Ma questo, il Lord delle Ossa sembrava riluttante a farlo. La supremazia numerica dei bruti contava poco negli spazi ristretti in cui i due Guardiani della notte avevano deciso di affrontarli. Per tirarli fuori dalla caverna, i bruti sarebbero stati costretti ad attaccare due alla volta. Un altro del gruppo, però, si fece avanti sul suo cavallo, una delle donne guerriere chiamate “mogli di lancia”. «Noi siamo quattro-e-dieci contro due, corvo, e otto cani contro il tuo lupo» disse. «Combatti o corri, siete nostri lo stesso.»
«Fagli vedere» ordinò Rattleshirt.
La donna infilò la mano in un sacco chiazzato di sangue e tirò fuori un trofeo. Ebben era stato calvo come un uovo, così fu costretta a far penzolare il suo cranio mozzato reggendolo per un orecchio. «È morto con coraggio» ammise.
«Ma è morto» disse Rattleshirt. «Come voi due.»
Brandì la sua ascia bipenne da battaglia e la levò alta sopra la testa. Era un buon acciaio, con entrambi i tagli così affilati che scintillavano. Era appartenuta a Ebben, il quale non era stato uomo da trascurare le sue armi. Gli altri bruti vennero ad ammassarsi alle spalle del Lord delle Ossa, lanciando grida di scherno. Alcuni di loro scelsero Jon come bersaglio.
«È il tuo lupo quello lì, ragazzino?» disse un magrolino, sventolando la fionda. «Prima che il sole vada giù, diventerà la mia cappa.»
All’estremo della fila, un’altra moglie di lancia aprì la pelliccia sbrindellata che indossava, mostrando a Jon un pesante seno bianco. «Il bimbo vuole la sua mamma? Vieni un po’ a succhiare queste, ragazzino.»
Anche i cani stavano abbaiando.
«Cercano di provocarci per farci fare qualche sciocchezza» Qhorin diede a Jon una lunga occhiata. «Ricorda i tuoi ordini.»
«Mi sa che dobbiamo snidare i corvi» ruggì Rattleshirt al di sopra del clamore generale. «Piantiamogli un po’ di piume addosso.»
«No!» la parola affiorò dalle labbra di Jon Snow appena un attimo prima che gli arcieri lanciassero. «Ci arrendiamo!»
«Mi avevano avvertito che il bastardo era un codardo» la voce fredda di Qhorin il Monco risuonò alle sue spalle. «Ora vedo che è proprio così. Corri pure dai tuoi nuovi padroni, codardo.»
Con il viso che avvampava, Jon discese il pendio fino a dove Rattleshirt si trovava sul suo cavallo. Il bruto lo osservò attraverso i fori del teschio che usava come elmo: «Al popolo libero non servono i vigliacchi».
«Non è un vigliacco.» Uno degli arcieri si tolse l’elmo di pelle di pecora, da cui uscì una massa di capelli arruffati color rosso fiamma. «Questo è il bastardo di Grande Inverno che mi ha risparmiato. Lasciamolo vivere.»
Jon incontrò lo sguardo di Ygritte, ma non disse nulla.
«Lasciamolo morire» insisté il Lord delle Ossa. «Il corvo nero è un uccello ingannevole. Non mi fido.»
Sulle rocce incombenti, l’aquila spalancò le ali e spiccò il volo con un altro grido infuriato.
«L’uccello ti odia, Jon Snow» disse Ygritte. «Ha ragione. Era un uomo finché non lo hai ucciso.»
«Io non sapevo» disse onestamente Jon, cercando di ricordare la faccia dell’uomo che aveva ucciso sul passo. «Mi hai detto che Mance mi avrebbe accolto.»
«E lo farà» assicurò Ygritte.
«Mance non è qua» disse Rattleshirt. «Ragwyle, tiragli fuori le budella.»
La grossa moglie di lancia socchiuse gli occhi: «Se il corvo viene con il popolo libero, lascia che ci mostri quanto è bravo e se dice il vero».
«Farò qualsiasi cosa chiediate» parole che fu difficile pronunciare, ma Jon le disse comunque.
L’armatura di ossa di Rattleshirt risuonò ancora più forte quando lui rise: «E allora, bastardo… uccidi il Monco!».
«Come se potesse riuscirci» disse Qhorin. «Voltati, Snow, e muori!»
