Naturalmente doveva esserci un organismo riconosciuto che istituisse i processi ed emettesse i giudizi. Doveva anche sedare le dispute tra gruppi e stabilire le linee direttive e le iniziative per il pubblico benessere. E così, nei tempi antichi, nacque il Khruath, un raduno periodico di tutti gli adulti liberi di un dato territorio che avessero interesse a riunirsi. Aveva un’autorità giudiziaria e limitatamente legislativa, ma non amministrativa. Coloro che vincevano una causa, o promuovevano con successo dei progetti o delle ordinanze, non avevano a loro disposizione che la buona volontà o la forza che riuscivano a trovare in se stessi per imporre e far rispettare il diritto.
Man mano che la società Planha si evolveva, queste assemblee cominciarono ad eleggere i propri delegati per i Khruath annuali, che comprendevano territori più ampi. Questi, a loro volta, inviavano i loro rappresentanti all’Alto Khruath dell’intero pianeta, che si riuniva ogni sei mesi, e in occasioni straordinarie. A ciascun livello veniva scelto un gruppo di funzionari con mansioni presidenziali, i Wyvan. Costoro avevano grande familiarità con l’applicazione della legge (usanze, precedenti, sentenze) e con l’attività processuale del maggior numero possibile di cause. Non si tratta esattamente di un’organizzazione di tipo sovietico, perché ciascun adulto libero poteva partecipare al Khruath a qualsiasi livello desiderasse.
Un sistema del genere non avrebbe funzionato sulla Terra… dove, molto tempo prima, ne era apparsa una versione simile, ed era fallita sanguinosamente. Ma gli Ythrani sono meno loquaci, meno intriganti, meno sottomessi ai prepotenti, e meno cronicamente numerosi degli uomini. Le comunicazioni moderne, i computer, il recupero dell’informazione e le tecniche educazionali aiutarono il sistema a diffondersi su tutto il pianeta, e in seguito per tutto il Dominio.
Ma prima di raggiungere questo stadio, si dovette affrontare il problema dell’amministrazione. Le opere pubbliche necessarie devono essere sovvenzionate; in teoria i gruppi elargivano libere donazioni a questo fine, ma in pratica i costi richiedevano un vero stanziamento. Un comportamento palesemente pericoloso per l’ambiente o per la società deve essere proibito, anche se alcuni gruppi sembrano trarne vantaggio o lo considerano un loro patrimonio speciale. Eppure non esisteva alcun sistema repressivo, né gli Ythrani avrebbero saputo immaginarne uno… almeno come tale.
Nonostante questo, poco a poco, di fronte alle inosservanze capitali, i Wyvan del relativo Khruath cominciarono a invocare l’Oherran sui colpevoli. Questa pratica, attuata dopo grandi esami di coscienza e con le più solenni cerimonie, consisteva in una convocazione di tutti gli abitanti del territorio affinché, per difendere i loro interessi e specialmente il loro onore, attaccassero coloro che avevano sfidato la corte.
Nei primi tempi un Oherran scagliato su un intero gruppo ne significava la fine… con la schiavitù per tutti coloro che non erano stati uccisi e la divisione dei beni tra i vincitori. In seguito si ridusse all’arresto come pena minima, e all’esilio dei capi riconosciuti. Ma il tutto era pur sempre soggetto alla legge dell’orgoglio personale: se l’invocazione all’Oherran veniva respinta, come accadeva quando l’offesa non era ritenuta sufficiente, allora i Wyvan che l’avevano invocato non avevano altra scelta che il suicidio.
Dato il carattere Ythrano, l’Oherran funziona più o meno come la polizia fra gli uomini. Se la tua società non ha perso la sua moralità, uomo, quanto spesso dovrai chiamare la polizia?
Nessuno che conoscesse Liaw dei Laghi poteva pensare che avesse parlato a vanvera, quando aveva minacciato di fare a pezzi Avalon.
6
Dove il possente Sagittario si getta nel Golfo dei Centauri, la seconda città di Avalon — l’unica oltre a Gray che meritasse il nome di città — era sorta come porto fluviale, marittimo e spaziale, come centro industriale e come mercato. E così Centauro era in prevalenza una città umana, come molte nell’Impero, affollata, agitata, rumorosa, allegramente corrotta, occasionalmente pericolosa. Quando vi si recava, per gran parte del tempo Arinnian doveva mutarsi in Christopher Holm, nel comportamento così come nel nome.
