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Hawks gettò un'occhiata dietro di sé. — Pensava che se ne accorgesse? — chiese, scrollando le spalle. Si rivolse agli osservatori che attendevano, in piedi, chiusi nelle tute, con espressioni pazienti dietro le sfere di plastica trasparente dei caschi.

— Avete visto accadere qualcosa di nuovo, mentre eravamo là dentro?

Il più anziano del gruppo, un uomo dalla faccia grigia e chiusa, con gli occhiali cerchiati d'acciaio fissati da una fascia elastica, scosse il capo. — No. — La sua voce arrivò distorta, attraverso il microfono applicato sulla gola. — La formazione non mostra segni esteriori di aver discriminato tra un individuo e un altro, o di aver reagito in modo speciale alla presenza di più di una persona. Cioè, suppongo che sia così, presumendo che siano state osservate tutte le sue regole interne.

Hawks annuì. — È stata anche la mia impressione. — Si girò verso Barker. — Ciò significa, molto probabilmente, che adesso possiamo cominciare a mandare là dentro le squadre di tecnici. Credo che lei abbia portato a termine il suo lavoro, Al. Ne sono convinto. Bene, andiamo con questi signori, per un po'. Potremmo fare a loro i nostri rapporti verbali, nel caso che Hawks e Barker abbiano perso i contatti con noi prima che uscissimo. — S'incamminò lungo il sentiero verso il bunker, e gli altri lo seguirono.

4

Gersten s'inginocchiò, si piegò sul vetro aperto del casco. — Tutto bene, Hawks? — chiese.

Hawks lo guardò stordito. Un filo di sangue gli scendeva dall'angolo della bocca. Lo leccò, passandosi la lingua sul labbro inferiore inciso dai morsi. — Devo essermi spaventato più di quanto pensassi, dopo che si è staccato da me e mi sono accorto di essere nella tuta. — Girò la testa da una parte all'altra, disteso sul pavimento del laboratorio. — Barker sta bene?

— Lo stanno tirando fuori adesso dal ricevitore. Sembra in buone condizioni. Ce l'avete fatta?

Hawks annuì. — Oh, sì, è andata bene. L'ultima volta che ho sentito, stava facendo un rapporto verbale agli osservatori. — Sbatté gli occhi per liberarli dalle lacrime. — Che razza di posto, quello lassù. Senti… Gersten… — Il suo volto era contratto in un'espressione di disgusto, mentre lo guardava. Quand'era bambino, e soffriva di forti raffreddori, suo padre aveva cercato di guarirlo facendogli bagni bollenti e poi avvolgendolo nelle lenzuola umide, stringendogliele addosso a strati, e lasciandolo così inchiodato per tutta la notte. — Mi… mi dispiace chiederlo — disse senza accorgersi di aver girato il viso direttamente verso Gersten — ma non potrebbero tirarmi fuori dalla tuta prima di tirar fuori Barker?

Gersten, che in un primo momento aveva scrutato Hawks con interesse premuroso, assunse un'aria gelida e offesa. — Certo — disse e si allontanò, lasciando Hawks solo sul pavimento, come un bambino nella notte. Egli rimase così per parecchi istanti, prima che uno dei tecnici ritti in cerchio tutto intorno comprendesse che aveva bisogno di compagnia e s'inginocchiasse accanto a lui, entro la portata della visuale limitata dai bordi della visiera.

5

Hawks guardò il capo degli osservatori che richiudeva il taccuino. — Credo che basti, allora — disse all'uomo. Barker, che era seduto accanto a lui, al tavolo d'acciaio, annuì esitante.

— Io non ho visto nessun lago di fuoco — disse a Hawks.

Lo scienziato alzò le spalle. — E io non ho visto al suo posto un'arcata di vetro verde. — Si alzò e disse agli osservatori: — Signori, se ci richiudete le visiere, ce ne andremo.

Gli osservatori annuirono e si avvicinarono. Quando ebbero finito, lasciarono la stanza attraverso il portello stagno, per passare all'interno del bunker, e Hawks e Barker rimasero soli, a usare il portello esterno. Hawks fece un gesto impaziente, mentre la valvola d'aspirazione del casco ricominciava a trarre aria dalle bombole, con un fruscio intenso. — Andiamo, Al. — Disse. — Non abbiamo molto tempo.

