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Si mise in bocca una sigaretta, l'accese, e disse, tra il fumo: — Ma è il meglio che posso fare, Hawks. Mio padre è morto, e una volta pensavo che fosse meglio tenermi alla larga dagli altri miei parenti. Vorrei potermi ricordare perché. C'è qualcosa, dentro di me, che ha bisogno di quel dolore.

Hawks tornò al divano e sedette. Si appoggiò le mani sulle ginocchia e sorvegliò Barker.

— E il modo di parlare — disse Barker. — Non sei degno della loro compagnia se non parli con un certo birignao. Se hai un «papà», sei escluso. Nel loro ambiente, ammettono soltanto gentiluomini con «padri». E già, lo so che mi hanno fregato per questo. Io volevo essere dei loro… oh, Dio, Hawks, quando ci tenevo. Avevo imparato tutte le parole d'ordine. E a cosa mi è servito? Claire ha ragione, sa… cosa mi è servito? Non mi guardi in quel modo. So che cos'è Claire. Gliel'ho detto il primo minuto che ci siamo conosciuti. Ma ha mai pensato che cos'è, per me? Ogni volta che lei provoca un uomo, io so che sta facendo un confronto. È sul mercato, a fare acquisti. E a fare anche da merce. Non la tengo al guinzaglio. Claire non è addomesticata. Per lei non sono un'abitudine, non sono qualcosa cui è legata per legge. E ogni volta che torna da me, sa che cosa dimostra? Dimostra che io sono ancora l'uomo più duro del branco. Perché Claire non resterebbe se io non lo fossi. Non s'illuda… non so che cosa pensi di lei, ma non s'illuda.

Hawks guardò incuriosito Barker, ma questi non lo stava più fissando.

— Se Claire potesse vedermi, Hawks… se potesse vedermi in quel posto! — La faccia di Barker era accesa. — Allora non starebbe a fare la civetta con lei e con Connington, questa sera… no, se potesse vedere quello che faccio lassù… Come schivo, e mi giro, e avanzo, e scatto, e aspetto la… la…

— Calma, Barker!

— Già. Calma. Adagio. Indietro. Morde. — Barker proruppe, amaramente: — Comunque, che cosa ci fa qui, Hawks? Perché non scende di nuovo quella strada a passo di marcia, naso all'aria? Crede che le servirà a qualcosa, restare qui seduto? Che cosa aspetta? Che io le dica, sicuro, una dormitina e un po' di gin e io sto benissimo, proprio benissimo, dottore, e a che ora vuole che mi presenti domattina? Oppure vuole che io crolli, così potrà veramente prendersi Claire? Che cosa ha fatto mentre dormivo? Se la spassava con lei? Oppure Connington l'ha preceduto? — Si guardò intorno. — Immagino che sia andata così.

— Ho pensato — disse Hawks.

— A cosa?

— Perché ha voluto che io venissi qui. Perché si è rivolto direttamente a me e mi ha chiesto di venire. Mi chiedevo se sperava che io l'inducessi a ritornare ancora.

Barker si portò la bottiglia alle labbra e bevve, continuando a scrutare Hawks. Quando ebbe finito, disse: — Cosa si prova, a essere come lei? Tutto ciò che accade deve adattarsi alla sua volontà. Per lei, niente è mai come sembra.

— Questo è vero per tutti. Nessuno vede il mondo come lo vedono gli altri. Cosa pretende da me: che sia fatto di bronzo? Vuoto e più resistente della carne? È questo che dovrebbe essere un uomo, secondo lei? — Hawks si tese, mentre segni profondi s'incidevano sulle guance incavate. — Qualcosa che continuerà a essere identico a se stesso quando le stelle si saranno consumate e l'universo si sarà raffreddato? Qualcosa che continuerà a esistere quando tutto ciò che è vissuto sarà morto? È questo il suo concetto di un uomo rispettabile?

— Un uomo deve combattere, Hawks — disse Barker, con gli occhi perduti lontano. — Deve dimostrare di non avere mai paura di morire. Deve avanzare in mezzo ai suoi nemici, cantando il suo canto di morte, e deve uccidere o essere ucciso: non deve mai aver paura di morire; non deve mai avere paura di affrontare le prove che l'attendono. Un uomo che volta le spalle… che si rintana in un angolo, lontano dalla battaglia, e spinge altri ad affrontare i suoi nemici… — Barker guardò improvvisamente Hawks — …quello non è un uomo. È una specie di verme strisciante.

