Che un semplice conte — e per giunta caduto in disgrazia — scrivesse una lettera di quel tenore al proprio sovrano era un’idea assolutamente oltraggiosa. Ma Gilbert sapeva come sarebbe stata ricevuta. Re Carlo, infatti, era anch’egli sotto l’incantesimo di Napoleone, e avrebbe letto con gioiosa partecipazione qualsiasi elogio del piccolo generale corso.
Se solo Napoleone fosse stato un impostore con il dono di conquistarsi l’ammirazione di chi era migliore di lui! Allora La Fayette avrebbe potuto assistere alla sua inevitabile rovina senza sporcarsi le mani. Napoleone e de Maurepas avrebbero condotto l’esercito francese alla disfatta; questa disfatta avrebbe potuto portare alla caduta del governo e a una limitazione dei poteri della monarchia, o addirittura alla cacciata del sovrano come gli inglesi avevano fatto così opportunamente un secolo e mezzo prima.
Ma Napoleone era proprio quello che Freddie e Carletto erano stati indotti dal suo fascino a pensare che fosse: uno stratega assolutamente geniale. Gilbert sapeva che il piano di Napoleone sarebbe riuscito. Gli americani avrebbero marciato verso nord, convinti di andare a combattere contro i Rossi. All’ultimo momento, si sarebbero trovati di fronte l’esercito francese, disciplinato, bene armato, e fedele a Napoleone sino alla morte. Gli americani sarebbero stati costretti a disporsi come un esercito europeo. Allora i francesi avrebbero cominciato a ritirarsi lentamente e in buon ordine. Quando nel corso dell’inseguimento la disciplina degli americani fosse venuta meno, allora i Rossi li avrebbero attaccati in massa, circondandoli completamente e sopraffacendoli con la forza del numero. Nessun americano ne sarebbe uscito vivo, mentre i francesi non avrebbero quasi subito perdite.
Era un piano audace ma rischioso. Le truppe francesi avrebbero corso il rischio della disfatta, in quanto gli americani sarebbero stati molto più numerosi. In più, quel piano richiedeva una cieca fiducia nei Rossi. Ma Gilbert sapeva che la fiducia di Napoleone in Ta-Kumsaw era pienamente giustificata.
Ta-Kumsaw avrebbe ottenuto la sua vendetta. De Maurepas sarebbe riuscito a fuggire da Detroit. In seguito a una simile vittoria persino La Fayette avrebbe probabilmente potuto vantare crediti sufficienti a tornarsene in patria e trascorrere in pace gli anni che gli restavano nelle tenute dei suoi antenati. Soprattutto, Napoleone sarebbe diventato il più amato e rispettato dei generali francesi. Re Carlo gli avrebbe sicuramente conferito un titolo e un feudo, e l’avrebbe impiegato nelle campagne europee. Carlo sarebbe diventato ancora più ricco e potente, e il popolo sempre più sottomesso alla sua tirannide.
Perciò Gilbert strappò la lettera di de Maurepas in minutissimi frammenti.
La seconda lettera era di Napoleone, indirizzata allo stesso Gilbert. Era franca, persino brutale nel valutare la situazione. Napoleone aveva capito che sebbene Gilbert de La Fayette fosse immune al suo fascino inebriante, era tuttavia un suo sincero ammiratore, forse addirittura un amico. Sì, Napoleone, io sono tuo amico. Ma sono ancora più amico della Francia. E il destino che ho in mente per te è molto più grande di quello del semplice leccapiedi di uno stupido re.
Gilbert rilesse il capoverso più importante della lettera di Napoleone.
De Maurepas si limita a ripetere tutto quello che dico, cosa gradevole ma un tantinello noiosa. Rabbrividisco a pensare che cosa potrebbe accadere se si trovasse a comandare davvero. La sua idea di un’alleanza con i Rossi sarebbe di far loro indossare un’uniforme e disporli in fila come birilli. Che scempiaggine! Com’è possibile che re Carlo possa considerarsi qualcosa di più di un mentecatto, quando mi costringe a prestare servizio agli ordini di un idiota come Freddie? Ma agli occhi di Carlo, Freddie apparirà certamente il massimo dell’ intelligenza, vista la sua erudizione nel campo del balletto. In Spagna ho riportato per Carlo una vittoria che egli non si meritava, eppure si è mostrato così imbelle da permettere ai cortigiani gelosi di brigare finché non sono riusciti a mandarmi in Canada, dove per alleati mi ritrovo dei selvaggi, e per ufficiali dei perfetti idioti. Cadetto non merita la vittoria che riporterò in suo nome. Del resto, Gilbert, amico mio, è pur vero che dai tempi di Luigi XIV il sangue reale si è annacquato e infiacchito. Potrei pregarti di bruciare questa lettera, se non fossi convinto che Carletto mi ama al punto che potrebbe leggerla parola per parola senza restarne minimamente offeso. E se poi si offendesse, non oserebbe mai punirmi. Quale sarebbe oggi la sua statura in Europa se non avessi personalmente contribuito a quell’attacco di dissenteria del vecchio Testadilegno che mi ha permesso di vincere la guerra di Spagna, invece di perderla, come sarebbe sicuramente accaduto senza di me?
