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Dan Simmons

Il risveglio di Endymion

Questo libro è dedicato a Jack Vance, il nostro più abile creatore di universi.

È anche dedicato alla memoria del dottor Carl Sagan, scienziato, scrittore e maestro, che ha formulato con grande chiarezza i più nobili sogni dell’uomo.

Non siamo materia che aspetta, ma schemi che si perpetuano.

NORBERT WIENER, Cybernetics, or Control and Comrnunication in the Animal and the Machine

La natura universale ora modella dalla sostanza universale, come da cera, la forma di un cavallo; e quando l’ha disciolta, usa il materiale per un albero, poi per un uomo, poi per altro; e ciascuna di queste cose esiste per un tempo brevissimo. Ma non è sofferenza per il mezzo, l’essere disciolto, come non c’era stata sofferenza nel suo essere messo insieme.

MARCO AURELIO, Meditazioni

Ma qui è il dito di Dio, un lampo del volere onnipotente,

al di là d’ogni legge, che li creò e, guarda, esistono!

E non so se, salvo in questo, all’uomo sia concesso tale dono,

che da tre suoni lui compone non un quarto suono, ma una stella.

ROBERT BROWNING, Abt Vogler

Se ciò che ho detto non dovesse essere abbastanza chiaro, come temo, vorrò solo te nel luogo dove ho iniziato questa serie di pensieri. Ho iniziato vedendo come l’uomo sia formato dalle circostanze. E cosa sono le circostanze se non pietre di paragone del suo cuore? E cosa sono le pietre di paragone se non verifiche del suo cuore? E cosa sono le verifiche del suo cuore se non fortificatori o alteratori della sua natura? E cos’è la sua natura alterata, se non l’anima? E cos’era la sua anima prima di venire al mondo e avere quelle prove e alterazioni e perfezionamenti? Un’intelligenza senza Identità. E come sorge l’Identità? Per il tramite del Cuore? E come può il cuore diventare Mezzo, se non in un mondo di Circostanze? Qui ora penso che con Poesia e Teologia tu puoi ringraziare le tue Stelle che la mia penna non è molto verbosa…

JOHN KEATS, da una lettera al fratello

PARTE PRIMA

1

«Il papa è morto! Lunga vita al papa!»

Il grido echeggiò per tutto il cortile vaticano di San Damaso, subito dopo la scoperta, negli appartamenti papali, del corpo senza vita di papa Giulio XIV. Il Santo Padre era morto nel sonno. Nel giro di qualche minuto la notizia si diffuse nel gruppo di edifici male assortiti tuttora noto come Palazzo Vaticano e poi si sparse fuori, in tutto lo Stato del Vaticano, con la velocità di una scintilla elettrica in un ambiente di ossigeno puro. La notizia della morte del papa esplose nel complesso di uffici del Vaticano, balzò dalla gremita porta di Sant’Anna al Palazzo apostolico e all’adiacente Palazzo del governo, trovò orecchie attente tra i fedeli nella basilica di San Pietro, tanto da spingere l’arcivescovo celebrante messa a girare la testa per scoprire la causa di quei bisbigli e mormoni senza precedenti nella folla di fedeli; poi si riversò con i fedeli fuori della basilica e si diffuse nella più fitta folla in piazza San Pietro, dove da ottanta a centomila visitatori, turisti e funzionari della Pax, reagirono come una massa critica di plutonio spinta alla fissione.

Varcata la porta carraia principale dell’Arco delle Campane, la notizia accelerò alla velocità degli elettroni, poi raggiunse quella della luce e infine si precipitò fuori del pianeta Pacem e si propagò alla velocità della propulsione Hawking, mille volte superiore a quella della luce. Sul posto, appena fuori delle antiche mura del Vaticano, telefoni e comlog trillarono da un capo all’altro del massiccio Castel Sant’Angelo, montagna di pietra costruita in origine come mausoleo di Adriano e ora sede del Sant’Uffizio dell’Inquisizione. Per tutto il mattino, fra tintinnii di coroncine del rosario e fruscii di abiti talari inamidati, funzionari del Vaticano tornarono di corsa nei propri uffici per tenere d’occhio le linee criptate in attesa di una nota dall’alto. Trasmettitori personali squillarono, trillarono e vibrarono nell’uniforme e negli impianti di migliaia di amministratori della Pax, di comandanti militari, di politici e di funzionari della Pax Mercatoria. Entro trenta minuti dalla scoperta del corpo del papa, le agenzie d’informazione intorno al pianeta Pacem si misero in moto: prepararono le olocamere automatiche, misero in linea lo spiegamento di satelliti relè interplanetari, inviarono nell’ufficio stampa del Vaticano i loro migliori cronisti umani e rimasero in attesa. In una società interstellare sotto il controllo quasi assoluto della Chiesa, le notizie, per esistere, aspettavano non solo conferma indipendente, ma anche il permesso ufficiale.