Adesso lo richiedevano gli impegni difensivi. Lui non si stupì di esser nominato ufficiale capo della guardia nazionale di Corona Occidentale… non in quella società in cui il nepotismo era una norma. Lo sorprese invece il fatto di cavarsela piuttosto bene, e perfino di divertirsi, in un certo senso un po’ sinistro, lui che aveva sempre disprezzato l’uomo che «si annullava nel gregge». In capo a poche settimane si fece una vasta istruzione girando qua e là per il distretto e si trovò a buon punto per quanto riguardava il regolamento, le comunicazioni ed i rifornimenti. (Naturalmente fu aiutato dal fatto che la maggior parte degli avaloniani erano cacciatori entusiasti, spesso impegnati in gruppi numerosi nelle battute; e che i Tumulti avevano lasciato una tradizione militare non difficile da resuscitare; e che c’era sempre il vecchio Daniel a disposizione per dargli dei consigli). Organizzazioni analoghe erano spuntate un po’ dappertutto. Avevano bisogno di coordinare i loro sforzi con le misure che erano state prese dalla Fratellanza dei Marinai. Fu indetta una conferenza, che svolse un duro lavoro e realizzò, dei suoi obiettivi, tutti quelli che era possibile sperare.
In seguito Arinnian disse: «Hrill, ti andrebbe di uscire e fare un po’ di festa? Forse non avremo più molte occasioni». Non aveva parlato impulsivamente; erano un paio di giorni che rimuginava dentro la domanda.
Tabitha Falkayn sorrise. «Certo, Chris. Lo faranno tutti».
Passeggiarono lungo Livewell Street. Lui teneva la mano di lei nella sua; nel calore subtropicale avvertì il trasudare della loro pelle.
«Io… beh, perché in genere ti rivolgi a me chiamandomi con il mio nome umano?», le domandò. «E parlandomi in Anglico?».
«Siamo umani, tu ed io. Non abbiamo le penne per esprimerci in Planha, come si dovrebbe fare. Perché ti preoccupi?».
Per un attimo lui si sentì impacciato. Una domanda così personale… un insulto, tranne che tra gli amici più intimi, quando si trasforma in segno d’affetto… no, immagino che abbia ragione lei a pensare ancora da umana. Si fermò ed agitò la mano libera. «Guarda là e smettila di far domande», le disse, per rendersi conto istantaneamente con paura che forse era stato troppo brusco.
Ma la grossa ragazza bionda obbedì. Questa parte della strada correva lungo un canale, oleoso e pieno di rifiuti, carico di chiatte, soffocato da costruzioni tutte attaccate tra loro, le cui squallide facciate si lanciavano verso il cielo notturno a dieci o dodici piani. Le stelle e il semicerchio bianco di Morgana si perdevano in mezzo alle luci abbaglianti, ammiccanti, saltellanti e striscianti di cartelloni a colori violenti. (TANA DEL GROG, DANZE, TAVERNA, PIACERI TERRESTRI GENUINI, CASA DEL DIVERTIMENTO, SPASSATEVELA CON MARIA JUANAS, GIOCO D’AZZARDO, RAGAZZE NUDE, PRESTITI, COMPRATE… COMPRATE… COMPRATE…). Cimici di terra riempivano le strade, pedoni i merciapiedi, un marinaio, un pilota, un guidatore di chiatte, un pescatore, un cacciatore, un contadino, una prostituta, un segretario, un ubriaco lì lì per svenire, un altro ubriaco che litigava con un monitor, un uomo grosso e peloso e malvestito che se ne stava in un angolo a blaterare di un’oscura salvezza, un fiume infinito di uomini che ribollivano, gridavano, chiacchieravano, attraverso il rombo dei motori, il trapestio dei piedi, gli altoparlanti che vomitavano suoni rauchi. L’aria puzzava di polvere, fumo, petrolio, acque di scolo, carne, era l’alito degli acquitrini circostanti che almeno là avrebbero avuto un sano aroma di decomposizione, ma che qui aveva un odore disgustoso.
Tabitha gli sorrise di nuovo. «Beh, per me questo è divertimento, Chris», gli disse. «Per che altro siamo venuti?».