S’incamminò con passo fermo verso l’uscita. Appena fuori, quasi incespicò sulla catena di ferro. Mi parve di cogliere uno sbuffo di fumo, ma lui fu rapido a toccar qualcosa al suo fianco. La nebulosità intorno alla sua persona scomparve. Vi fu un violento sbuffo e uno schiocco, e i suoi indumenti si agitarono violentemente come investiti da una raffica di vento.
Barcollò. Ma andò avanti, si toccò di nuovo il fianco e la nebulosità ricomparve ad avvolgerlo. Accelerò il passo. Non tentò di fuggire, ma avanzò direttamente verso il prete e, come potei vedere anche da dentro la capanna dov’ero rimasto, con un’amara dignità.
E… vidi anche gli occhi del prete spalancarsi per l’orrore, poiché era quella la prima volta che vedeva il Potere, e il Potere era alto un braccio e mezzo, con una grossa testa e due antenne bitorzolute che gli sporgevano dalla fronte; e il prete seppe subito che non apparteneva a nessuna razza umana, ma era un Potere e uno dei ribelli scacciati dal Paradiso.
Sentii il Potere che parlava col prete con grande dignità. Non capii, però, ciò che gli disse, e m’infuriai per il disappunto. Ma il prete non tentennò. Quando il Potere mosse verso di lui, il prete mosse verso il Potere. Il suo volto era colmo d’orrore, ma risoluto. Afferrò il crocefisso e lo protese in avanti… quel crocefisso che portava sempre appeso con una catenella di ferro alla cintura. Lo spinse in avanti fino a toccare il Potere, gridando: In nomine Patri…
Vi fu una zaffata di fumo. Uscì da quel punto, sul fianco, dove il Potere aveva la macchina alla quale accostava i sigilli da lui fatti, per impregnarli del mistero. E poi…
Fui accecato. Vi fu una mostruosa vampata di luce biancoazzurra, come una folgore caduta dal cielo. Si formò una sfera ondeggiante di fuoco giallastro che riarse per lunghi istanti esalando una nuvola di denso fumo nero. E rimbombò un lungo, catastrofico tuono.
Là fuori non rimase niente, soltanto il prete, il volto color cenere, gli occhi sgranati, le sopracciglia riarse, che continuava a cantare salmi con voce tremante.
Ora mi trovo a Venezia. Le molte pergamene scritte che ho in mio possesso sono piene di sigilli coi quali sono in grado di operare meraviglie. Nessun uomo ha mai operato le meraviglie che io posso. Ma non lo faccio. Mi affatico ogni giorno e ogni notte, ogni ora, ogni minuto, sempre alla ricerca della chiave del cifrario che mi concederà la saggezza che il Potere possedeva e desiderava donare agli uomini. Ah, Johannus! Ho questi sigilli e posso far meraviglie, ma una volta che li avrò usati tutti, saranno finiti, e io sarò impotente. Ho avuto un’incredibile occasione di accedere alla saggezza quale nessun uomo ha mai avuto prima, e ora non c’è più! Ma io passerò anni… anzi, tutto il resto della mia vita… alla ricerca del vero significato di ciò che il Potere ha detto! Sono l’unico uomo in tutto il mondo che abbia parlato, un giorno dopo l’altro, per settimane, senza interruzione, con un principe dei Poteri delle Tenebre, e che è stato accettato da lui come un amico al punto da affrontare, per questo, la propria distruzione. È senz’altro vero che quanto ho scritto è la saggezza! Ma come potrò trovare la chiave del cifrario per riuscire a capire tutti questi misteri che affermano (scelgo un esempio a caso) «… lastre di due metalli dissimili, immerse nell’acido, generano una forza per la quale gli uomini non hanno ancora un nome, la quale però è la base della vera civiltà. Queste lastre…». E mille altre cose simili a questa?
Sto impazzendo per il disappunto, Johannus! Perché non ha parlato chiaramente? Ma a tutti i costi scoprirò il segreto…
Memorandum da Peter McFarland, Facoltà di Fisica, Università di Haverford, al professor Charles, Facoltà di Latino:
Caro professor Charles, ciò che ne penso è: Dannazione! Dov’è il resto di questa roba?