Due ore e dieci minuti dopo la scoperta del corpo senza vita, la Chiesa confermò la morte di papa Giulio XIV, con un annuncio dell’ufficio del segretario di Stato del Vaticano, il cardinale Lourdusamy. In pochi secondi, l’annuncio registrato fu diffuso a ogni radio e olovisore sul brulicante pianeta Pacem. La popolazione di Pacem, un miliardo e mezzo di anime, tutti cristiani rinati che avevano accettato il crucimorfo, in gran parte impiegati nel Vaticano o nella smisurata burocrazia civile, militare e commerciale della Pax, si fermò ad ascoltare con un certo interesse.

Ancora prima dell’annuncio ufficiale, dodici delle nuove astronavi classe Arcangelo avevano lasciato le basi orbitali ed erano traslate da un capo all’altro della piccola sfera occupata dall’uomo nel braccio della galassia: il sistema di propulsione quasi istantaneo aveva ucciso gli equipaggi, ma le navi portavano al sicuro, in computer e transponder in codice, la notizia della morte del papa a una sessantina dei più importanti pianeti arcidiocesi e sistemi solari. Quelle navi corriere Arcangelo avrebbero riportato su Pacem, in tempo per l’elezione, alcuni dei cardinali con diritto di voto; ma quasi tutti gli elettori sarebbero rimasti sul proprio pianeta, evitando la morte nonostante la certezza della risurrezione, e avrebbero inviato invece il proprio wafer olografico interattivo criptato con l’eligo per il prossimo pontefice.

Altre ottantacinque navi classe Hawking della Pax, quasi tutte navi torcia ad alta accelerazione, si prepararono a raggiungere la velocità relativistica e a disporsi nella configurazione per il balzo, con un tempo di viaggio che andava da giorni a mesi, mentre il debito temporale relativo sarebbe andato da settimane a interi anni. Quelle navi sarebbero rimaste in attesa nello spazio di Pacem per i quindiciventi giorni standard necessari all’elezione del nuovo papa e poi avrebbero portato la notizia ai circa 130 sistemi della Pax meno importanti, dove arcivescovi si prendevano cura di altri miliardi di fedeli. Quei pianeti arcidiocesi a loro volta sarebbero stati incaricati di inoltrare a sistemi minori, a pianeti remoti e alla miriade di colonie nella Periferia, la notizia della morte del papa, della sua risurrezione e della sua rielezione.

Un’ultima flotta di più di duecento navette automatiche senza equipaggio fu tratta dai depositi nella gigantesca base asteroide della Pax nel sistema di Pacem: una volta inserito nei chip per i messaggi l’annuncio ufficiale della rinascita di papa Giulio e della sua rielezione, le navette avrebbero raggiunto la velocità necessaria alla propulsione Hawking e avrebbero portato la notizia a elementi della Flotta della Pax impegnati in pattugliamento o in combattimento contro gli Ouster, gli Espulsi, lungo la sfera difensiva detta Grande Muraglia, molto al di là dei confini dello spazio della Pax.

Papa Giulio era già deceduto otto volte. Aveva il cuore in cattive condizioni, ma non permetteva ai medici di rimetterlo in sesto, né con la chirurgia né con la nanoplastica. Era convinto che un papa dovesse vivere la propria vita naturale e che, alla sua morte, bisognasse eleggere un nuovo papa. Lui stesso era stato rieletto otto volte, ma non per questo aveva cambiato opinione.