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I morti non venivano portati laggiù, ma lasciati in una baracca aperta della Piazza, in attesa di poterli bruciare. Se Agat fosse stato ucciso, ella non l'avrebbe saputo. Quando arrivavano i portantini con un nuovo ferito, ella alzava lo sguardo con un moto di speranza: se il ferito era Agat, allora non era morto. Ma non si trattava mai di Agat. Ella si chiese se, nel caso che lo uccidessero, egli le avrebbe gridato nella mente prima di morire; e se quel grido l'avrebbe uccisa.

Verso la fine di quel giorno interminabile, la vecchia Alla Pasfal venne portata giù. Insieme con taluni altri vecchi, uomini e donne, dei Nati Lontano, aveva chiesto di venire assegnata al lavoro pericoloso di portare le armi ai difensori delle barricate, la qual cosa significava correre attraverso la Piazza senza potersi riparare dal fuoco del nemico. Una lancia Gaal le aveva trapassato la gola da parte a parte. Wattock poté fare ben poco per lei. Una piccola, scura, vecchia donna, ella giacque morente in mezzo ai giovani uomini. Catturata dal suo sguardo, Rolery si recò da lei, con in mano un catino pieno di vomito e di sangue. Duri, scuri e privi di profondità come una roccia, i vecchi occhi la guardarono; e Rolery le restituì lo sguardo, sebbene si trattasse di una cosa che la sua gente non faceva.

La gola bendata gorgogliò, le labbra si torsero.

Abbattere le proprie difese…

— Ti ascolto! — disse Rolery a voce alta, nella frase rituale della sua gente, con la voce che tremava.

Se ne andranno, disse nella sua mente la voce di Alla Pasfal, debole e stanca. Cercheranno di riunirsi agli altri diretti a sud. Hanno paura di noi, dei diavoli della neve, delle case e delle strade. Hanno paura, se ne andranno dopo questo attacco. Di' a Jakob che posso sentirli… Digli che se ne andranno… domani…

— Glielo dirò — disse Rolery, e scoppiò in lacrime. Immobile, senza parola, la donna morente la fissò con occhi simili a pietre scure.

Rolery ritornò al suo lavoro, poiché i feriti richiedevano di essere curati e Wattock non aveva altri assistenti. A che sarebbe giovato andare a cercare Agat lassù nella neve insanguinata, in mezzo al rumore e alla concitazione, per dirgli, prima ch'egli venisse ucciso, che una vecchia pazza in punto di morte aveva detto che sarebbero sopravvissuti?

Si dedicò al proprio lavoro, mentre ancora le lacrime le scorrevano lungo le guance. Uno dei Nati Lontano, seriamente ferito, ma tranquillizzato dalla meravigliosa medicina usata da Wattock (una piccola pallina che, trangugiata, diminuiva il dolore oppure lo faceva cessare), le chiese: — Perché piangi? — Lo chiese in modo sonnolento, curioso, come un bambino avrebbe potuto chiederlo a un altro bambino. — Non lo so — gli rispose Rolery. — Dormi. — Ma ella sapeva, sebbene in modo soltanto vago, che piangeva perché la speranza era insopportabilmente dolorosa, e si faceva strada nella rassegnazione in cui viveva da giorni; e il dolore, poiché ella era soltanto una donna, la faceva piangere.

Non c'era modo di saperlo, là sotto, ma il giorno doveva volgere alla fine, poiché giunse Seiko Esmit con del cibo caldo su un vassoio, per lei e Wattock e i feriti che potevano mangiare. Seiko attese di poter riportare indietro i piatti, e Rolery le disse: — La vecchia, l'Alterra Pasfal, è morta.

Seiko si limitò a rivolgerle un cenno di assenso. La sua faccia era tesa, strana. Disse con voce acuta: — Stanno scagliando frecce incendiarie, adesso, e gettano dai tetti materiale che brucia. Non sono riusciti a entrare, e per questo vogliono bruciare gli edifici e le scorte, e così tutti moriremo di fame insieme, al freddo. Se il Palazzo prende fuoco, sarete intrappolati qui sotto. Brucerete vivi.

