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Se ne andò. Un assistente lo aiutò ad entrare in una macchina e lo portò verso nord, verso le terre boscose del suo gruppo e verso Wharr, che lo attendeva.

«Mi permetta di presentarmi. Sono Juan de Jésus Cajal y Palomares, di Nuevo Mexico, al comando delle forze navali di Sua Maestà Imperiale nella presente campagna. Lei ha la mia parola di ufficiale terrestre che il segnale è sicuro, i relè sono automatici, questa conversazione verrà registrata ma non controllata e il nastro sarà classificato come segreto».

I due che lo guardavano dagli schermi rimasero silenziosi, finché Cajal non divenne fin troppo consapevole del metallo che lo circondava, del sottofondo pulsante dei macchinari e della lieve traccia di additivi chimici nell’aria che proveniva dai ventilatori. Si domandò quale impressione stesse facendo su di loro. Non c’era modo di capirlo dal vecchio Ythrano — Liaw? Sì, Liaw — il quale rappresentava evidentemente la difesa civile. Quell’essere se ne stava seduto impassibile come una statua, e l’unico segno di vita in lui erano gli occhi gialli e ardenti. Daniel Holm continuava a muoversi, togliendo e rimettendo il sigaro in bocca, con le dita che picchiettavano sullo scrittoio, ed un tic alla guancia sinistra. Era stravolto, trascurato, mal rasato, sudicio, in lui non c’era nulla della impeccabilità imperiale. Ma aveva un aspetto tutt’altro che umile.

Fu proprio lui che ruppe il silenzio, alla fine. «Perché?».

«¿Por qué?», rispose sorpreso Cajal. «Perché mi sono messo in contatto con voi proponendo un colloquio? Ma per discutere i termini, naturalmente».

«No, questa segretezza. Non che io le creda in proposito, né per questo né per altro».

Cajal sentì le guance che avvampavano. Non devo lasciarmi prendere dall’ira. «Come desidera, Ammiraglio Holm. Comunque, la prego di farmi credito di un po’ di buon senso. A parte il problema morale di lasciar continuare la strage e il dispendio di mezzi e di denaro, deve rendersi conto che io preferirei evitare ulteriori perdite. Ecco perché stiamo orbitando a distanza intorno ad Avalon e Morgana, e non abbiamo fatto alcuna mossa aggressiva fin dal termine della battaglia, la settimana scorsa. Ora che abbiamo valutato le nostre scelte, sono pronto a discutere; e spero che anche voi ci avrete pensato bene sopra. Non ho alcun interesse in ostentazione o pubblicità. Cose del genere servono solo ad ostacolare la ricerca di soluzioni pratiche. Di qui la natura confidenziale del nostro colloquio. Spero che lei coglierà l’occasione per parlare con la stessa franchezza che è nelle mie intenzione, sapendo che le sue parole non la impegnano affatto».

«Le nostre parole ci impegnano», disse Holm.

«Prego», lo incalzò Cajal. «Lei è fuori di sé, mi ucciderebbe se ne avesse la possibilità, tuttavia è un professionista. Entrambi abbiamo i nostri doveri, per quanto sgradevoli possano essere alcuni di essi».

«Bene, vada avanti, allora. Che cosa vuole?».

«Discutere i termini, ho detto. Mi rendo conto che noi tre soli non possiamo autorizzare o combinare la resa, ma…».

«Io penso che lei possa farlo», interruppe Liaw in un Anglico profondo, aspramente cadenzato. «Se ha paura della corte marziale, possiamo garantirle asilo».

La bocca di Cajal si spalancò. «Che sta dicendo?».

«Dobbiamo accertarci che questo non sia un trucco. Le suggerisco di portare le sue navi una per volta in orbita chiusa, per essere smobilitate. Il trasporto in patria dell’equipaggio avverrà in un secondo tempo».

«Lei… lei…». Cajal deglutì a vuoto. «Signore, mi risulta che il suo titolo si possa tradurre approssimativamente con "Giudice" o "Colui che fa legge". Giudice, non è il momento di fare dell’umorismo».

«Se lei non vuole arrendersi», disse Holm, «che cosa c’è da discutere?».

