Anawak esita. «Allora, per tornare alla questione del lieto fine…»
Tutti lo guardano. «So che ci si può porre la domanda se l'umanità meriti di sopravvivere. Ma non c'è un'umanità: ci sono solo esseri umani. Singoli esseri umani, molti dei quali avrebbero una montagna di buoni motivi per cui continuare a vivere a ogni costo.»
«E tu, Anawak, perché vuoi continuare a vivere?» chiede Samantha.
«Perché…» Anawak solleva le spalle. «Semplicissimo. Perché c'è qualcuno per cui vorrei continuare a vivere.»
«Lieto fine», sospira Johanson. «Lo sapevo.»
Samantha sorride ad Anawak. «Finalmente ti sei innamorato, Leon?»
«Finalmente?» Anawak riflette. «Sì. Finalmente credo di essere davvero innamorato.»
Continuano a chiacchierare e le voci riverberano nella testa di Karen, finché non rimane soltanto un fruscio che si confonde col suono delle onde.
Sei una sognatrice, pensa. Una patetica sognatrice.
È di nuovo sola.
Karen piange.
Dopo circa un'ora, il mare diventa più calmo. Dopo un'altra ora, il vento è talmente calato che le onde si sono appiattite.
Tre ore dopo, lei si azzarda ad aprire la cupola.
Il blocco si libera con un clic. La copertura si muove, ronzando. Un freddo gelido la sferza. Guarda fuori e vede un dorso emergere in lontananza e sparire subito. Non è un'orca quella che si avvicina; è qualcosa di più grande. Emerge e scompare una seconda volta, stavolta molto più vicina, l'imponente coda esce dall'acqua.
Una megattera.
Deve chiudere la cabina tubolare? Ma che cos'ha da contrapporre alle tonnellate di peso di una megattera? Che sia sdraiata nella cabina tubolare o seduta con una parte del corpo all'esterno, se la balena non vuole che lei sopravviva ai prossimi minuti, non sopravvivrà.
La gobba si leva un'altra volta dal grigio mare increspato. L'animale è enorme. Rimane sulla superficie dell'acqua, vicinissima alla barca. Passa così vicina a Karen che le basterebbe allungare la mano per toccare la testa intaccata e coperta d'incrostazioni. La balena si volta su un fianco e il suo occhio sinistro osserva per qualche secondo la piccola donna su quella macchina.
Karen ricambia lo sguardo.
Il fiato della balena si scarica rumorosamente. Poi l'animale s'immerge senza provocare una sola onda, sparisce nell'acqua grigia e diventa solo un ricordo.
Karen si aggrappa al bordo della cabina tubolare.
Non ha attaccato.
La balena non le ha fatto niente.
Quasi non riesce a crederci. La testa le rimbomba. Le orecchie le ronzano. Mentre continua a fissare l'acqua, sente il rimbombo e il ronzio avvicinarsi. Non è nella sua testa. Proviene dall'aria e diventa un rumore assordante, vicinissimo. Karen volta la testa.
L'elicottero è sopra l'acqua.
Alcune persone si accalcano al portellone laterale. Ci sono soldati e qualche civile. Uno si sbraccia verso di lei. Un uomo la cui bocca è spalancata nel disperato tentativo di superare il fragore dei rotori.
Alla fine ce la farà, ma per il momento la macchina trionfa.
Karen piange e ride contemporaneamente.
È Leon Anawak.
EPILOGO
Dal diario di Samantha Crowe
15 agosto
Nulla è più come prima.
È trascorso un anno da quando l'Independence è affondata. Ho deciso di tenere un diario. Un anno dopo. Gli uomini hanno sempre bisogno di una data simbolica per iniziare o finire qualcosa. Non è che manchino le testimonianze scritte sugli avvenimenti dei mesi scorsi. Ma quello che è stato scritto non rappresenta il mio pensiero e, un giorno, vorrei avere una rassicurazione sulla validità di ciò che penso.
Nelle prime ore del mattino ho chiamato Leon. Durante il naufragio dell'Independence, l'alternativa era tra bruciare, annegare o congelare. Gli devo la vita. Gliela devo due volte, per essere precisi. Dopo l'affondamento della nave, avrei potuto morire: ero inzuppata fino alle ossa, avevo una caviglia rotta e non nutrivo la minima speranza che qualcuno mi ripescasse. Lo zodiac aveva a bordo l'attrezzatura d'emergenza, ma dubito che da sola me la sarei cavata. Oltretutto, dopo l'affondamento dell'Independence, devo essere svenuta. Ancora oggi, il mio cervello si rifiuta di mostrami le ultime sequenze di quegli avvenimenti. Ricordo che siamo caduti dalla rampa e l'ultima cosa di cui ho memoria è l'acqua. Mi sono svegliata in ospedale. Avevo un principio di congelamento, la polmonite, una commozione cerebrale e un disperato bisogno di nicotina.
