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L'uomo non si fermò.

— Hawks… ti avverto!

Hawks spalancò la porta e scomparve oltre la vetrata inondata dal sole.

5

Com'è andata? — rise Connington, dalle ombre del bar, all'estremità opposta del salone. Venne avanti: portava un paio di calzoncini stampati, e la cintura stretta gli faceva delle grinze alla pelle dello stomaco. Teneva sul braccio una camicia da spiaggia ripiegata e reggeva una caraffa di peltro e due bicchieri. — Visto da qui, è un po' come un film muto — disse indicando con un cenno del capo la parete di vetro che guardava sul prato e la piscina. — Magnifico per l'azione, ma un po' scarso come dialoghi.

Hawks si voltò a guardare. Claire era ancora seduta, e guardava in direzione di quella che doveva essere una barriera di immagini riflesse e lampeggianti di se stessa.

— A un uomo fa effetto, vero? — ridacchiò Connington. — Con lei, essere avvisati non significa essere salvati. È uno spirito elementare. È una forza della natura… la marea che sale, l'avvento delle stagioni, un eclissi di sole. — Guardò nella caraffa, dove il ghiaccio che galleggiava sul liquido aveva cominciato a tintinnare. — Creature simili non possono venire considerate buone o malvagie — disse, stringendo le labbra. — Non dagli uomini mortali. Hanno le proprie leggi, ed è inutile contrastarle. — Alitò in faccia a Hawks. — Nascono tra noi… passeggiatrici, entraineuses, commesse dei grandi magazzini… ma si dimostrano degne della loro eredità. Guai a noi, Hawks. Guai a noi che seguiamo il passaggio di queste comete.

— Dov'è Barker?

Connington fece un gesto con la caraffa. — Di sopra. Ha fatto la doccia, ha minacciato di sbudellarmi se non mi spostavo per lasciarlo passare in corridoio, ed è andato a letto. Ha messo la sveglia per le otto. Ha ingurgitato un bicchiere di gin per aiutarsi. Dov'è Barker? — ripeté Connington. — Nella terra dei sogni, Hawks… qualunque fosse la terra dei sogni che lo attendeva.

Hawks guardò l'orologio.

— Tre ore, Hawks — disse Connington. — Tre ore, e in questa casa non c'è un Sovrano. — Girò attorno allo scienziato, avviandosi verso la porta esterna. — Yoicks! - gridò con voce impastata, alzando la caraffa in direzione di Claire. Spinse goffamente la porta con la spalla, lasciando sul vetro una chiazza umida.

— Tally ho!

Hawks si avvicinò al bar. Cominciò a frugare, e trovò una bottiglia di scotch. Mise ghiaccio e acqua in un bicchiere, poi alzò gli occhi e vide che Connington aveva raggiunto Claire e stava ritto accanto a lei. La donna era distesa sul ventre, rivolta verso la piscina, con il mento appoggiato alle braccia incrociate. Connington stava versando goffamente il contenuto della caraffa nei due bicchieri che reggeva con l'altra mano.

Hawks si diresse lentamente al divano ricoperto di pelle davanti alla finestra, e sedette. Si accostò alle labbra l'orlo del bicchiere, puntellando i gomiti sulle cosce. Cinse il bicchiere con entrambe le mani, tenendolo leggermente, e lo inclinò per poter sorseggiare. La metà inferiore del suo viso era inondata dalla luce rossastra del sole, screziata da fioche sfumature d'ambra e di punti vitrei di riflessi mutevoli. La radice del naso e la parte superiore del viso erano sotto un velo d'ombra.

Claire si rigirò e alzò un braccio per prendere il bicchiere portole da Connington: sfiorò il bicchiere dell'altro e bevve, inarcando il collo. Poi tornò a girarsi, puntellandosi sui gomiti, le dita intrecciate intorno al bicchiere posato sul bordo della piscina, continuò a guardare l'acqua.

Connington sedette accanto a lei, immergendo le gambe in acqua. Claire si passò una mano sul braccio. Connington alzò di nuovo il bicchiere, lo levò in un brindisi, e attese che Claire bevesse ancora. Lei lo fece, muovendo le spalle, e premendo l'altra mano, di piatto, sul corpino del costume.

La luce del sole scendeva obliquamente, dietro Connington e Claire Pack: i loro profili spiccavano in ombra contro lo sfondo brillante dell'oceano e del cielo.