«La vostra capitolazione, por Díos!». Il pugno di Cajal colpì il bracciolo della sedia. «Non voglio nascondermi dietro giochi di parole. Ci avete già fatto perdere troppo tempo. Ma la vostra flotta è stata distrutta. I suoi frammenti sono sparpagliati per tutto il sistema. Un distaccamento secondario della nostra forza può dar loro la caccia senza difficoltà. Controlliamo tutto lo spazio intorno a voi. Non avete alcuna possibilità di ricevere aiuti dall’esterno. Qualunque mezzo potesse essere avventatamente spedito da altri sistemi sarebbe fatto a pezzi; e gli ammiragliati lo sanno. E se c’è un posto dove andare, con le loro ridicole forze, quello è Quetlan». Si piegò in avanti. «Non ci piacerebbe bombardare il vostro pianeta. Per favore, non costringeteci a farlo».

«Andate pure avanti», rispose Holm. «Sarebbe un buon allenamento, per le nostre forze intercettatrici».

«Ma… voi vi aspettate che le navi che forzeranno il blocco… Oh, so quanto è grande il pianeta. So bene che una forza di piccole dimensioni potrebbe sfuggire alla nostra rete di rivelatori, alle nostre pattuglie ed alle nostre stazioni. Ma so anche quanto dovrebbe essere piccola, e quanto il suo successo sarebbe occasionale ed aleatorio».

Holm diede un’ultima tirata frenetica al suo sigaro. «Sì, certo», scattò. «Una tecnica standard. Eliminate una flotta spaziale, ed il suo pianeta dovrà arrendersi, altrimenti lo riempirete di scorie radioattive. Bel lavoro per un uomo, eh? Beh, i miei colleghi ed io avevamo previsto da anni questa guerra. Sapevamo che non avremmo mai potuto avere una marina che potesse competere con la vostra, se non altro perché voi bastardi avete tanta popolazione e tanto spazio alle vostre spalle. Ma per quanto riguarda la difesa… Ammiraglio, lei si trova al termine di una lunga catena di comunicazioni e di rifornimenti. I mondi di frontiera non sono attrezzati per produrre la quantità di materiale di cui avete bisogno; deve provenire dal cuore dell’Impero. Noi siamo qui, organizzati per fare tutto il possibile al più presto possibile. Non possiamo competere con voi, ma possiamo tranquillamente bloccare tutto quello che ci tirerete addosso».

«Assolutamente?».

«D’accordo, ogni tanto, per pura fortuna, potrete senza dubbio piazzare una testata nucleare. Ma resisteremo anche a quello, e la guardia nazionale annovera squadre di decontaminazione. Le probabilità di colpire qualcosa di importante sono scarse quanto quelle di una scala reale a poker. Nessuna delle vostre navi può avvicinarsi abbastanza con un proiettore d’energia sufficientemente robusto da arrossare il sedere di un bambino. Viceversa non ci sono limiti di dimensioni e di massa per le nostre armi a fotoni piazzate al suolo; abbiamo a disposizione fiumi interi per raffreddarne i generatori, mentre vi spazziamo via dal cielo. E adesso mi dica per quale dannatissimo motivo dovremmo arrenderci».

Cajal si rimise a sedere. Si sentiva colpito alle spalle.

«Non c’è niente di male a sentire quali condizioni aveva intenzioni di offrici», disse Liaw, con voce inespressiva.

Salvare la faccia? Sapevo che questi Ythrani sono diabolicamente orgogliosi, ma non fino al punto di sfiorare la follia. La speranza tornò a germogliare in Cajal. «Condizioni onorevoli, naturalmente», disse. «Le vostre navi dovranno essere sequestrate, ma non saranno usate contro Ythri, il personale potrà tornare a casa, e gli ufficiali potranno tenere le loro armi personali. Lo stesso per le vostre attrezzature difensive. Dovrete accettare l’occupazione e collaborare col governo militare, ma sarà fatto ogni sforzo per rispettare le vostre leggi e usanze, gli individui avranno il diritto di fare petizioni perché siano riparate le ingiustizie subite, e i terrestri che violeranno le leggi saranno puniti con la stessa severità degli avaloniani. In effetti, se la popolazione si comporta correttamente, penso che gran parte di essa non avrà mai neppure l’occasione di incontrare militari della marina Imperiale».

«E dopo la guerra?».