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Barker annuì. — Naturalmente. — Aggrottò la fronte. — Non so. O meglio, non ne so abbastanza. Dov'è quel posto?

Hawks indugiò un attimo a pensare. — Questo posso dirglielo, prima che lei accetti l'incarico. Ma nient'altro. È sulla Luna.

— Sulla Luna?

Hawks non rispose; dopo un momento Barker scrollò le spalle e disse: — Quanto tempo ho per prendere una decisione?

— Tutto il tempo che vuole. Ma chiederò a Connington di mettermi in contatto domani con gli altri eventuali candidati.

— Dunque ho tempo fino a domani.

Hawks scosse il capo. — Non credo che Connington potrà trovarne altri. Vuole che sia lei ad andare. Perché non lo so.

Barker sorrise. — Connie fa sempre dei progetti per gli altri.

— Non mi sembra che lei lo prenda molto sul serio.

— E lei? In questo mondo vi sono persone che agiscono e persone che tramano. Quelli che agiscono fanno le cose, e quelli che tramano cercano di arrogarsene il merito. Dovrebbe saperlo come lo so io. Un uomo non arriva alla sua posizione senza fornire risultati. — Guardò Hawks con aria saputa e, per un momento, con calore. — E lui?

— Anche Connington è vicepresidente della Continental Electronics.

Barker sputò sull'erba. — Recluteremo del personale. È esperto nel pagare gli ingegneri per sottrarli alla concorrenza. Qualunque altro furbo ci riuscirebbe.

Hawks scrollò le spalle.

— Che cos'è? — insistette Barker. — Una specie di truffatore autorizzato? Un raccontafrottole con un fascio di test psicologici nelle tasche dei pantaloni? Ho avuto a che fare con gli esperti, dottore, e sono tutti eguali. Se c'è qualcosa che loro stessi non sono in grado di fare, l'etichettano come anormale. Se c'è qualcosa che si vergognano di voler fare, lo condannano se sono gli altri a farlo. Si fanno scudo di uno di quei bei diplomi in scienze sociali, e parlano da persone istruite e fingono di fare veramente qualcosa di valido. Bene, anch'io sono istruito, conosco il mondo, e posso dare a Connington carte e picche, dottore… carte e picche… e batterlo lo stesso. Lui dov'è stato? Che cos'ha visto? Che cos'ha fatto? Quello è niente, Hawks… niente, in confronto ad un vero uomo.

Barker aveva contratto le labbra, scoprendo i denti lucidi. La pelle del viso era tirata dai muscoli tesi, all'incardinatura della mascella. — Quello crede di avere il diritto di fare progetti per me. Pensa: «Ecco un altro idiota che posso sfruttare ogni volta che ho bisogno di lui, e di cui posso sbarazzarmi quando non mi serve più». Ma non è così. Vuol discutere d'arte con me, dottore? Occidentale od orientale. O di musica. Scelga pure un settore qualunque della cultura. Li conosco tutti. Sono un uomo completo, Hawks… — Barker si alzò in piedi, goffamente. — Un uomo migliore di tutti gli altri che conosco. E adesso andiamo a raggiungere la signora.

Si avviò attraverso il prato, e Hawks si alzò lentamente e lo seguì.

Claire, distesa sul trampolino, alzò la testa, si girò adagio su se stessa e si levò a sedere. Tese le braccia dietro di sé, puntellandosi, e chiese: — Com'è andata?

— Oh, non preoccuparti — le rispose Barker. — Sarai la prima a saperlo.

Claire sorrise. — Allora non hai ancora deciso? Non è un lavoro abbastanza affascinante?

Hawks vide che Barker aggrottava la fronte, irritato.

La porta di casa che dava in cucina si chiuse con un sospiro e Connington proruppe in una risatina sommessa, alle loro spalle. Nessuno l'aveva sentito attraversare la fascia erbosa tra l'edificio e quella parte della piscina.

Con una mano strinse un bicchiere usato, facendolo dondolare, e con l'altra teneva una bottiglia semivuota. Aveva la faccia avvampata, gli occhi spalancati per l'effetto di una grande quantità di liquore trangugiata in poco tempo. — Ci stai, Al?