Hawks si alzò, alzò, flettendo incerto le dita, con le braccia impacciate il volto perduto nell'ombra, sopra la gora luminosa della lampada. I polpacci premettero contro il cuoio del divano, facendolo urtare leggermente contro la parete. — È per questo che ha voluto condurmi qui? Perché nessuno possa dire che lei non si stringerebbe il serpente al petto? — Piegò la testa per guardare Barker. — È questo, guerriero? — chiese. — Un altro rito dell'iniziazione? Lei non hai mai avuto paura di portarsi in casa i nemici, di dare loro rifugio, vero? Un uomo veramente coraggioso non esiterebbe a ospitare i sicari in casa sua, a offrir loro cibo e bevande, vero? Che entri pure in casa sua Connington, che la pugnala alle spalle. Che Hawks, l'assassino, faccia del suo peggio. Che Claire la trascini pure da un'impresa suicida all'altra, strappando qui una gamba, là un brandello di carne. Che cosa le importa? Lei è Barker, il guerriero mimbreño. È così?… Ma adesso non vuole combattere. All'improvviso, non vuole ritornare in quella formazione. La morte era troppo impersonale, per lei. Alla morte non importava quanto lei fosse coraggioso e quali riti preparatori avesse superato. È questo che ha detto, no? Lei era offeso, Barker. Lo è ancora. Come si permette, la Morte, di considerare niente un guerriero mimbreño?

«Ma è veramente un guerriero? — domandò. — Me lo spieghi. Che cosa ha mai fatto a ognuno di noi? Quando mai ha alzato un dito per difendersi? Vede benissimo cosa stiamo facendo, ma non reagisce. Ha paura di venire giudicato un uomo che non combatte, ma che cosa combatte? L'unica minaccia che ha rivolto a me è stata di riprendersi i suoi giocattoli e di tornare a casa. No… macchine sportive e trampolini per il salto con gli sci, barche e aeroplani: ecco le cose contro cui lotta. Cose e luoghi in cui è lei che controlla la situazione… dove può dire, quando muore, di conoscere la qualità dell'uomo che ha ucciso. Cose e luoghi dove la mossa fatale può essere sempre fatta risalire all'imprudenza o a un errore di calcolo di Barker il killer, che finalmente è riuscito a superare il suo pari, Barker il guerriero. Anche in guerra, combatteva corpo a corpo, in campo aperto? Era solo un sicario come tutti noi, che colpiva dall'oscurità, e se veniva colto sul fatto, era colpa sua. A parte lei stesso, quale nemico degno ha mai incontrato?

«Io penso che abbia paura, Barker… paura che chiunque altro la uccidesse possa comprendere che razza di guerriero è lei. Come può sperare che gli estranei la riconoscano per ciò che è? Ma un guerriero non ha mai paura. Neppure dentro la sua anima. È questo che spiega tutto, non le pare, Barker? È questa la trappola in cui è caduto? In fondo alla sua mente, lei crede che sia tutto chiaro e certo… che lei viva in mezzo ai nemici, per dimostrare il suo valore, ma non osa affrontarli in combattimento per il timore di morire ignorato? Pensa che sia per questo che un estraneo deve soltanto minacciarla per venire attirato nell'orbita della sua vita? È per questo che gli permette di distruggerla lentamente, ma non si volta mai ad affrontarlo, riconoscendo di battersi per la vita? Perché se si lascia attaccare a colpi di spillo, il sistema potrebbe richiedere anni, e potrebbe venire anche interrotto in qualunque momento; ma se lei si batte, allora tutto finirà rapidamente, e forse lei perderà, e morirà senza che nessuno la canti?» Hawks guardò ironicamente Barker. — Chissà — disse con voce pensierosa — chissà che questo non spieghi tutto.

Barker si alzò lentamente. — Chi è lei per dirmi queste cose Hawks? — chiese, studiandolo con calma. Tese la mano dietro di sé, senza muovere gli occhi, e depose la bottiglia sul tavolino accanto alla poltrona.