Hawks si alzò in fretta e cominciò a regolare i comandi del condizionatore d'aria incorporato nella finestra dietro la scrivania. I comandi meccanici erano induriti, e assunsero la nuova posizione con uno scatto metallico degli umidificatori.
— Sam, tu sai che il tuo ultimo nastro è vecchio di sei mesi. Se ne ricavassimo un tuo duplicato, non conoscerebbe neppure la procedura che oggi usiamo per i lanci sulla Luna. Crederebbe che fosse aprile.
— Lo so, lo so, Ed — disse sottovoce Latourette. — Non ho detto che dovresti assegnargli il mio vecchio incarico. Ma sapevo che prima o poi sarei stato duplicato dalla registrazione. Voglio dire, io… il duplicato non sarebbe sorpreso di quello che è accaduto. Avevo pensato a questo. Il duplicato sarebbe un esperto, e capirebbe la situazione. Si adatterebbe rapidamente.
— Si adatterebbe a lavorare agli ordini di Gersten? — Hawks si voltò, appoggiando il dorso al condizionatore. — Non si tratta di capire o non capire quanto è accaduto. Si tratta di ben altro. Vedila da questo punto di vista. Per quanto lo riguarda, entrerebbe nel trasmettitore per un'analisi come mio vice nell'intero progetto, e un attimo dopo uscirebbe dal ricevitore, non solo con sei mesi passati di colpo, non solo con Gersten al di sopra di lui, ma con mezza dozzina di altri uomini in posizioni più cruciali della sua. Certo… sarebbe te, si renderebbe conto di ciò che è accaduto, saprebbe di essere un duplicato. Ma cosa proverebbe? Cosa avresti provato tu, in aprile, se fossi entrato per quell'analisi, sapendo che era una procedura d'ordinaria amministrazione, che il nastro sarebbe stato semplicemente archiviato e che saresti tornato al tuo solito lavoro… e poi, uscendo, avessi scoperto che le cose non stavano così, che tutto il mondo era cambiato, che erano state fatte cento cose con sistemi che non conoscevi, e all'improvviso eri solo uno dei vari ingegneri, con i tuoi vecchi conoscenti che non sapevano come parlare con te, e Gersten imbarazzato nei tuoi confronti, e uno sconosciuto di nome Barker che sembrava avere per te un'ostilità speciale? Pensaci sopra, Sam. Perché è esattamente quello che proverebbe il duplicato. E sentirebbe soprattutto che questo non è giusto. Sam… cosa vuoi fare a te stesso?
Latourette disse lentamente, guardando il pavimento: — E poi non capirei cos'è accaduto a Ed Hawks… a parte il fatto che gli ho reso tutto più difficile, non più facile. — Rialzò la testa. — Mio Dio, Ed, che cosa mi è successo? Cosa sto facendo a me stesso e a te? Ho sempre desiderato aiutarti, ed ecco come è andata a finire. Non avrei dovuto venire qui, oggi, Ed. Non avrei dovuto farti anche questo.
— Perché no? — chiese Hawks. — Non hai il diritto morale di lavorare a qualcosa cui hai dedicato tanta parte di te stesso? Un moribondo non ha diritti? Anche il diritto di rivivere ancora sei mesi di cancro? — Guardò Latourette. — Tu ci hai pensato parecchio. Se potessi aspettarmi una risposta da qualcuno, quello saresti tu: perché non puoi avere ciò che ti è dovuto?
Latourette lo fissava angosciato. — Ed, non avrei dovuto venire.
— Perché no? Non hai fatto altro che cedere al panico, Sam. Ti sentivi chiudere in una morsa, e dovevi fare qualcosa. Uno uomo deve fare qualcosa… non può aspettare semplicemente di sprofondare.
— No, non avrei dovuto venire.
— Perché no? Perché un uomo non può alzarsi e protestare contro ciò che lo travolge? Perché deve essere in balìa di cose che non gli prestano attenzione?
Latourette si alzò. — Ho peggiorato la situazione — disse, disperatamente. — Ti ho scaricato addosso un altro peso. Ma non volevo. L'unica cosa che posso fare è andarmene subito. Ti prego, Ed… cerca di dimenticarlo. — Si diresse in fretta alla porta e guardò Hawks per un momento d'incomprensione. — All'inizio volevo soltanto ciò che andava meglio per te. E poi sono venuto qui, oggi, e ne ero ancora convinto. Ma volevo anche qualcosa per me stesso, e così ho rovinato tutto. Come fa la gente a cacciarsi in queste situazioni? — chiese, ciecamente. — Dov'è scritto che debba succedere?
Hawks chiese, con amarezza: — Perché un uomo non può avere ciò che merita?
