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La Chiesa non ha faticato a elaborare questi concetti, ma il problema che le si presentava era di altra natura: se è vero che il cosmo è abitato da altre forme intelligenti, tutte create da Dio, deve esserci anche una storia legata al figlio di Dio su ogni pianeta? Gli abitanti di ogni mondo sono necessariamente peccatori, redenti dal sacrificio divino?

Si potrebbe anche ribattere che una specie creata da Dio non debba inevitabilmente diventare peccatrice. Su un pianeta lontano, se gli abitanti seguono le leggi divine, allora non è necessario un redentore. In tal caso si aprirebbe un problema complesso: se quest'altra specie ha sempre vissuto secondo la parola di Dio, allora, nella mente di Dio, è quella la specie migliore? Si sarebbe dimostrata più degna degli uomini, quindi Dio dovrebbe darle la precedenza. In questo modo, però, l'umanità diventerebbe una creazione di seconda classe, con precedenti penali, visto che è già stata espulsa una volta per indegnità morale. In maniera più drastica, si potrebbe dire: con l'umanità, Dio non ha fatto il suo capolavoro. Ha sbagliato. Non ha potuto impedire che l'umanità diventasse peccatrice, così si è visto costretto a sacrificare il figlio per cancellare la colpa. Una sorta di credito pagato col sangue. Quale padre fa una cosa simile a cuor leggero? Dio stesso deve essere arrivato alla conclusione che con l'umanità aveva fallito.

Gli scienziati postulano l'esistenza nell'universo di migliaia e migliaia di civiltà. Trovare galassie popolate esclusivamente da ragazzi modello sembra un po' inverosimile, quindi possiamo ipotizzare che almeno qualcuna delle altre specie sia peccatrice, e quindi che avrebbe bisogno di un redentore. Nella religione, problemi di questo genere non sono robetta, ma dogmi e princìpi. Non importa quanta colpa si porti su di sé, ma che la colpa ci sia. In altre parole: con Dio non si può mercanteggiare. Il tradimento della fiducia è il tradimento della fiducia. La pena è la pena e la redenzione è la redenzione.

Di conseguenza, la storia della redenzione si sarebbe dovuta ripetere molte volte. Ma si può essere certi che Dio, altrove, non abbia trovato altre strade per rimediare ai difetti della sua creazione? Magari senza far morire suo figlio? E così si presenta un nuovo problema: la morte di Cristo è stata dolorosa, ma imprescindibile perché è stata la via scelta da Dio e quindi l'unica possibile. Ma, se ci fossero state alternative, quella sarebbe rimasta l'unica via giusta? Come si può rappresentare l'infallibilità di Dio se Lui, su un pianeta, ritiene necessario il sacrificio del figlio per purificare la creazione e su un altro no? Sacrificare il figlio è stato un errore che Dio non voleva ripetere su altri pianeti? E che senso ha pregare un Dio che non tiene le cose saldamente in mano?

In senso stretto, dunque, il cristianesimo potrebbe accettare solo intelligenze che rivelano una storia della Passione. In caso contrario, a uscirne male sono o l'umanità o Dio. Ma neppure i custodi della dottrina cristiana possono immaginare un universo pieno di storie della Passione. E allora cosa resta?

La nostra unicità sulla Terra.

Dio ha destinato il mondo a noi. Noi siamo la specie divina col compito di sottomettere la Terra. Questo gii abitanti degli altri pianeti non lo possono cambiare, neppure se venissero qui. Questo è il nostro pianeta e gli altri hanno il loro. Su ogni mondo c'è una specie voluta da Dio.

Adesso però questo bastione è caduto. Gli yrr hanno distrutto gli ultimi concetti fondamentali del cristianesimo. Viene messo in discussione non soltanto il predominio umano, ma anche il progetto divino. Ancora peggio: anche se si accettasse che Dio ha creato sulla Terra due specie con lo stesso valore, allora o anche gli yrr hanno vissuto una storia della Passione, oppure vivono secondo i comandamenti divini. In caso contrario, si sarebbero resi peccatori, ma questo porta alla questione del perché Dio, nella sua furia, non li abbia puniti da tempo.

