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Claire Pack stava a guardarli in cima alla scala che portava al prato. Indossava un costume da bagno intero, tagliato alto alle cosce, e teneva le mani posate leggermente sui fianchi. Quando Connington spense il motore e i tre scesero dalla macchina, inarcò un sopracciglio. Le spalline sottili le pendevano dalle braccia.

— Bene, dottore — disse a voce bassa, in tono serio, contraendo le labbra — mi domandavo proprio quando saresti tornato da queste parti.

Connington girò dall'altra parte della macchina, le sorrise guardingo e disse: — Doveva portare a casa Al. Sembra che ci sia stato qualche piccolo intoppo nella procedura, stamattina.

Claire lanciò un'occhiata di sbieco a Barker, che stava alzando la porta del garage con movimenti bruschi, precipitosi, delle braccia e del corpo, e concentrava tutta l'attenzione su ciò che stava facendo. Si passò la lingua tra i denti e chiese: — Di che genere?

— Questo non lo so. Perché non lo domandi a Hawks? — Connington prese un sigaro dall'astuccio. — Quel costume mi piace molto, Claire — disse. Salì i gradini al trotto, sfiorandola nel passare. — È una giornata afosa. Credo che cercherò un paio di calzoncini e farò anch'io una nuotata. Intanto, tu potrai farti una bella chiacchierata con i ragazzi. — Si avviò svelto verso la casa, poi si fermò, accese il sigaro, lanciò un'occhiata al di sopra delle mani raccolte a coppa, ed entrò.

Barker risalì in macchina, l'avviò, innestò la marcia ed entrò in garage, a muso in avanti. Il rombo imprigionato dello scappamento tuonò con violenza e poi si spense nel silenzio.

— Credo che si riprenderà — disse Hawks.

Claire lo squadrò, con un'espressione di aperta innocenza. — Oh? Vuoi dire che tornerà normale?

Barker riabbassò la porta del garage e passò davanti a Hawks, a testa bassa, infilandosi in tasca le chiavi della macchina. Levò di scatto la testa verso Claire, mentre saliva. — Vado di sopra. Forse dormirò. Non svegliarmi. — Si girò a mezzo, verso Hawks. — Immagino che lei dovrà restare qui, a meno che voglia farsi un'altra camminata. Ci aveva pensato, dottore?

— E lei ci aveva pensato? Resterò fino a quando si sveglierà. Voglio parlare con lei.

— Le auguro buon divertimento, dottore — disse Barker, e se ne andò, seguito dallo sguardo di Claire. Poi la donna tornò a fissare Hawks. Non aveva ancora mosso un piede o una mano.

Hawks disse: — È successo qualcosa. Non so bene che cosa significhi.

— E ne sei preoccupato, Ed — disse lei: il suo labbro inferiore luccicava. — E intanto, sei l'unico rimasto lì.

Hawks sospirò. — Salirò anch'io.

Claire Pack sorrise ironicamente.

— Vieni a sederti con me sull'orlo della piscina — disse, quando lo scienziato fu arrivato in cima alla scala. Si girò prima che potesse risponderle, e lo precedette lentamente, con il braccio destro abbandonato lungo il fianco. Protese la mano, l'alzò per sfiorare la mano di Hawks. Poi rallentò il passo, in modo che fossero fianco a fianco e alzò lo sguardo verso di lui. — Non ti dispiace, vero? — chiese gentilmente.

Hawks guardò per un momento le loro mani, e in quell'istante Claire gli insinuò le dita nel palmo. Lui disse lentamente: — No… no, non mi dispiace — e chiuse la mano intorno alla mano della donna.

Claire sorrise. — Ecco — disse, in tono sommesso, quasi infantile.

Si avviarono verso il bordo della piscina e si fermarono a guardare l'acqua.

— Connington ha impiegato molto tempo a farsi passare la sbronza, l'altro giorno? — chiese Hawks.

Claire rise, vivacemente. — Suvvia… in realtà vuoi sapere perché lo lascio stare ancora qui, dopo quelle sue minacce feroci? Risposta: perché no? Cosa può fare, in realtà? — La sua occhiata in tralice venne accompagnata da un movimento aggraziato della testa e delle spalle, così che i capelli balenarono nel sole, e gli occhi apparvero semivelati dietro lo scintillio delle ciglia. — Oppure credi che sia vittima del suo fascino ipnotico? — chiese Claire con un falso orrore che le fece spalancare gli occhi e contrarre le labbra in un broncio scarlatto.