Rolery mangiò il cibo senza commentare. La minestra di bhan calda era insaporita con succo di carne ed erbe tritate. I Nati Lontano, anche sotto assedio, erano cuochi migliori che non il suo popolo nel pieno dell'abbondanza d'Autunno. Terminò il proprio piatto, e anche la mezza porzione lasciata da un ferito, e qualche altro rimasuglio, e riportò il vassoio a Seiko, con l'unico rimpianto che non ce ne fosse di più.

Nessun altro discese, per lungo tempo. Gli uomini dormivano, e nel sonno gemevano. La stanza era tiepida; il calore dei fuochi a gas si alzava dietro le reticelle, rendendo l'ambiente confortevole come una tenda riscaldata dal focolare. In mezzo al respiro degli uomini, a volte Rolery poteva udire il tic, tic, tic degli oggetti dalla faccia rotonda, posti sulla parete; ed essi stessi, e le casse di vetro spinte indietro accanto al muro e le alte file di libri occhieggiavano di luccichii dorati e bruni nella morbida, fissa luce delle torce a gas.

— Gli hai dato l'analgesico — bisbigliò Wattock, ed ella rispose con un'alzata di spalle, sì, drizzandosi dal fianco di uno degli uomini. Il vecchio conciaossa pareva mezzo Anno più anziano di quanto non fosse già, mentre si accovacciava a fianco di Rolery, accanto a un tavolino di lettura, per tagliare delle bende, di cui cominciavano a scarseggiare. Era un grandissimo dottore, agli occhi di Rolery. Per fargli piacere, vedendolo così scoraggiato e stanco, ella gli chiese: — Anziano, se non è il maleficio delle armi a far marcire una ferita, di che cosa si tratta?

— Oh, creature… Piccole bestie, troppo piccole perché sia possibile vederle. Potrei mostrartele soltanto con una lente speciale, come quella che è contenuta nella cassa laggiù. Queste creature vivono quasi dappertutto; sono sull'arma, nell'aria, e sulla pelle. Se entrano nel sangue, il corpo si oppone ad esse, e la battaglia è ciò che causa il gonfiore e tutto il resto. Così dicono i libri. Ma non è una cosa che mi riguardi come dottore.

— Perché le creature non mordono i Nati Lontano?

— Perché non amano i forestieri. — Wattock fece una smorfia per la sua piccola battuta di spirito. — Noi siamo stranieri, lo sai. Non possiamo neppure digerire il cibo di qui, se non prendiamo dosi regolari di certi enzimoidi. Abbiamo una struttura chimica che è leggerissimamente diversa dalla norma organica locale, e la cosa si mostra nel citoplasma… Tu non sai cos'è. Be', il significato è che siamo fatti di un materiale leggermente diverso da quello di voi eis.

— Per questo avete la pelle nera e noi chiara?

— No, questo non ha importanza. Si tratta di variazioni del tutto superficiali, il colore e la struttura dell'occhio e tutto il resto. No, la differenza è a un livello più profondo, ed è molto piccola… una singola molecola della catena ereditaria — Wattock disse con sollievo, accalorandosi per la propria lezione. — Non causa sostanziali divergenze dal Tipo Ominide Generale in voi eis; così hanno scritto i primi coloni, ed erano gente che sapeva. Ma significa che non possiamo incrociarci con voi; o digerire il cibo locale senza aiuto; o reagire ai vostri virus… Anche se, in realtà, questa faccenda dell'enzimoide è un po' un'esagerazione. Fa parte del tentativo di comportarci esattamente come si comportava la Prima Generazione. Pura superstizione, o qualcosa di simile. Ho visto gente rientrare da lunghe battute di caccia, o gli stessi superstiti di Atlantika, la scorsa Primavera, che non avevano preso una sola pillola di enzimoide, non se n'erano fatti nessuna iniezione, per due o tre fasi lunari, ma digerivano benissimo. La vita tende ad adattarsi, dopotutto. — Mentre diceva questo, Wattock fece una faccia molto strana, e fissò Rolery. Ella si senti colpevole, poiché non aveva idea di che cosa le avesse spiegato il vecchio dottore; nessuna delle parole chiave faceva parte della sua lingua. — La vita che cosa fa? — domandò timidamente.