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Hawks si strofinò le palme delle mani sulla giacca. — Pensi a ciò che le è accaduto oggi. Lei aveva pensato che la formazione fosse simile a un pendio complicato da percorrere con gli sci, vero, Barker? Solo un posto pericoloso, inesorabile, come tanti altri posti dove sono stati altri uomini.

«Ma là non c'erano leggi che spiegassero cosa la uccideva, quando è morto. Era andato oltre il limite indicato dalle carte. Non poteva dire a se stesso, mentre moriva, che aveva interpretato erroneamente le regole, o non le aveva rispettate, o aveva cercato di eluderle. Non c'erano regole. Nessuno le aveva ancora scoperte. Lei è morto ignorando ciò che l'ha ucciso. E non c'era pubblico ad applaudire la sua bravura o a piangere la sua morte. Una mano gigantesca era discesa e l'aveva tolto dalla scacchiera… nessuno sa per quale ragione. All'improvviso, lei ha capito che il luogo in cui si trovava non era il pendio d'una montagna, e che tutta la sua bravura non serviva a nulla. Vedeva, più chiaramente di chiunque altro abbia mai potuto, il volto senza veli dell'universo sconosciuto. Gli uomini le hanno messo le maschere, Barker, e ne hanno disarmato alcune parti, e hanno pensato di saperne tutto. Ma in realtà conoscono solo le parti che conoscono. Un uomo che si lancia con gli sci da un trampolino non ha imparato le leggi della gravità e dell'attrito: ha solo imparato ad affrontarle in quella situazione particolare, anche se le supera e atterra felicemente. È per questo che la folla sospira quando vede un uomo vincere cose che un tempo uccidevano altri uomini, senza pietà. Tutta la sua abilità di saltatore non l'aiuterà se cade da un aereo senza paracadute. Tutta la sua esperienza precedente non servirà ad attenuare la gravità. L'universo possiede risorse di morte che noi abbiamo solo cominciato a capire. E lei lo ha constatato.

«La morte fa parte della natura dell'universo, Barker. La morte è solo il funzionamento d'un meccanismo. Tutto l'universo ha cominciato a scaricarsi dal momento della creazione. Pensava che a una macchina importasse ciò su cui agiva? La morte è come la luce del sole o una stella cadente: non le interessa dove colpisce. La morte non può vedere l'orifiamma su una lancia, o la corona d'alloro nelle mani di un morente. Bandiere e fiori sono invenzioni della vita. Quando un uomo muore, cade in mani nemiche… un nemico ignorante, che non soltanto sputa sulle bandiere, ma non sa neppure che cosa sono. Nessun uomo normale potrebbe sopportare questa scoperta. E oggi, lei l'ha fatta. È rimasto ammutolito per l'ingiustizia. Non ha neppure pensato che l'ingiustizia è un'altra invenzione umana. Eppure, qualche ora di sonno e un po' di gin l'hanno effettivamente aiutato. Il trauma si è attenuato. Tutti i traumi umani si attenuano… tranne quello critico. Adesso lei non è finito, come sono finiti invece Rogan e gli altri. Inspiegabilmente, la creazione dentro al suo cervello continua a procedere. Perché? Perché morire non ha scosso le sue fondamenta, se sono quelle che lei credeva fossero?

«Sa perché è ancora sano di mente, Barker? Io credo di saperlo. Credo sia perché ha Claire, e Connington, e me. Credo sia perché poteva correre da noi. Non è veramente la Morte che misura il suo valore: è la minaccia di morire. Non la Morte, ma gli assassini. Finché ci avrà intorno, le sue parti vitali sono al sicuro.»

Barker mosse verso di lui, con le mani alzate a mezzo.

Hawks disse: — È inutile, Barker. Lei non può farmi nulla. Se mi uccidesse, dimostrerebbe di aver paura di avere a che fare con me.

— Non è vero — disse Barker, con voce acuta. — Un guerriero uccide i suoi nemici.

Hawks lo guardò negli occhi. — Lei non è un guerriero, Al — disse, in tono di rammarico. — Non è il tipo di guerriero che crede di voler essere. È un uomo, ecco tutto. E vuole essere un uomo degno… un uomo all'altezza dei propri ideali. È tutto. Ed è abbastanza.

Le braccia di Barker cominciarono a tremare. Inclinò la testa e guardò Hawks di sottecchi, sbattendo le palpebre. — Lei è così abile! — ansimò. — Lei sa sempre tutto! Ne sa più di me sul mio conto. Come mai, Hawks… chi le ha toccato la fronte con una bacchetta magica d'oro?