Immediatamente, sulla bocca di Barker lampeggiò una smorfia bellicosa che gli snudò i denti. — Naturalmente! — esclamò con un tono di sorprendente disperazione. — Non potevo lasciarmi scappare l'occasione… per niente al mondo!

Claire sorrise lievemente, tra sè.

Hawks li teneva d'occhio, tutti e tre.

Connington riprese a ridacchiare. — Che altro potevi dire? — chiese ridendo a Barker. Agitò un braccio, in un gesto ironico. — Ecco un uomo famoso per le sue decisioni fulminee. Sempre le stesse. — Il segreto non era più un segreto. Lo scherzo era in atto. — Non capite, vero? — chiese ai tre che stavano sul bordo della piscina. — Voi non vedete le cose come le vedo io. Lasciate che mi spieghi.

«Un tecnico… come lei, Hawks, vede il mondo intero come causa ed effetto. E spiegato in quel modo, il mondo è coerente: quindi, perché guardare oltre? Un uomo come te, Barker, vede il mondo mosso dalle azioni degli uomini forti. E anche il tuo modo di vedere le cose funziona.

«Ma il mondo è grande. E complicato. Una risposta parziale può apparire come se fosse completa, e può reggere come se lo fosse, per parecchio tempo. Per esempio, Hawks può convincersi di manipolare le cause e produrre gli effetti che vuole. E tu, Barker, tu puoi considerare te stesso e Hawks come tipi superiori. Superuomini. Hawks può considerarti come un fattore specifico da inserire in un ambiente nuovo, in modo da poter risolvere tale ambiente. Tu puoi considerarti come il personaggio indomabile che affronta l'ignoto. E così via, all'infinito, in girotondo, e chi ha ragione? Tutti e due? Può darsi. Ma potete sopportare di svolgere insieme lo stesso lavoro?»

Connington rise di nuovo, con i tacchi alti piantati nel prato. — Io, l'addetto al personale. Io non guardo alla causa e all'effetto. Io non guardo gli eroi. Spiego il mondo in un modo diverso. La gente… è tutto quello che io conosco. È abbastanza. Io sento gli altri. Li conosco. Come un chimico conosce le valenze. Come un fisico conosce le cariche delle particelle. Positivo, negativo. Peso atomico, numero atomico. Attrazione, repulsione. Io mischio tutto. Ricavo i composti. Prendo gli individui, e trovo loro un lavoro e i collaboratori. Prendo una manciata grezza di esseri umani, e li cambio, ne ricavo degli isotopi, quando voglio… faccio solventi, reagenti… e quando voglio posso fare anche esplosivi. Questo è il mio mondo!

«Qualche volta tengo da conto gli individui… li conservo per il lavoro giusto, per farli reagire nel modo giusto. Li tengo da parte per la gente giusta.

«Barker, Hawks… voi sarete il mio capolavoro. Perché, sicuro come il fatto che Dio ha creato il male, ha fatto incontrare anche voi due… e io, io vi ho trovato, io ho organizzato tutto, vi ho mandato a sbattere l'uno contro l'altro… e adesso è fatta, e niente potrà separare la massa critica, e prima o poi dovrà esplodere, e allora dove correrai a rifugiarti, Claire?»

4

Fu Hawks a rompere il silenzio. Tese la mano, strappò la bottiglia dalla mano di Connington, e la lanciò verso il precipizio.

Questa roteò nell'aria e scomparve oltre il ciglio. Poi Hawks si girò verso Barker e disse, tranquillamente: — C'è qualche altra cosa che dovrei dirle prima che lei accetti l'incarico.

Barker era teso in volto, mentre guardava Connington. Girò di scatto la testa in direzione di Hawks e ringhiò: — Le ho già detto che ci sto.

Claire lo prese per mano, lo attirò a sedere accanto a lei. Si sporse per baciare la mascella di Barker. — La solita vecchia lotta, Macigno. — Cominciò a mordicchiargli la pelle ispida di barba, facendo scorrere a poco a poco la bocca giù per la gola dell'uomo, lasciando una fila di segni spaziati regolarmente: le parentesi umide e scarlatte del rossetto, che racchiudevano le chiazze più nette e più rosee lasciate sulla pelle dai suoi incisivi. — Ci starà, Ed — mormorò Claire. — O almeno farà del suo meglio per riuscirci.