Aenea sorrise. Nel turbinio di sabbia, le sagome scure si avvicinavano. «Dovrai prendere il comando del movimento di resistenza marziano» disse Aenea, con tono terribilmente serio. «Trova il modo di farcela, qualunque esso sia.»
«Ce la farò» disse Kassad. Il suo tono deciso pareggiava quello di Aenea.
«Consolida le varie tribù e le varie fazioni.»
«Ce la farò.»
«Stabilisci un’alleanza permanente con gli spaziali della Macchina da guerra.»
Kassad annuì. Ora le sagome scure erano a meno di cento metri da noi. Scorgevo le armi pronte.
«Proteggi la Vecchia Terra» disse Aenea. «Tieni lontano la Pax, a qualsiasi costo.»
Ero sorpreso. Anche Kassad rimase di sicuro sorpreso. Obiettò infatti: «Il sistema della Vecchia Terra, vuoi dire».
Aenea scosse la testa. «La Vecchia Terra, Fedmahn. Tieni lontano la Pax. Hai a disposizione circa un anno per consolidare il controllo di tutto il sistema solare. Buona fortuna.»
Si strinsero la mano.
«Tua madre era una donna brava e coraggiosa» disse il colonnello. «Tenevo in gran conto la sua amicizia.»
«E lei la tua.»
Le sagome scure si avvicinavano ancora, tenendosi al riparo dei massi e delle dune. Il colonnello Kassad si diresse verso di loro, tenendo alta la destra e nell’incavo del braccio, con noncuranza, il fucile d’assalto.
Aenea mi si accostò e mi prese di nuovo la mano. «Fa freddo, vero, Raul?»
Faceva freddo. Ci fu un lampo di luce simile a un colpo indolore alla nuca e fummo di nuovo sul ponte di comando della Yggdrasill. I nostri amici arretrarono alla nostra comparsa: la paura della magia è dura a morire, in una specie. Marte continuò a girare, rosso e freddo, al di là dei rami e del campo di contenimento.
«Quale rotta, reverenda maestra?» domandò Het Masteen.
«Vai solo dove possiamo vedere chiaramente le stelle» rispose Aenea.
29
La Yggdrasill proseguì. L’Albero della Sofferenza, la chiamava il suo capitano templare Vera Voce dell’Albero Het Masteen. Non avrei potuto dargli torto. Ogni balzo costava altra energia alla mia Aenea, alla mia cara, povera, esausta Aenea, e ogni distacco riempiva con una crescente riserva di tristezza la sempre più sfruttata pozza di energia. E intanto lo Shrike se ne stava, inutile e solo, sull’alta piattaforma, come un orribile bompresso su una nave condannata o un macabro angelo tenebroso in cima a un malinconico albero di Natale.
Lasciato su Marte il colonnello Kassad, la nave-albero traslò e si pose in orbita intorno a Patto-Maui. Il pianeta era in rivolta, ma si trovava nel cuore dello spazio della Pax, perciò mi aspettavo che orde di navi da guerra venissero a intimarci l’alto là; invece, nelle poche ore che restammo in quel sistema solare, non subimmo nessun attacco.
«Uno dei vantaggi dell’assalto contro la biosfera Albero Stella» disse Aenea, con triste ironia. «Per formare l’armada hanno requisito quasi tutte le navi da guerra dei sistemi più interni.»
La persona destinata a fermarsi su Patto-Maui era Theo. Aenea la prese per mano e io le accompagnai.
Battei le palpebre per eliminare gli effetti dell’accecante lampo luminoso: eravamo su un’isola mobile con gli alberi-vela gonfi di caldo vento tropicale, tra mare e cielo di un azzurro da togliere il fiato. Altre isole mantenevano la stessa andatura e i delfini battistrada lasciavano bianche scie ai lati del convoglio.
Sull’alta piattaforma c’erano alcune persone. Parvero confuse per la nostra apparizione, ma non si allarmarono. Theo abbracciò l’uomo alto e biondo che venne ad accoglierci in compagnia della moglie, una donna dai capelli scuri.
«Aenea, Raul, sono lieta di presentarvi Merin e Deneb Aspic-Coreau.»
«Merin?» dissi. Notai nella stretta di mano la forza di quell’uomo.
Merin sorrise. «Dieci generazioni mi separano da quel Merin Aspic, ma sono un suo discendente diretto. Come Deneb discende dalla nostra famosa Siri.» Posò la mano sulla spalla di Aenea. «Come avevi promesso, sei tornata. E hai portato con te la nostra più fiera combattente.»
