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«Ma io avevo una scelta. Dovevo decidere se dovevo fare come i miei compagni di classe che guardavano alla finestra e ridevano della signora Cramer, e se dovevo perdere tempo lì, tutti i giorni, ignorando l'intera faccenda, e dovevo ignorarla, o mettermi a piangere… e poi rovistare nella biblioteca pubblica alla ricerca di testi scientifici per imparare da solo. Questo significava abbandonare la strada che avevano preso i miei compagni di classe, e stare a guardare mentre loro si perdevano. Dovevo scegliere se restare insieme ai miei simili, o andarmene per la mia strada, sapendo che io nuotavo mentre loro annegavano.

«Decisi di salvarmi. Dopo un po', cominciai a dirmi che, se tra loro c'erano dei fisici in embrione, all'università si sarebbero rimessi in carreggiata. Avevo cercato di aiutarne alcuni, ma poi mi accorsi che a loro non interessava più conoscere perché le soluzioni dei problemi erano quelle che erano. Se vogliono davvero vivere, mi dissi, troveranno l'energia per nuotare. Se nessuno di loro nuota, allora, ipso facto, nessuno è veramente taglito per diventare scienziato.» Hawks sorrise, e un'ombra gli passò negli occhi. — La vita e la scienza erano ugualmente importanti per me, quand'ero ragazzo. Erano quasi la stessa cosa.

— E adesso? — chiese Elizabeth.

— Non sono più un ragazzo. Non ho quindici anni.

— È questa la tua risposta?

— Posso dire la stessa cosa con un maggior numero di parole. Ho un lavoro che deve essere fatto da me, perché l'ho ideato io. Adesso non posso tornare indietro e cambiare il ragazzo che ero. Riesco a vederlo: vedo i suoi errori, oltre alle sue decisioni giuste. Ma io sono l'uomo che è uscito tanto dagli errori quanto dalle scelte che un adulto approverebbe. Devo continuare a lavorare, così come sono. Non posso fare altro… non posso stare continuamente a giudicare me stesso. Un pezzo di carbonio non può modificare la propria struttura. È un diamante o un carbone… e non sa neppure cosa sia un diamante o un carbone. Tocca a qualcun altro giudicarlo.

Rimasero seduti a lungo senza parlare, Hawks con il bicchiere vuoto del brandy posato sul tavolino, accanto alle gambe allungate, ed Elizabeth che lo osservava dalla finestra, con una guancia appoggiata contro le ginocchia ripiegate.

— Adesso? — Hawks sorrise, da una grande distanza. — No… Pensavo a qualcosa d'altro. Pensavo a come si fanno le radiografie.

— E cioè?

Hawks scosse il capo. — È complicato. Quando un medico sottopone un malato alla radiografia, ottiene una lastra che mostra le macchie nei polmoni, o il calcio nelle arterie, o il tumore nel cervello. Ma per guarire quell'uomo, il medico non può prendere le forbici e ritagliare via la macchia dalla lastra. Deve prendere in mano un bisturi, e deve decidere se potrà arrivare al male senza tagliare una parte dell'organismo che non può essere tagliata. Deve decidere se il suo bisturi è abbastanza affilato per distaccare i tessuti maligni da quelli sani, o se nell'uomo il male si riformerà partendo da quello che sarà rimasto… se quell'individuo dovrà venire operato ancora chissà quante volte. Tagliuzzare la lastra radiografica non serve a nulla. Lascia solo un buco nella celluloide. E anche se vi fosse un sistema per modificare l'apparecchio in modo che non radiografasse il male, e se vi fosse un sistema per dar vita alla lastra, questa avrebbe comunque un buco dov'era il male, come se il chirurgo l'avesse aggredita con il bisturi. Morirebbe a causa della ferita.

«Perciò, sarebbe necessaria una lastra radiografica le cui sostanze chimiche non soltanto non riproducessero il male, ma riproducessero al suo posto i tessuti sani. Ci vorrebbe un apparecchio capace di riordinare intelligentemente i granuli d'argento sulla pellicola. E chi potrebbe costruire un apparecchio del genere? Come posso riuscirci, Elizabeth? Come farò a costruire una macchina così?»

Elizabeth gli sfiorò la mano, sulla porta. Le dita di Hawks fremettero. Lei disse: — Ti prego, chiamami ancora, appena puoi.