La spada lunga di Qhorin calò su di lui. Eppure, in qualche modo, Lungo artiglio schizzò in alto, intercettando il colpo. La violenza dell’impatto per poco non strappò la lama del bastardo dalla presa di Jon, facendolo arretrare barcollando. “Non dovrai esitare, qualsiasi cosa ti chiedano.” Jon passò a una presa a due mani, e partì al contrattacco. Il ranger veterano deviò il fendente con facilità. Tornarono a scontrarsi, mantelli neri che vorticavano, la forza della gioventù contro la selvaggia potenza dei colpi da mancino di Qhorin. La spada lunga del Monco sembrava essere da tutte le parti simultaneamente, grandinando da un lato e poi dall’altro, spingendolo indietro, sbilanciandolo. Jon cominciava già a sentire le braccia che s’irrigidivano.
Le zanne di Spettro si serrarono selvaggiamente intorno alla caviglia del Monco, ma lui riuscì comunque a restare in piedi. Ma per una frazione di secondo, si contorse, calando la guardia. Jon entrò con un fendente trasverso, facendo ruotare la lama. Qhorin era piegato in avanti, per un momento parve che il colpo di Jon non lo avesse raggiunto. Poi, una linea di lacrime rosse fece la sua comparsa sulla gola del grande ranger, lucente come una collana di rubini. Dopodiché il sangue zampillò come una fontana e Qhorin il Monco crollò.
Il muso di Spettro gocciolava rosso, invece solamente la punta della lama del bastardo era macchiata, negli ultimi centimetri. Jon trascinò via il meta-lupo e gli passò un braccio intorno al corpo. La luce stava già svanendo dagli occhi di Qhorin.
«… affilata» disse, sollevando le dita monche. La sua mano ricadde. E questa fu la fine.
“Lo sapeva…” Jon faceva fatica ad articolare i pensieri. “Sapeva quello che loro mi avrebbero chiesto di fare.”
Pensò a Samwell Tarly, a Grenn, a Edd l’Addolorato, a Pyp e a Toad rimasti al Castello Nero. Li aveva davvero perduti tutti, così come aveva perduto Bran, Rickon e Robb? Chi era lui, adesso? Che cosa era?
«Fatelo alzare.» Mani dure lo rimisero in piedi. Jon non si oppose. «Ce l’hai un nome?»
«Il suo nome è Jon Snow» fu Ygritte a rispondere per lui. «È sangue di Eddard Stark, di Grande Inverno.»
Ragwyle rise: «E chi ci pensava? Qhorin il Monco sgozzato dal cucciolo di un signorotto».
«Ora sgozziamo lui» era di nuovo il Lord delle Ossa, sempre in sella. L’aquila urlò di nuovo e volò a posarsi sul teschio che aveva in testa.
«Si è arreso» gli ricordò Ygritte.
«Non solo, ma ha ucciso il suo confratello» aggiunse un uomo dall’aspetto bonario, con in capo un mezzo elmo divorato dalla ruggine.
Rattleshirt si avvicinò, in un concerto di ossa: «Il lupo ha fatto il lavoro per lui. Un lavoro sporco. La morte del Monco spettava a me».
«E l’abbiamo visto tutti, quanto eri pronto a giocartela» lo derise Ragwyle.
«È un mostro» insisté il Lord delle Ossa. «E un corvo. Non mi piace.»
«Sarà anche un mostro» disse Ygritte «ma questo non ci ha mai fatto paura.»
Altri gridarono la loro approvazione. Dietro le cavità vuote del teschio ingiallito, lo sguardo di Rattleshirt rimase ostile. Ma alla fine, anche lui cedette. “Questo è veramente il popolo libero” si rese conto Jon.
Bruciarono il corpo di Qhorin il Monco là dov’era caduto. Lo bruciarono su una pira fatta di aghi di pino, arbusti e rami spezzati. Parte del legno era ancora verde, così arse lentamente, e con molto fumo, facendo salire un pennacchio nero nel cielo blu. Più tardi, Rattleshirt s’impossessò di alcune delle ossa annerite, mentre altri si giocarono ai dadi gli abiti del ranger. Ygritte vinse il suo mantello nero.
«Torniamo al Passo Skirling?» le chiese Jon. Non sapeva se sarebbe riuscito ad affrontare di nuovo quelle cime, né se il suo cavallo sarebbe sopravvissuto a un secondo attraversamento del valico.
«No, non c’è niente dietro di noi» lo sguardo di Ygritte era velato di tristezza. «A questo punto, Mance è già disceso lungo il Fiumelatte, e sta marciando verso la tua Barriera.»