— Anch'io sono un uomo, Al.

— Sì? — Barker lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. — Sì? Bene, non è che mi sia più simpatico, per questo. Se ne vada di qui, uomo, finché lo può. — Si girò di scatto e attraversò il salone a passi brevi e rapidi, spalancò la porta. — Mi lasci ai miei vecchi, soliti sicari!

Hawks lo guardò senza dir nulla. Aveva un'espressione turbata. Poi si avviò. Si fermò sulla soglia, faccia a faccia con Barker.

— Ho bisogno di lei — disse. — Ho bisogno del suo rapporto, domattina, e ho bisogno di lei per rimandarla di nuovo lassù, dentro a quella cosa.

— Se ne vada, Hawks — rispose Barker.

— Io gliel'ho detto — fece Hawks, e uscì nell'oscurità.

Barker sbatté la porta. Si girò, verso il corridoio che portava nell'altra ala della casa, con il collo teso e la bocca che si apriva in un urlo. Il suono filtrò, attutito, attraverso il vetro che lo divideva da Hawks: — Claire? Claire!

7

Hawks uscì nel rettangolo di luce che cadeva sul prato, fino a quando raggiunse il ciglio accidentato del precipizio, sopra il mare. Si fermò a guardare le onde che non riusciva a scorgere, e la nebbia che saliva dall'acqua riempiva la notte davanti a lui.

— Buio — disse a voce alta. — Buio, e non c'erano stelle. Poi si avviò, a capo chino, con le mani in tasca, lungo il ciglio del precipizio.

Quando arrivò al patio fra la piscina e l'altra ala della casa, passò accanto al tavolo metallico e alle sedie, muovendosi nella luce indistinta.

— Bene, Ed — disse tristemente Claire, seduta dall'altra parte del tavolo — sei venuto a tenermi compagnia?

Hawks girò la testa, sorpreso, poi sedette. — Credo.

Claire s'era cambiata: indossava un abito, e beveva un caffé. — Ne vuoi un po'? — offrì con voce sommessa, incerta. — È una serata molto fresca.

— Grazie. — Hawks prese la tazza che lei gli porgeva, e bevve posando le labbra sull'orlo, dalla parte opposta a quella pesantemente macchiata di rossetto. — Non sapevo che fossi qui.

Claire ridacchiò, ironicamente. — Mi sono stancata di aprire le porte e di trovare sempre Connie dall'altra parte. Ho aspettato che Al si svegliasse.

— Si è alzato.

— Lo so.

Hawks le restituì la tazza. — Hai sentito tutto?

— Ero in cucina. È… è stata un'esperienza, sentir parlare di me stessa in quel modo. — Posò il caffé, con un tintinnio della tazza contro il piattino e si strinse le spalle con le mani, guardando per terra.

Hawks non disse nulla. Era quasi troppo buio per scorgere l'espressione di un viso dall'altra parte del tavolo: chiuse gli occhi strettamente per un momento, prima di riaprirli e girarsi sulla sedia, con una mano posata sulla tavola con le dita inarcate, mentre si tendeva verso Claire.

— Non so perché lo faccio, Hawks — disse lei. — Non lo so. Ma lo tratto come se l'odiassi. Lo faccio con tutti. Non posso conoscere qualcuno senza trasformarmi in una puttana.

— Anche con le donne?

Claire girò la faccia verso di lui. — Quale donna sarebbe disposta a restarmi intorno abbastanza a lungo perché io cominciassi davvero? E quale uomo può ignorare il mio aspetto femminile? Ma io sono anche un essere umano; non sono solo qualcosa di… di completamente fisico. Ma non sono simpatica a nessuno, Hawks… nessuno mostra mai il minimo interesse per l'essere umano che è in me!

— Ma Claire…

— Non è piacevole, Hawks, sentir parlare in quel modo di se stessa: «So che cos'è… per Dio, so che cos'è». Lui come lo sa? Quando mai ha cercato di conoscermi? Cos'ha mai fatto per scoprire che cosa penso, che cosa provo? e Connington… cerca di manovrarmi, cerca di aggirarmi perché gli ceda. Vuole coinvolgere Al in qualcosa di orribile, in modo che io non voglia più saperne di lui. Cosa gli fa pensare che sceglierò proprio Connington, se lascerò Al? Solo perché mi sta sempre intorno… dato che non ha il buon senso di andarsene, dopo essere stato sconfitto? È colpa mia se resta qui? Non ne ricava niente. Riesce solo a far infuriare Al, di tanto in tanto.