«Sì, l’ho portata» disse Aenea. «E dovete tenerla al sicuro. Nei prossimi mesi non dovrete avere contatti con la Pax.»
Deneb Aspic-Coreau si mise a ridere. Era forse la donna più bella e più in forma che avessi mai visto. «A dire il vero, maestra, scappiamo per salvare la pelle. Per tre volte abbiamo tentato di distruggere le piattaforme petrolifere a tre correnti e per tre volte ci hanno battuti come tommifalchi. Adesso ci auguriamo solo di raggiungere l’Arcipelago equatoriale, nasconderci fra le isole migranti e poi riorganizzarci alla base sottomarina di Lat Zero.»
«Proteggetela a tutti i costi» ripeté Aenea. Si rivolse a Theo. «Sentirò la tua mancanza, amica mia.»
Theo Bernard cercava chiaramente di trattenere le lacrime, ma non ci riuscì e abbracciò forte Aenea. «Tutto questo tempo… è stato bello» disse, staccandosi. «Prego che tu abbia successo. E prego che tu fallisca… per il tuo stesso bene.»
Aenea scosse la testa. «Prega per il nostro completo successo.» Alzò la mano in segno di saluto e tornò con me alla piattaforma inferiore.
Sentivo l’intossicante profumo sale-e-pesce del mare. Il sole brillava con tale intensità da farmi socchiudere gli occhi, ma la temperatura dell’aria era perfetta. L’acqua sulla pelle dei delfini era chiara come il sudore sulle mie braccia. Non avrei avuto difficoltà a rimanere per sempre su quel pianeta.
«Dobbiamo andare» disse Aenea. Mi prese la mano.
Mentre uscivamo dal pozzo gravitazionale di Patto-Maui, comparve sul radar una nave torcia, ma non ce ne preoccupammo. Aenea, da sola sul ponte di comando, fissava le stelle.
Mi avvicinai a lei.
«Riesci a sentirli?» mormorò Aenea.
«Gli astri?»
«I pianeti. Le popolazioni sui pianeti. I loro segreti e i loro silenzi. Tutti quei battiti di cuore.»
Scossi la testa. «Quando non mi concentro su qualcosa d’altro» dissi «sono ancora tormentato da voci e immagini provenienti da altri luoghi. Da altri tempi. Mio padre a caccia nelle brughiere in compagnia dei suoi fratelli. Padre Glauco scaraventato incontro alla morte da Rhadamanth Nemes.»
Aenea mi guardò. «L’hai visto?»
«Sì. È stato orribile. Padre Glauco non poteva vedere chi l’aveva assalito. La caduta… le tenebre… il gelo… i momenti di dolore prima della morte. Padre Glauco si era rifiutato di accettare il crucimorfo. Per questo la Chiesa lo aveva inviato su Sol Draconis Septem, in esilio fra i ghiacci.»
«Sì. Negli ultimi dieci anni ho toccato varie volte quei suoi ultimi ricordi. Ma ci sono altri ricordi di padre Glauco, Raul. Ricordi belli e pieni di calore umano… pieni di luce. Mi auguro che tu li trovi.»
«Voglio solo che le voci smettano» dissi sinceramente. «Tutto questo…» Indicai la nave-albero, le persone che conoscevamo, Het Masteen ai comandi. «Tutto questo è troppo importante.»
Aenea sorrise. «Tutto è troppo importante. Ecco il maledetto guaio, no?» Tornò a guardare le stelle. «No, Raul, ciò che devi udire prima di muovere un passo non è la risonanza del linguaggio dei morti, e neppure dei vivi. È… l’essenza delle cose.»
Esitai, per non fare la figura da sciocco, ma poi recitai:
Intervenne Aenea:
Sorrise di nuovo. «Chissà come sta zio Martin. Trascorre gli anni nel gelo dell’animazione sospesa? Sbraita contro quei poveracci dei suoi servi androidi? Lavora sempre per completare i Canti? Nei miei sogni non riesco mai a vedere zio Martin.»
«Sta morendo» dissi.
Aenea mi guardò, sorpresa e sconvolta.
«L’ho sognato… l’ho visto… stamattina. Si è fatto decongelare per l’ultima volta, così ha detto ai suoi fedeli servitori. I macchinari lo tengono in vita. Ormai il trattamento Poulsen è inefficace. Resterà…»