Leon sta bene. Al momento, lui e Karen sono a Londra. Abbiamo parlato dei morti. Di Sigur Johanson, che non potrà più vedere la sua casa nell'entroterra norvegese; di Sue Oliviera, di Murray Shankar, di Alicia Delaware e di Jack Greywolf. A Leon mancano i suoi amici, specialmente in un giorno come questo. Noi umani siamo così. Anche per pensare ai morti abbiamo bisogno di un momento stabilito per esprimere il cordoglio. Ci serve per chiudere il dolore in una cassa e tirarlo fuori l'anno seguente, così, quando lo libereremo, potremo dire: «Non abbiamo dimenticato». I morti alla morte. Noi torniamo in fretta ai vivi. Non ho potuto conoscere a fondo Gerhard Bohrmann. Era un tipo piacevole, equilibrato e tranquillo. Non so se al suo posto avrei rimesso piede in acqua, ma lui è convinto che non possa capitare niente di peggio di quanto è già successo a La Palma. Così continua a immergersi, per avere un quadro delle condizioni della scarpata continentale. Infatti ora le immersioni sono riprese. Gli attacchi sono terminati immediatamente dopo l'affondamento dell'Independence. Poco prima, le stazioni di rilevamento del SOSUS avevano registrato dei segnali scratch diffusi in tutto l'oceano. Quando, ore dopo, la squadra di salvataggio era arrivata sul cono vulcanico per liberare Bohrmann dalla fenditura nella roccia, gli squali erano spariti. Nel giro di una notte, le balene sono tornate al loro solito comportamento. I vermi sono spariti, come pure gli eserciti di meduse e di animali velenosi; i granchi hanno smesso di risalire le coste e lentamente la grande pompa ha ripreso a lavorare, scongiurando una nuova Era Glaciale. Bohrmann sostiene che gli idrati stanno addirittura riprendendo la loro stabilità. Ancora oggi, Karen non sa esattamente cos'ha visto sul fondo del bacino di Groenlandia, ma il suo piano ha funzionato. I segnali scratch sono stati rilevati proprio nel momento in cui lei prendeva contatto con la regina, questo lo sappiamo dai sistemi di bordo del Deepflight. Il computer ha registrato quando Karen ha aperto la copertura per lasciare il cadavere di Rubin negli abissi, e poco dopo il terrore si è fermato.
O dobbiamo dire che è stato sospeso?
Stiamo sfruttando l'opportunità?
Non lo so.
L'Europa si sta lentamente riprendendo dalle conseguenze dello tsunami. Le epidemie in America orientale continuano a infuriare, anche se il loro effetto si sta indebolendo e pare che una nuova serie di vaccini cominci a funzionare. Queste sono le buone notizie. Di contro, il mondo è precipitato in un vortice di rabbia. Come possiamo convivere con la montagna di macerie in cui si è sgretolata la nostra autostima? Le religioni rivelate ci sono debitrici di una spiegazione, in particolare il cristianesimo: Adamo ed Eva, gli archetipi della nostra specie, hanno già lasciato il campo da tempo agli elementi costituivi della biochimica. La Chiesa è stata costretta ad accettare l'idea che Dio abbia iniziato la creazione con proteine e aminoacidi. È un principio accettabile. La cosa importante è che Lui voleva quello che stava facendo! Come ha creato l'uomo non conta, è rilevante solo che l'uomo è stato creato secondo la volontà divina. Dio non gioca a dadi, diceva Einstein. Mette in atto progetti, la cui riuscita è fuori discussione. L'infallibilità vale sempre a priori.
Il cristianesimo ha dovuto adattarsi anche all'esistenza d'intelligenze extraterrestri. Perché Dio non avrebbe dovuto ripetere la sua creazione, se gli andava? Anche ammesso che gli altri esseri abbiano un aspetto diverso, sono comunque frutto della volontà divina. Il modello umano rientra perfettamente nella cornice dei princìpi che Lui ha stabilito con la forza della sua volontà. Sugli altri pianeti, Dio ha creato nella cornice di altri princìpi e quindi sono nate forme di vita diverse. In un modo o nell'altro, Dio ha creato secondo la sua immagine, perché il concetto di «ritratto» è da intendersi in senso metaforico: la creazione non corrisponde all'immagine riflessa di Dio, ma all'immagine che Lui aveva in mente quando si è messo all'opera.