Cosa vedi?
Karen fissa nell'oscurità. Il batiscafo segue tranquillo la propria rotta, sempre inclinato di sessanta gradi, a dodici nodi di velocità. È già sceso di millecinquecento metri. Dal rivestimento del Deepflight non arrivano né gemiti né scricchiolii. Nella cabina tubolare a fianco c'è Mick Rubin. Cerca di non pensarci. È strano volare nella notte con un morto.
Un messaggero morto al quale sono affidate tutte le speranze.
Un lampo improvviso.
Gli yrr?
No, qualcos'altro. Cefalopodi. È finita in un banco. Improvvisamente si trova a scivolare in mezzo a una Las Vegas sottomarina. Nell'eterna notte, i possibili partner non possono essere impressionati né dagli abiti vivaci né dalle danze. Quando i giovani sono a caccia di una compagna, sfoggiano la luminescenza. Intere serie di organi scintillano con batteri luminosi posti nei fotofori, piccole tasche trasparenti che si aprono e si chiudono, una tempesta di luci, l'urlo codificato degli abissi. In questo caso, sembra che non si tratti di fare la corte al batiscafo di Karen. I lampi servono per spaventare. Sparisci, dicono, e, dato che Karen non se ne va, gli animali aprono completamente i loro fotofori e la mandano in visibilio coi loro abiti uniformemente luminosi. In mezzo ci sono organismi più piccoli, chiari, con un nucleo rosso o blu: meduse.
Poi si aggiunge qualcosa che Karen non può vedere, ma che il sonar rileva. Una massa grande e compatta. Per un momento lei pensa a un insieme di yrr. Ma quelli sono luminosi e invece la cosa è nera come il mare tutt'intorno. Ha una forma allungata, massiccia da una parte e affilata verso la parte opposta. Karen sta volando proprio verso di lei. Solleva un po' il Deepflight e scivola appena sopra l'essere e, nello stesso istante, capisce cos'ha appena evitato.
Le balene devono bere. Può sembrare assurdo per chi trascorre la vita sott'acqua, ma, per una balena, il pericolo di morire di sete nell'oceano è tanto elevato quanto per un naufrago. Le meduse sono fatte quasi esclusivamente di acqua, come pure i cefalopodi, e forniscono molti liquidi vitali; per questo il capodoglio cerca i cefalopodi e le meduse. S'immerge verticalmente fino a mille, duemila, a volte anche tremila metri, rimane laggiù poco più di un'ora, ritorna in superficie per una decina di minuti per respirare e poi s'immerge di nuovo.
Karen ha incontrato un capodoglio. Un predatore inquieto con una buona vista. Sto attraversando un regno di tenebre e di buona vista. Quaggiù tutti ci vedono bene.
Cosa vedi? E cosa non vedi?
Stai percorrendo una strada. A una certa distanza, scorgi un uomo che ti viene incontro. Un po' più in là c'è una donna che porta a spasso il cane. Clic, un'istantanea! Descrivi quanti esseri viventi ci sono in strada e a che distanza sono tra loro.
Siamo in quattro.
No, siamo di più. Fra gli alberi vedo tre uccelli… allora siamo in sette. L'uomo è a diciotto metri da me, la donna a quindici. Il cane a tredici e mezzo, la tira in avanti, ha il collare. Gli uccelli sono a dieci metri di altezza e a mezzo metro l'uno dall'altro. No! In realtà, su quella strada, ci sono miliardi di esseri viventi. Soltanto tre sono umani. Uno è un cane. Oltre i tre uccelli, ce ne sono altri cinquantasette che io non vedo. Pure gli alberi sono esseri viventi, sulle loro foglie e nella corteccia abita una miriade d'insetti. Nel piumaggio di ogni uccello ci sono gli acari, come pure nei pori della nostra pelle. Nel pelo del cane vive una pattuglia di cento pulci, quattordici zecche, due moscerini; nel suo intestino e nello stomaco migliaia di minuscoli vermi. La sua saliva è piena di batteri. Anche su di noi ci sono tutti quegli esseri e la distanza tra le forme di vita è praticamente zero. Spore, batteri e virus si spostano nell'aria, formano catene organiche di cui noi facciamo parte, ci trasformano tutti in un superorganismo. E il mare si comporta nello stesso modo.
Cosa sei tu, Karen Weaver?
L'unica forma di vita umana presente da queste parti, se si esclude Rubin, che non è più una forma di vita perché è morto.
Sei una particella.
Una particella nella varietà. Non somigli perfettamente a nessun altro essere umano, come una cellula non somiglia in ogni dettaglio alle altre. C'è sempre qualcosa di diverso. Così devi osservare il mondo. Come una differenziazione nelle somiglianze. Non trovi consolante poterti considerare una particella, se ti rimangono comunque a disposizione delle peculiarità?
Sei una particella nello spazio e nel tempo.
Il batimetro lampeggia.
Duemila metri.
Diciassette minuti. Sono in viaggio da diciassette minuti.