Inoltre gli yrr non vivono secondo i suoi comandamenti. La loro biochimica impedisce loro di seguire il quinto comandamento. Cosa che può significare che Dio: a) non esiste, b) non ha il controllo o c) quello che fanno gli yrr gli va bene. Allora avremmo commesso un errore antico quanto l'umanità. Non saremmo frutto di un progetto consapevole!

Le grandi religioni — cristianesimo, islam, ebraismo — si contorcono in simili pensieri. Mentre cercano di definire, analizzare, chiarire, le loro strutture sono crollate da tempo, trascinando con sé il marcio sistema finanziario delle Chiese, molto più dipendente dalla parola di Dio di quanto pensassimo. Invece il buddhismo e l'induismo, che accettano altre forme di vita, conoscono un seguito senza precedenti. I circoli esoterici sono in un periodo di piena fioritura, sorgono nuovi movimenti, le religioni arcaiche rinascono. Tra le vecchie sette, i mormoni si battono con onestà, e il loro Dio dice: «Ho creato infiniti mondi!» Ma neppure i mormoni sono in grado di spiegare perché Lui abbia fatto crescere due bambini nella stessa stanza dei giochi.

L'ultima che ho sentito è stata che un vescovo cattolico, insieme con una delegazione da Roma, sta percorrendo l'oceano in lungo e in largo, spargendo ovunque acqua santa e ordinando al demone di andarsene. Singolare. Siamo una specie abituata a deridere i fondamenti divini e a danneggiare la creazione, e ora ci proponiamo come suoi rappresentanti per ricondurre il nemico alla ragione. Abbiamo la faccia tosta di comportarci come avvocati di un creatore che non si fida più di noi. È come se volessimo predicare il Vangelo a Dio per dissuaderlo dal punirci.

Il mondo crolla.

L'ONU ha revocato agli Stati Uniti d'America il mandato per guidare le operazioni. Un altro atto d'impotenza. In molti Paesi l'ordine pubblico è crollato. Ovunque si guardi, ci sono orde di sbandati. Ovunque si arriva a conflitti armati. Il debole attacca il più debole, perché ormai gli uomini non sono più esseri disposti ad aiutare, bensì prigionieri della loro eredità animale. Chi è a terra diventa una preda, e le prede non mancano. Gli yrr non hanno distrutto le nostre città, ci hanno annientato interiormente: vaghiamo senza credere in nulla, bambini ripudiati e crudeli che sono rapidamente degenerati e cercano disperatamente un nuovo inizio.

Ma c'è anche la speranza. Emergono i primi segni di un cambiamento di mentalità nel concepire il nostro ruolo sul pianeta Terra. Molti cercano di comprendere la varietà biologica per capire i veri princìpi unificatori. In ultima analisi, è un processo che abbatte ogni gerarchia. L'uomo si è già chiesto quali effetti avrà sulla psiche dei suoi discendenti ereditare un mondo impoverito. Chi è in grado di decidere quale valore può avere una specie animale per lo spirito umano? Vorremmo boschi, barriere coralline e mari pescosi, aria pulita, fiumi e laghi limpidi. Se continuiamo a danneggiare la Terra e ad annientarne la varietà, distruggiamo una complessità che non comprendiamo e che non saremo mai in grado di sostituire. Le cose che distruggiamo rimangono distrutte. Chi vuole decidere a quale parte della natura possiamo rinunciare? Il segreto della rete di relazioni si rivela solo se la rete è intatta. Già una volta ci siamo spinti troppo oltre e la rete ha deciso di eliminarci. Per il momento, c'è una tregua. A qualsiasi decisione arrivino gli yrr, noi faremmo bene a renderla il più duratura possibile. Perché il trucco di Karen non funzionerà una seconda volta.

Oggi, nell'anniversario del naufragio, apro un giornale e leggo: «Gli yrr hanno cambiato il mondo per sempre.»

Lo hanno fatto davvero?

Hanno avuto una rilevante influenza sul nostro destino, ma di loro non sappiamo praticamente nulla. Crediamo di conoscere la loro biochimica, ma ciò significa davvero conoscerli? Da allora non li abbiamo più visti. Solo i loro segnali risuonano nel mare, incomprensibili perché non pensati per noi. Come fa una massa di gelatina a emettere suoni? Come li recepisce? Due domande tra le milioni che ci dovremmo porre. Le risposte spettano a noi. Solo a noi.