La vanità di Napoleone era insopportabile, soprattutto considerando che era pienamente giustificata. Ogni parola della sua lettera, per quanto sconsiderata, era vera; ma Gilbert aveva scrupolosamente coltivato in Napoleone questo candore. Era chiaro che Napoleone desiderava qualcuno che l’ammirasse sinceramente senza bisogno di manipolare i suoi sentimenti. Una persona del genere l’aveva trovata — e veramente — in Gilbert, l’unico vero amico che Napoleone potesse avere. Eppure. Eppure.
Gilbert piegò con cura la lettera di Napoleone e la racchiuse nella propria, un semplice appunto che diceva:
Vostra Maestà, Vi prego di non essere severo con questo giovane di talento. La sua è l’arroganza della gioventù; so per certo che nel suo cuore non alberga il tradimento. Come sempre, tuttavia, mi lascerò guidare da Voi che sapete mantenere con intuito infallibile il giusto equilibrio tra giustizia e clemenza. Il Vostro umile servitore, Gilbert.
Re Carlo sarebbe andato su tutte le furie, ovviamente. Anche se Napoleone avesse avuto ragione e Carletto fosse stato incline all’indulgenza, i cortigiani non si sarebbero mai lasciati sfuggire un’occasione così ghiotta. Tutti si sarebbero messi a reclamare la testa di Napoleone, e il baccano sarebbe stato tale che nemmeno re Carlo avrebbe potuto evitare di metterlo alla porta.
Un’altra lettera, la più sofferta, anch’essa di pugno di Gilbert, era indirizzata a Frederic, conte de Maurepas. Gilbert l’aveva scritta molto tempo prima, poco dopo che Napoleone era arrivato in Canada. Ben presto sarebbe giunto il momento di spedirla.
Alla vigilia di avvenimenti così importanti, mio caro Freddie, penso che tu debba indossare questo amuleto donatomi da un sant’uomo. Potrà esserti utile per schivare le menzogne e gli inganni di Satana. Portalo sempre su di te, amico mio, giacché sono convinto che tu ne abbia molto più bisogno di me.
Freddie non aveva alcun bisogno di sapere che il «sant’uomo» era Robespierre. Se l’avesse saputo, si sarebbe guardato bene dall’indossare quell’amuleto. Gilbert l’estrasse dallo scollo della camicia, dove era appeso a una catenella d’oro. Che cos’avrebbe fatto de Maurepas una volta che Napoleone avesse perso il suo ascendente su di lui? Avrebbe ripreso a comportarsi secondo la sua vera natura, ecco che cos’avrebbe fatto.
Gilbert era lì seduto da una mezz’ora, consapevole che il momento della decisione era giunto. Non ancora quello di spedire l’amuleto; solo al momento culminante Napoleone avrebbe dovuto perdere all’improvviso il suo ascendente su Freddie. Ma la lettera al re doveva essere spedita all’istante, se doveva raggiungere Versailles in tempo perché l’inevitabile risposta tornasse in Canada prima della battaglia primaverile contro gli americani.
Sono forse un traditore, che architetta la rovina del suo re e del suo paese? No, di questo sono certissimo. Se infatti fossi convinto che una vittoria di Napoleone sugli americani potesse essere anche minimamente di vantaggio alla mia amata Francia, farei di tutto per aiutarlo, anche a costo di pregiudicare la causa della libertà in questa nuova terra. Sebbene io sia un fogliante, un democratico, perfino nel profondo del cuore un giacobino, e sebbene io ami l’America più di chiunque altro, tranne forse Franklin o Washington, che sono morti, o Jefferson, che è ancora vivo… ciononostante, mi sento innanzitutto francese, e che cosa mi può importare della libertà di un remoto angolo di mondo se in Francia essa è ancora sconosciuta?