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«Tutto questo banco di amplificatori è regolato per contenere un'esatta descrizione elettronica di un uomo: la sua struttura fisica, fino all'ultima particella mobile dell'ultimo atomo dell'ultima molecola dell'ultima cellula all'estremità dell'unghia del suo dito mignolo. Quindi conosce il tempo e il volume della sua reazione nervosa, la portata e la natura dei suoi riflessi, la capacità elettrica di ogni cellula del suo cervello. Sa tutto ciò che deve sapere, in modo da poter dire a un'altra macchina come deve costruire quell'uomo.

«Si tratta di un uomo chiamato Sam Latourette, ma potrebbe essere chiunque altro. È il nostro uomo-standard. Quando lo scanner del trasmettitore di materia la converte in una serie di flussi d'elettroni, l'informazione viene registrata su di un nastro. E passa anche lì dentro, in modo che possiamo leggere le differenze tra lei e l'uomo-standard. Così abbiamo un controllo, quando ci occorre un'esatta modulazione del segnale. È appunto ciò che faremo oggi. Faremo il sondaggio iniziale, in modo da avere una registrazione di controllo e una lettura differenziale da usare, quando domani trasmetteremo.»

— Trasmetterete che cosa?

— Lei.

— Dove?

— Le ho già detto anche questo. Sulla Luna.

— Così, semplicemente? Niente razzi, niente conto alla rovescia? Solo un mucchio di tubi che crepitano e, toc!, eccomi sulla Luna, come una radiofoto tridimensionale. — Barker sorrise. — La scienza è proprio grande!

Hawks lo guardò impassibile. — Qui non organizziamo un concorso di virilità, Barker. Lavoriamo e basta. Non è necessario che lei tenga la guardia alzata continuamente.

— Saprebbe riconoscere un concorso del genere se ne vedesse uno, dottore?

Sam Latourette, che era arrivato alle loro spalle, ringhiò: — Stia zitto, Barker!

Barker si girò, disinvolto. — Gesù, amico, non sono stato io a divorare il suo bambino.

— Tutto a posto, Sam — fece paziente Hawks. — Al Barker, questo è Sam Latourette. Il dottor Samuel Latourette.

Barker lanciò un'occhiata agli amplificatori. — Ci siamo già conosciuti — disse poi a Latourette, tendendogli la mano.

— Non è molto spiritoso, Barker.

Barker riabbassò la mano. — Non faccio di professione l'attor comico. E lei chi è… la madre di famiglia?

— Ho dato un'occhiata al suo fascicolo che ci ha mandato l'ufficio personale — disse Latourette, pesantemente. — Volevo vedere quali probabilità aveva di esserci utile. E voglio che lei ricordi bene una cosa. — Latourette aveva abbassato la testa, affondando quasi il collo tra le spalle massicce, e la sua faccia sembrò allargata dai solchi paralleli di pelle giallognola, ai lati della mascella. — Quando parla con il dottor Hawks, lei parla con l'unico uomo al mondo che poteva costruire questo. — Con un gesto indicò le gallerie, i ponti, la fila degli amplificatori, il trasmettitore che giganteggiava sul fondo. — Parla a un uomo che è lontano dal caos mentale, da ciò che lei e io consideriamo il normale errore umano, quanto lei è lontano da uno scimpanzé. Non è in grado di giudicare la sua opera né di farne commenti spiritosi. I suoi piccoli capricci personali non possono interessare al dottor Hawks. Lei è stato chiamato qui per svolgere un lavoro, esattamente come tutti noi. Se non se la sente di svolgerlo senza creare fastidi al dottor Hawks, se ne vada… non gli renda il fardello più pensante. Ha già tante cose cui pensare. — Latourette lanciò a Hawks un'occhiata profonda. — Anche troppe. — Inarcò le spalle, dondolando le braccia, guardingo. — Sono stato chiaro?

Barker guardò Latourette con un'espressione attenta, spassionata. Si era bilanciato in modo che il peso non gravasse sulla gamba artificiale, ma non mostrava altri segni di tensione. Era mortalmente calmo.

— Sam — disse Hawks — voglio che tu sovraintenda alle prove del ricevitore del laboratorio. È necessario provvedere subito. Poi ho bisogno di un controllo dei dati telemetrici dalla torre di collegamento e dal ricevitore lunare. Fammelo sapere, non appena avrai terminato.