Mentre svuotavano d'aria la camera stagna, Barker disse amaramente. — Certo che è bello avere qualcuno che si commuove per te e ti dà una pacca sulla spalla, quando hai realizzato qualcosa.

Hawks scosse il capo. — Costoro, qui, non s'interessano affatto a noi come individui. Forse oggi avrebbero dovuto farlo, ma è difficile cambiare abitudini. Non dimentichi, Al… per quelli lei non è mai stato altro che un'ombra nella notte. Solo l'ultima di tante ombre. E altri uomini verranno quassù a morire. Vi saranno occasioni in cui i tecnici sbaglieranno. Forse vi saranno ragioni che costringeranno lei e magari anche me a ritornare quassù. Gli uomini in quel bunker osserveranno, registreranno ciò che vedono, faranno del loro meglio per strappare informazioni a quella cosa… — Indicò con un gesto la massa d'ossidiana, che precipitava perpetuamente e perpetuamente tornava a rizzarsi, cambiando posto, incombendo sul bunker, ora riflettendo la luce delle stelle, ora nera e buia. — Quell'enorme enigma. Ma io e lei, Al, siamo soltanto strumenti, per loro. È necessario che sia così. Dovranno vivere qui fino al giorno in cui l'ultimo tecnico smonterà l'ultimo pezzo di quella formazione. E poi, quando ciò avverrà, gli uomini di quel bunker dovranno affrontare qualcosa cui avranno cercato di non pensare per tutto questo tempo.

— Sa, Hawks — disse Barker, impacciato — quasi non volevo uscire.

— Lo so.

Barker fece un gesto d'indecisione. — È stata la cosa più strana. Per poco non mi sono buttato nella trappola che mi ha fregato l'ultima volta. E poi, poco è mancato che restassi lì ad attendere che ci prendesse. Hawks, io… non so. Non volevo uscire. Avevo la sensazione di stare per perdere qualcosa. Che cosa, non lo so. Ma stava lì, e all'improvviso ho capito che c'era qualcosa di prezioso che avrei perduto, se ne fossi uscito fuori.

Hawks, che gli camminava al fianco con passo fermo, si voltò a guardarlo per la prima volta da quando avevano lasciato il bunker. - E l'ha perduta?

— Non… non so. Dovrò pensarci a lungo, credo. Mi sento diverso. È quanto posso dire. — La voce di Barker si fece più animata. — Mi sento diverso.

— È la prima volta che ha fatto qualcosa che nessun altro uomo aveva mai fatto? Con successo, voglio dire?

— Io… beh, no, ho battuto primati di vario tipo e…

— Altri uomini hanno battuto gli stessi primati, Al.

Barker si fermò e guardò Hawks. — Credo di sì — fece, aggrottando la fronte. — Credo che lei abbia ragione. Ho fatto qualcosa che nessun altro uomo aveva mai fatto prima. E non sono morto per questo.

— Niente precedenti, niente tradizione, Aclass="underline" ma c'è riuscito egualmente. — Anche Hawks si era fermato. — Forse è diventato un uomo secondo i suoi ideali? — La sua voce era sommessa e triste.

— Forse sì, Hawks! — esclamò eccitato Barker. — Senta… non può… Cioè, non è possibile rendersene conto così di colpo, ma… Si fermò di nuovo, scrutando ansioso oltre il vetro del casco.

Erano giunti quasi al punto in cui la pista proveniente dal bunker si congiungeva alla rete di sentieri che copriva il terreno tra la formazione, il ricevitore, l'installazione della Marina e la rimessa dove stavano i semicingolati della spedizione. Hawks attese immobile, osservando paziente Barker, chinando il casco per vederlo meglio.

— Aveva ragione Hawks! — disse Barker, precipitosamente. — Superare le prove dell'iniziazione non significa nulla, se poi torna a fare quello che faceva prima: se non sa di essere cambiato! Un uomo… un uomo crea se stesso. È… Oh, accidenti, Hawks, io cercavo di essere quello che volevano loro, cercavo di essere quello che dovevo, ma che cosa sono? Ecco ciò che dovevo scoprire! Devo ritornare sulla Terra e rifarmi di tutti questi anni! Io… Hawks, probabilmente le dovrò una gratitudine immensa.