— Ed, questa è la cosa peggiore che io ti abbia mai fatto.
— Forse me lo merito, Sam. Vorrei…
— Addio Ed — disse Latourette, terrorizzato, e uscì. Hawks sedette, a occhi chiusi, mentre le sue mani compivano rapidi movimenti convulsi e senza scopo sulla superficie della carta.
Hawks attraversò il laboratorio e si avviò verso il trasmettitore. Inaspettatamente Gersten gli si avvicinò e disse: — Ho cercato di parlarti, poco fa. La tua segretaria mi detto che nel tuo ufficio c'era Sam Latourette, e ha chiesto se quel che volevo non poteva aspettare.
Hawks lo guardò. Gersten era pallido, e gli tremavano le labbra.
Hawks disse, incerto: — Mi dispiace. Qualche volta Vivian dimentica l'ordine d'importanza delle cose. — Sbirciò Gersten. — È stata scortese? — domandò, con un'espressione perplessa.
— È stata cortesissima. E date le circostante, non si trattava di qualcosa che non potesse aspettare. — Gersten fece per andarsene.
Aspetta — disse Hawks. — Cosa c'è che non va?
Gersten tornò a voltarsi. Fece per parlare, poi cambiò idea. Attese un attimo e chiese sottovoce: — Ho ancora il mio posto?
— Hawks domandò: — Perché non dovresti? — Poi la sua espressione perplessa sparì. — Cosa ti ha fatto pensare che rivolessi Sam? — chiese lentamente. Scrutò attento Gersten. — Ti avevo sempre ritenuto un uomo molto sicuro di sé. E stai facendo un ottimo lavoro. — Si posò il palmo della mano dietro il collo e massaggiò con la punta delle dita i muscoli rigidi. — Per la verità, avevo l'impressione che avrei dovuto decidermi prima a darti maggiori responsabilità. Mi… mi dispiace di non avere avuto il tempo di imparare a conoscerti meglio. — Abbassò impacciato la mano e scrollò le spalle. — Succede, di tanto in tanto. È sempre un peccato, quando succede a un brav'uomo. Ma non so che altro dirti.
Gersten si morse le labbra. — Dici davvero? Io non so mai quello che pensi.
Hawks inarcò le sopracciglia e torse le labbra. — È una cosa strana che tu lo dica a me.
Gersten scosse il capo irritato. — Neppure io so cosa voglia dire tu. Hawks… — Alzò gli occhi di scatto. — Questo è il lavoro migliore che io abbia mai avuto. E il più importante. Ho quasi cinque anni meno di te. Che conosca o no il mio mestiere come tu conosci il tuo, è un'altra faccenda. Ma presumendo che lo conosca, quale probabilità tu credi che abbia di essere dove adesso sei tu, di qui a cinque anni?
Hawks si rannuvolò. — Beh, non lo so — disse pensieroso. — Dipende, naturalmente. Cinque anni fa, io cominciavo appena a procedere a tentoni, intorno all'idea di questo… — Indicò con un cenno del capo il macchinario che stava intorno a loro. — Per caso, aveva possibili applicazioni militari, e quindi ebbe un'accoglienza favorevole. Se si fosse trattato di qualcosa d'altro, forse non si sarebbe mai tradotto in pratica. Ma questo non è un metro di giudizio. Ciò che gli altri sono disposti a comprare non è necessariamente il meglio… ammesso che il meglio esista. — Scrollò le spalle. — Proprio non so, Ted. Se hai qualche idea fondamentalmente nuova, alla quale stai lavorando a tempo perso, come facevo io quand'ero con l'RCA, potresti arrivare dappertutto. — Alzò le spalle di nuovo. — Penso che stia a te.
Gersten aggrottò la fronte. — Non so. Non so. Mi dispiacerebbe buttarmi su qualcosa che non dia risultati, proprio adesso. — Sorrise con un'incerta espressione di scusa, che subito svanì. — Immagino che tu abbia altre cose da pensare, oltre agli ingegneri un po' matti. Ma… — Gersten parve riprendersi. — Quand'ero sotto le armi, durante la guerra — disse bruscamente — feci domanda per il corso allievi ufficiali. Ebbi un colloquio con un tenente di complemento che era stato sergente fin dal tempo dei tempi. M'interrogò, riempì tutti gli spazi vuoti del questionario, poi girò il foglio, leccò di nuovo la punta della matita e scrisse: «Il candidato sembra avere difficoltà di linguaggio. Queste difficoltà di linguaggio probabilmente gli impedirebbero di esercitare il comando delle truppe». Poi girò il modulo, perché io potessi vedere la sua valutazione. E fu tutto. — Gersten studiò attento l'espressione di Hawks. — Che cosa ne pensi?