Barker guardò Latourette che si voltava e si avviava silenzioso lungo la fila degli amplificatori, verso la piattaforma ricevente. Là un gruppo di tecnici stava osservando al fluoroscopio una serie di oggetti che venivano inviati da un'altra squadra.

— Venga con me, prego — disse Hawks a Barker, e s'incamminò lentamente verso il tavolo su cui stava la tuta.

— Dunque, qui dentro, parlano così di lei — fece Barker, guardandosi intorno mentre camminava. — Non mi meraviglio più che si spazientisca tanto quando è fuori, alle prese con il vasto mondo.

— Barker, è molto importante che lei s'interessi esclusivamente di quel che deve fare. È interamente estraneo all'esperienza umana, e se vuole riuscire, deve recepire molte cose. Cerchiamo di lasciar fuori le nostre personalità, nei limiti del possibile.

— E quel suo fedelissimo? Latourette?

— Sam è un ottimo elemento — disse Hawks.

— E questa è la sua giustificazione.

— È la ragione della sua presenza qui. Normalmente, dovrebbe essere in una clinica, imbottito di sedativi per sopportare i dolori. È affetto da un cancro inoperabile. Tra un anno sarà morto.

Avevano superato la bassa muraglia di grigie cabine d'acciaio. Barker girò la testa di scatto. — Oh — fece. — Ecco perché è l'uomo-standard, là dentro. Un niente che divora la carne. Vita eterna.

— Nessun uomo normale vuole morire — disse Hawks, toccando la spalla di Barker, e guidandolo gentilmente verso la tuta. Gli esperti della Marina lanciarono occhiate di sottecchi a Barker solo dopo essersi guardati intorno per scoprire se i colleglli li osservavano, in quel momento. — Altrimenti, il mondo sarebbe pieno di suicidi.

2

Hawks non presentò Barker ai tecnici. Indicò la tuta, quando si accostò alla tavola. — Dunque, questo è ciò che possiamo fare di meglio per lei, come protezione. Lei s'infila nella tuta, lì sul tavolo, e poi la trasporteranno nel trasmettitore. Verrà trasmesso per raggio al ricevitore lunare con quella addosso… Una volta arrivato, si accorgerà che è comoda e facile da manovrare. Dispone di mezzi a energia, attivati dalle varie pressioni che eserciterà con il corpo. La tuta si adatterà a tutti i suoi movimenti. Mi hanno detto che è come nuotare. Avrà a disposizione una scelta di utensili che sappiamo le serviranno, e parecchi altri che pensiamo possano rendersi necessari. È una delle cose che lei dovrà dirci, dopo, se potrà. È importante che si familiarizzi a dovere con il funzionamento della tuta… è quasi tutto automatico, ma è meglio esserne certi. Ora vorrei che l'indossasse, in modo che il guardiamarina e i suoi uomini qui presenti possano controllare, per fare in modo che lei non abbia difficoltà.

L'ufficiale della Marina che comandava il gruppetto di specialisti si fece avanti. — Mi scusi, dottore — disse. — Mi è stato comunicato che il volontario ha un arto artificiale. — Si rivolse a Barker. — Le dispiace togliersi i calzoni, signore?

Hawks sorrise, impacciato. — Le reggerò la giacca — disse.

Barker si guardò intorno. La fronte gli s'imperlò di sudore freddo. Consegnò la giacca a vento a Hawks senza girare la faccia verso di lui, si slacciò la cintura e si sfilò i calzoni. Poi li resse tra le mani, guardò Hawks, li arrotolò in fretta e li depose sull'orlo della tavola.

— E ora, se si sdraia nella tuta, signore, vedremo quali adattamenti sono necessari. — Il guardiamarina fece un cenno ai suoi, che si strinsero intorno a Barker, lo sollevarono di peso e lo deposero, disteso sul dorso, dentro la tuta aperta. Barker rimase rigido, a guardare verso l'alto, e il guardiamarina disse: — Si muova, prego… Dobbiamo accertarci che i suoi muscoli stabiliscano contatti con tutte le lastre a pressione dei servomotori.