Connington tornò a riempire i bicchieri.

Claire sorseggiò dal suo. Connington le toccò la spalla e piegò la testa verso di lei: la bocca della donna si aprì in una risata. Poi lei tese la mano e gli toccò la cintura, pizzicò il rotolo di carne intorno allo stomaco. Alzò la spalla e irrigidì il gomito. Connington le afferrò il polso, poi risalì con la mano lungo il braccio di lei, spingendo all'indietro. Si girò, depose in fretta il bicchiere, e piombò nella piscina. Fulmineamente tese le mani e afferrò le braccia di Claire, tirandole in avanti.

La luce sfolgorò in faccia a Hawks, gli riempì le occhiaie, mentre il disco del sole scivolava di taglio, comparendo sotto la grondaia. Lo scienziato abbassò le palpebre, fino a quando i suoi occhi sbirciarono attraverso il diaframma delle ciglia.

Tenendo stretti i polsi di Claire, Connington piegò le gambe in avanti, puntò i piedi contro il bordo della piscina, e si distese, piatto. Claire scivolò nell'acqua, addosso a lui, e guazzarono sotto la superficie, invisibili. Un attimo dopo, la testa e le spalle della donna eruppero dall'acqua un poco più in là; prese a nuotare verso la scaletta, si arrampicò e si fermò per ricoprirsi i seni con il corpino del costume. Raccolse dall'erba l'asciugatoio con un gesto rapido del braccio, se lo gettò intorno alle spalle e scomparve a passo svelto verso sinistra, in direzione dell'altra ala della casa.

Connington restò immerso, seguendola con gli occhi. Poi balzò avanti, sguazzò verso i gradini all'estremità dove la piscina era meno profonda, e uscì, con l'acqua che gli ruscellava dalle spalle e dal dorso. Mosse qualche lungo passo nella stessa direzione. Poi girò di scatto la testa verso la vetrata. Cambiò rotta, obliquamente, e arrivato all'angolo della piscina si tuffò con una spanciata. Nuotò verso il trampolino. Poi, per qualche tempo, fino a quando il sole fu in piena vista, e il salone in cui si trovava Hawks si riempì di rosso, il suono delle vibrazioni del trampolino scosse, a intervalli sporadici, le travature in legno della casa.

Alle otto meno dieci, al piano di sopra una radio cominciò a trasmettere musica jazz a pieno volume. Dieci minuti dopo, il sibilo elettrico della sveglia soverchiò la musica, e dopo un momento si udì uno spicinìo improvviso, e poi soltanto i rumori del movimento, mentre Barker si aggirava incespicando e vestendosi.

Hawks andò al bar, lavò il bicchiere vuoto e lo rimise sul ripiano. Si guardò intorno. Oltre la vetrata era notte, e l'unica illuminazione veniva dal ballatoio in fondo al salone, dove c'era la scala che portava al piano di sopra. Hawks tese la mano e accese una lampada a piantana.

La sua ombra si proiettò contro la parete.

6

Barker scese, portando una bottiglia squadrata, semivuota. Vide Hawks, grugnì, alzò la bottiglia e disse: — Detesto questa roba. Ha un sapore schifoso, mi rivolta lo stomaco, puzza e mi brucia la bocca. Ma gli altri continuano a mettertela in mano e continuano a dirsi «Su, bevi!» l'uno contro l'altro, e «Come mai, Charlie, non bevi più? Te ne verso un altro goccio», fino a quando hai l'impressione di essere un tipo strano, e uno scocciatore per tutte le volte che hai detto che proprio non ne volevi più. E loro ne fanno una tradizione, e alla fine non credi di poterti divertire se non hai ingozzato una quantità di questa roba sufficiente ad avvelenarti tutto il giorno seguente. E ne parlano da gentiluomini intenditori… età e sapori e marche e miscugli, come se non fosse tutto etano in una concentrazione o nell'altra. Ha mai sentito due bevitori di Martini al bar, Hawks? Ha mai sentito due sciamani che si scambiano segreti di magia? — si lasciò cadere su una poltrona e rise. — Neppure io. Io sono la sintesi della mia eredità. Guardo due ubriachi in un saloon, ed estrapolo in direzione della dignità. Suppongo che sia un sacrilegio.