— Non so quando potrò — rispose Hawks. — Questo… questo progetto di cui mi occupo mi porterà via molto tempo, se andrà bene.

— Chiamami appena puoi. Se non sono qui, mi trovi a casa.

— Ti chiamerò. — Mormorò: — Buonanotte, Elizabeth. — Teneva la mano abbandonata lungo la gamba: il braccio cominciò a tremare. Si voltò prima che lei lo sfiorasse di nuovo e scese rapidamente le scale, mentre l'eco dei suoi passi lo seguiva, goffamente.

PARTE QUINTA

1

La mattina dopo Hawks era seduto nel suo ufficio quando Barker bussò all'uscio ed entrò. — La guardia al cancello mi ha detto di venire qui. — Misurò con gli occhi il volto di Hawks. — Ha deciso di licenziarmi, o qualcosa del genere?

Hawks scosse il capo. Chiuse il fascicolo che stava in cima al grosso mucchio sulla scrivania, e indicò l'altra sedia. — Si accomodi, prego. Deve pensare a parecchie cose, prima di andare in laboratorio.

— Sicuro. — L'espressione di Barker si rilassò. Si avviò sul pavimento nudo, a colpi secchi dei tacchi degli stivali. — E a proposito, buongiorno dottore — aggiunse, sedendo e accavallando le gambe. La rotula metallica spiccava nettamente sotto la stoffa di canapa tesa sul ginocchio.

— Buongiorno — fece laconico Hawks. Aprì il fascicolo e ne estrasse un grosso foglio piegato, lo allargò sul piano della scrivania, di fronte a Barker.

Senza guardarlo, Barker disse: — Claire vuole sapere che cosa sta succedendo.

— Gliel'ha detto?

— Quelli dell'FBI mi hanno forse qualificato come uno sciocco?

— Non per quello che li riguarda.

— Spero che la sua risposta sia identica. Mi limitavo a segnalarle un fatto che potrebbe interessarle. — Barker sorrise. — Mi è costato una notte di sonno.

— È capace di produrre un massimo sforzo fisico per cinque minuti, questo pomeriggio?

— Se non ne fossi capace, lo direi.

— Benissimo, allora. Cinque minuti. Ora… ecco dove andrà. — Toccò la mappa. — Questa è la parte esplorata sull'altra faccia della Luna.

Barker aggrottò la fronte e si sporse a guardare le linee segnate nettamente, il rettangolo di territorio circondato da aree schizzate a tratti leggeri e segnati dalla scritta «Mancano dati attendibili.»

— Un territorio accidentato — disse. Poi alzò la testa. — Esplorato?

— Rilevamenti topografici. La Marina ha un avamposto che si trova lì. — Hawks puntò il dito su di un minuscolo quadratino. — Appena oltre l'orlo del disco visibile alla massima librazione. E qui… — indicò un cerchio irregolare un poco più grande, distante mezzo centimetro — è dove andrà lei.

Barker inarcò un sopracciglio. — E i russi non ci trovano niente da ridire?

— L'intera carta — disse paziente Hawks — copre settantacinque chilometri quadrati. Le installazioni della Marina e il luogo dove andrà lei sono contenuti in un'area di circa un chilometro quadrato. In pratica, sono le uniche formazioni non naturali visibili dall'alto. Le altre sono il ricevitore di materia accanto alla base della Marina e una torre di collegamento presso l'orlo del disco visibile. Sono camuffati… tutti, tranne il posto dove andrà lei, che non si può nascondere. Ma le radiofoto trasmesse il mese scorso dal razzo circumlunare russo inquadrano un'area di almeno cinquecentomila chilometri quadrati di superficie lunare. Lei riuscirebbe a vedere una mosca sulla torre televisiva dell'Empire State Building? Con un paio di occhiali sporchi?

— Ci riuscirei, se fossi lassù con la mosca.

— Ma i russi non ci sono. Pensiamo che abbiano un'installazione telemetrica automatica, da qualche parte, sulla faccia visibile della Luna, e prevediamo che l'anno prossimo mandino lassù degli uomini. Non l'abbiamo ancora trovata, ma secondo le predizioni statistiche la loro base dovrebbe essere a circa novemila chilometri dalla nostra installazione. Non credo che dobbiamo preoccuparci di chiedere permesso a nessuno, per proseguire con il nostro programma. Comunque, noi siamo lì, ed è là che andrà lei oggi… Adesso lasci che le spieghi com'è accaduto.