Hawks continuò a fissarla negli occhi. — No, non credo.

Claire sbatté graziosamente le palpebre, schiuse la bocca in una sommessa risata mormorante. Si tese verso Hawks, e gli posò sul braccio l'altra mano. — Devo considerarlo un omaggio? Al mi dice che è difficile indurti a fare conversazione su cose frivole.

Hawks si posò la mano destra intorno al polso sinistro, con le mani goffamente incrociate. — Che altro ti ha detto Al del suo lavoro? — domandò.

Claire gli guardò il braccio, poi disse, in tono serio e confidenziale: — Sai, se ti vengo troppo vicina, puoi sempre tuffarti in piscina. — Poi sorrise di nuovo tra sé, tenendo il viso rivolto verso di lui: liberò le mani, e si sdraiò su un fianco, tra l'erba, piegando la testa per osservare la superficie dell'acqua. — Chiedo scusa — disse, senza alzare gli occhi. — L'ho detto solo per vedere se avresti sussultato. Connie ha ragione sul mio conto, lo sai?

Hawks si accosciò, rigidamente, accanto a lei, guardandola di profilo. — In che senso?

Claire immerse un mano nell'acqua azzurra e la mosse avanti e indietro, e mille bollicine argentee presero a scorrere tra le sue dita divaricate. — Basta che conosca un uomo da qualche minuto, perché non resista alla tentazione di cercare di entrargli nel sangue — rispose in tono riflessivo. — Devo farlo a ogni costo. Per misurarlo, forse, diresti tu. — Girò di scatto il volto verso Hawks. — E puoi anche dire che è un lapsus freudiano, se vuoi. — Poi girò di nuovo la testa. Una scia di gocciole d'acqua sparpagliate sul bordo in cemento della piscina cominciò a contrarsi sotto il sole. La voce di Claire era ridiventata meditabonda e misteriosa. — Sono fatta così.

— Davvero? Oppure lo dici perché questo fa parte del processo? Dici sempre tutto per far sensazione, vero?

Il viso di Claire si girò con lentezza, questa volta: lo guardò con un sorriso lievemente sfumato di cinismo. — Sei molto sveglio, no? — Poi s'imbronciò. — Sei sicuro che io meriti tanta attenzione? Dopotutto, che cosa ci guadagni? — inarcò le sopracciglia e conservò quell'espressione, mentre il sorriso si allargava a poco a poco sulle sue labbra.

— Io non decido mai quello che mi deve interessare — disse Hawks. — Prima, qualcosa mi rende perplesso. Poi lo studio.

— Devi avere degli istinti curiosi allora, non è così? — Claire rimase in attesa di una risposta. Hawks non disse nulla. Lei aggiunse: — In molti sensi della parola, suppongo. — Hawks continuò a guardarla serio serio, e l'espressione della donna perse lentamente di vivacità. All'improvviso si girò sul dorso, con le caviglie rigidamente incrociate, si posò le mani sui muscoli delle cosce. — Io sono la donna di Al — disse rivolta al cielo.

— Quale Al? — chiese Hawks.

— Che cosa gli sta succedendo? — domandò lei di rimando, muovendo solo le labbra. — Che cosa gli fai?

— Non lo so, esattamente — disse Hawks. — Aspetto di scoprirlo.

Claire si levò a sedere e si girò per guardarlo in faccia: i seni si muovevano sotto il costume allentato. — Hai una specie di coscienza? — chiese. — C'è qualcuno che non sia indifeso, davanti a te?

Hawks scosse il capo. — La domanda non è valida. Io faccio quello che devo fare. Nient'altro.

Claire sembrava quasi ipnotizzata. Si fece un poco più vicina.

— Voglio andare a vedere se Al sta bene — disse Hawks, alzandosi.

Claire inarcò il collo e levò lo sguardo verso di lui. — Hawks — mormorò.

— Scusami, Claire. — Lo scienziato girò intorno alle gambe della donna e si avviò verso la casa.

— Hawks — ripete lei, con voce rauca. La parte superiore del costume da bagno era scivolata quasi completamente giù dai seni. — Questa notte dovrai prendermi.