È questo che ti dice l'orologio?
Sì.
Per comprendere il mondo devi scoprire un altro tempo. Dovresti ricordare, ma non puoi. L'uomo è miope da due milioni di anni. L'Homo sapiens ha trascorso la maggior parte della propria evoluzione a cacciare e a raccogliere. In quel modo, ha formato il suo cervello così com'è oggi. Per i nostri antenati, il futuro è sempre stato l'«immediatamente dopo». Quello che andava oltre era confuso al pari di quello che era rimasto indietro nel tempo. Noi viviamo nel presente e siamo interessati prima di tutto alla riproduzione. Le peggiori catastrofi vengono dimenticate o al massimo trovano un posto nella mitologia. La capacità di rimuovere è stata un dono dell'evoluzione, ma poi è diventata la nostra condanna. Ancora oggi il nostro spirito non riesce a tracciare un orizzonte temporale che vada oltre qualche anno nel passato o nel futuro. Bastano poche generazioni e noi rimuoviamo, ignoriamo, dimentichiamo. Non siamo in grado di fissare il nostro passato e di trarne insegnamenti, siamo incapaci di osservare il futuro. Gli uomini non riescono a vedere il tutto e non sanno dov'è il loro posto. Noi non condividiamo il ricordo del mondo.
Sciocchezze! Il mondo non ricorda. Gli uomini ricordano, il mondo no. Quella della memoria del mondo è una sciocchezza esoterica.
Credi? Gli yrr ricordano tutto. Essi sono il ricordo.
A Karen vengono le vertigini.
Controlla la diffusione dell'ossigeno. I suoi pensieri si accavallano. Quel viaggio in batiscafo sembra diventato un trip allucinogeno. I suoi pensieri si disperdono in tutte le direzioni nel buio del mar di Groenlandia.
Dove sono gli yrr?
Sono qui.
Dove?
Li vedrai.
Tu sei una particella nel tempo.
Sprofondi attraverso le tenebre silenziose con innumerevoli tuoi simili, una particella d'acqua salata e fredda, stanca e appesantita dopo un lungo viaggio in cui hai perso il calore, dai tropici fino a queste regioni inospitali, finché non vi siete radunate tutte nei bacini abissali di Groenlandia e di Norvegia, in una grande vasca di acqua gelida e pesante. Da lì trabocchi oltre la catena montuosa sottomarina tra Groenlandia, Islanda e Scozia nell'oceano Atlantico. Andate all'infinito nell'abisso, su mucchi di lava e depositi di sedimenti. Tu e le altre particelle siete una forte corrente e, nei pressi di Terranova, venite ulteriormente rafforzate dalle masse d'acqua del mare del Labrador, meno spesse e fredde. All'altezza di Bermuda, si avvicinano degli UFO che girano in cerchio, muovendosi obliqui attraverso l'oceano. Provengono dal Mediterraneo e sono vortici d'acqua calda e molto salata, usciti dallo stretto di Gibilterra e diretti contro di voi. Mar Mediterraneo, mare del Labrador, mar di Groenlandia mescolano le loro acque, e voi tendete sempre verso sud, in fondo al mare.
Sarai testimone di come la Terra crea se stessa.
La tua strada ti conduce lungo la dorsale medioatlantica, una di quelle alte dorsali che attraversano tutto l'oceano nel senso della lunghezza. Grande come tutti i continenti messi insieme, lunga sessantamila chilometri, coronata da file e file di vulcani attivi e spenti. I dorsi si sollevano di oltre tremila metri dal fondo marino, sopra hanno quasi altrettanta acqua e dividono la Terra. Dove il loro asse si divarica, il magma dei serbatoi sottomarini fuoriesce in superficie ma, anziché evaporare in esplosioni, la roccia fusa, sotto l'effetto della forte pressione dell'acqua fredda, sgorga in lente colate. Esse scivolano lungo i fianchi della dorsale oceanica e si sospingono a vicenda con la testardaggine di grassi bambini impertinenti: fondale marino appena nato, che deve ancora trovare la sua forma. Con una lentezza infinita, i pendii vanno alla deriva. Il terreno dove la lava rosa s'insinua nel nero degli abissi è caldissimo. Terremoti scuotono il cratere da cui essa cola. Più all'esterno, i pendii si raffreddano. La roccia vecchia forma la topografia, con una distanza sempre maggiore dalla dorsale, diventando sempre più antica, fredda e impenetrabile, finché il terreno antico, freddo e pesante non cade nell'infinità abissale che, punteggiata da montagne e coperta da strati di sedimenti, veri e propri nastri trasportatori delle epoche passate, si muove verso l'America occidentale e verso est in direzione dell'Europa e dell'Africa, finché un giorno scivolerà sotto le masse continentali, sprofonderà nel mantello e si scioglierà nel forno dell'astenosfera, che milioni di anni dopo la rispedirà nei crateri delle dorsali oceaniche sotto forma di magma rovente.