani non moriamo delle vostre sporche morti! — gridò una volta. — Il ragazzo dev'essere nato con qualche difetto nel sangue! — Rolery non badò alle sue parole. E neppure il ragazzo, che morì tra atroci sofferenze, stringendole la mano.
Nuovi feriti venivano trasportati nella stanza grande e silenziosa, uno o due alla volta. Solo in questo modo si veniva a sapere che la battaglia doveva essere assai cruenta, lassù sulla neve, alla luce del sole. Umaksuman venne portato giù, privo di sensi a causa di una pietra scagliata da una fionda Gaal. Era disteso a terra, grande di membra e statuario, ed ella lo fissò con orgoglio silenzioso: un guerriero, un fratello. Pensò che fosse presso alla morte, ma dopo qualche minuto egli si rizzò a sedere, scuotendo la testa, e si alzò in piedi. — Dove mi trovo? — domandò, ed ella quasi si mise a ridere, quando gli rispose. La stirpe di Wold era dura da uccidere. Egli le disse che i Gaal stavano attaccando tutte le barricate contemporaneamente: un assalto senza sosta, come il grande assalto alla Porta di Terra, quando tutto il loro esercito aveva cercato di scalare le mura, salendo gli uni sulle spalle degli altri. — Sono guerrieri stupidi — le disse, strofinandosi il gonfiore sopra l'orecchio. — Se si mettessero seduti sui tetti che circondano questa Piazza per una settimana, e ci tirassero frecce, non avremmo abbastanza uomini per difendere le barricate. Ma non sanno fare altro che precipitarsi di corsa tutti insieme, urlando a squarciagola… — Si strofinò nuovamente la testa, disse: — Dove avranno messo la mia lancia? — e ritornò a combattere.