— Ti ascolto — disse l'indigeno, chinando la testa chiara.
— Ma dov'è l'Anziano, Wold? Volevo dirgli…
Poi Agat vide sotto una nuova luce le facce cosparse di cenere e i capelli tagliati. Erano in lutto. Nel comprenderlo, egli ricordò i propri morti, gli amici e i parenti; e l'arroganza del trionfo si dileguò da lui.
Umaksuman disse: — L'Anziano del mio Clan è andato sotto il mare con i suoi figli che sono morti a Tevar. Ieri è andato. Stavano alzando la pira dell'alba quando hanno udito la campana e hanno visto i Gaal dirigersi a sud.
— Desidererei assistere al rogo — disse Agat, chiedendo il permesso a Umaksuman. Il tevarano titubava, ma un vecchio accanto a lui disse con voce decisa: — La figlia di Wold è moglie di quest'uomo: ha il diritto del clan.
Perciò gli permisero di recarsi, insieme con Rolery e con tutto ciò che rimaneva della sua gente, a un'alta terrazza all'imboccatura di una galleria, sulla parte dell'isola che si affacciava sul mare. Laggiù, su una pira di legna spezzata, giaceva il corpo del vecchio, deformato dall'età e poderoso, avvolto in un panno rosso, colore della morte. Un bambino accostò la torcia, e il fuoco s'innalzò rosso e giallo, facendo tremolare l'aria, pallida sotto i primi raggi freddi del sole. La marea si stava ritirando, crepitava e tuonava sulle rocce, al di sotto delle nere mura a perpendicolo. Ad est sopra le montagne della Catena di Askatevar, e ad ovest sopra il mare, il cielo era chiaro, ma a nord covava un crepuscolo bluastro: l'Inverno.
Cinquemila notti di Inverno, cinquemila giorni: il resto della loro gioventù e forse il resto della loro vita.
Contro quella lontana, bluastra caligine del nord, nessun trionfo poteva fare impressione. I Gaal sembravano una piccola corsa di insetti, ormai fuggiti, scappati davanti al vero nemico, al vero padrone, il bianco signore delle Tempeste. Agat era al fianco di Rolery davanti al fuoco funebre che si stava spegnendo, nell'alto fortilizio assediato dal mare, e in quel momento gli parve che la morte del vecchio e la vittoria del giovane fossero la stessa cosa. Né dolore né orgoglio avevano in sé tanta verità quanta ne aveva la gioia, la gioia che tremava nel vento freddo tra cielo e mare, luminosa e breve come il fuoco. Questo era il suo forte, questa la sua città e il suo mondo; questa era la sua gente. Qui non era un esiliato.
— Vieni — disse a Rolery quando il fuoco si ridusse a pochi tizzoni. — Vieni, andiamo a casa.