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Dopo quelli che dal nostro punto di vista furono soltanto pochi secondi, l’appartamento fu demolito: scomparve intorno a noi come rugiada, lasciando isolata la nostra cupola trasparente sul tetto piatto della torre. Ripensai alle nostre camere, bizzarre eppure confortevoli, alla mia sauna, alla ridicola carta da parati, allo strano biliardo, e al resto: tutto si era sciolto in un’assenza di forma assoluta. Non più necessario, il nostro appartamento si era ridotto a un sogno: un ricordo platonico nella memoria metallica dei Costruttori Universali.

Tuttavia, il nostro Costruttore paziente non ci abbandonò. Lo vidi rimanere lì, a pochi metri da noi, il brulichio delle ciglia annullato dall’accelerazione temporale, e poi lo vidi balzare d’improvviso altrove, indugiare per alcuni secondi, spostarsi ancora, e così via. Giacché un secondo a bordo della scialuppa temporale corrispondeva ad alcuni secoli nel mondo esterno, il Costruttore rimase immobile accanto a noi per periodi di mille anni.

Dopo averlo detto a Nebogipfel, commentai: — Immaginalo, se puoi! Essere immortale è una cosa, ma essere tanto devoto a un unico compito… È come un cavaliere solitario che rimane a guardia del Graal, mentre fuggono via le epoche storiche e le preoccupazioni fugaci delle persone comuni.

Nelle settimane che avevamo trascorso nell’appartamento, le torri che erano sparse in tutta la valle del Tamigi a due o tre miglia di distanza l’una dall’altra non avevano subito alcun mutamento evidente: in nessuna avevo mai visto neppure aprirsi una porta. Ebbene, fu l’accelerazione temporale a svelarmene la lenta evoluzione. La superficie di una torre cilindrica ad Hammersmith, liscia come uno specchio, si gonfiò come per effetto di una malattia metallica, per poi assumere una conformazione nuova, caratterizzata da spigoli e scanalature. Una torre nei pressi di Fulham scomparve da un momento all’altro, senza che restasse nemmeno una traccia di fondamenta a indicarne la posizione, giacché il ghiaccio si richiuse tanto rapidamente sul suolo spoglio, che l’occhio non poté cogliere il processo.

Quella sorta di evoluzione fluida e lenta continuò senza posa, a ritmi secolari, anziché annuali, com’era accaduto invece nella Londra che avevo conosciuto.

— Possiamo soltanto fare congetture sugli scopi di tale ricostruzione — rispose Nebogipfel, quando gli ebbi chiesto quale fosse la sua opinione. — Forse i mutamenti nell’aspetto riflettono mutamenti funzionali. Tuttavia, i processi lenti della decadenza operano anche qui. E forse talvolta si verificano incidenti spettacolari, come la caduta di un meteorite.

— Di sicuro i Costruttori, con la loro intelligenza, sono in grado di prevedere gl’incidenti di questo tipo. Possono certamente seguire le traiettorie dei meteoriti con i loro telescopi, e magari possono deviarle servendosi delle loro navi.

— In certa misura, sì. Nel sistema solare, però, regna la casualità. Quali che siano i mezzi tecnici e le capacità di osservazione e di previsione di cui si dispone, non si può mai essere certi di poter prevenire tutte le calamità. Dunque persino i Costruttori sono costretti, talvolta, a ricostruire le loro torri: inclusa quella in cui ci troviamo.

— Che cosa intendi dire?

— Rifletti… Hai caldo? Ti senti a tuo agio?

Come ho già detto, avevo sentito freddo, nonostante la cupola trasparente che ci proteggeva, ma avevo pensato che si fosse trattato semplicemente di una mia reazione soggettiva: — Sto benissimo.

— Naturalmente. E io pure. Poiché viaggiamo da circa un quarto d’ora, sappiamo che le condizioni a noi propizie si mantengono in questa torre da oltre mezzo milione di anni.

— Eppure la torre è tanto vulnerabile al tempo quanto lo sono le altre… Questo significa che i Costruttori la stanno sottoponendo a una manutenzione continua per proteggerci.

— Sì. Altrimenti, la cupola si sarebbe già deteriorata da molto tempo.

Ovviamente, Nebogipfel aveva ragione. Ciò confermava la perseveranza straordinaria dei Costruttori, tuttavia non mi rassicurava granché. Nell’osservare il suolo sotto di noi, ebbi l’impressione che la torre, sottoposta a un processo infinito di ricostruzione, fosse mutevole come un termitaio. Nel contempo, fui assalito dalla vertigine.

In seguito mi accorsi di un mutamento nella qualità della luce: il paesaggio ghiacciato rimase bianco, ma come velato da un’ombra lieve. Gli archi del sole e della luna, offuscati dai movimenti equinoziali, continuarono a ondeggiare nel cielo, tuttavia l’astro parve sottoposto a un ciclo di trasformazione, mentre il satellite manteneva l’intensa sfumatura verde dovuta alla vegetazione di cui era stata dotata.

— Il sole tremola — osservai — come se la sua luminosità variasse a intervalli di pochi secoli.

— Credo che tu abbia ragione — convenne Nebogipfel.

Poco a poco mi convinsi che la strana e disorientante illusione d’ombra sul ghiaccio fosse dovuta proprio al tremolare della luce: si sarebbe forse potuta ottenere un’impressione simile facendosi ondeggiare una mano aperta dinanzi agli occhi mentre si guardava da una finestra.

— Dannato tremolio! — protestai. — Confonde la vista, e forse anche il pensiero.

— Guarda… La qualità della luce sta cambiando ancora…

Seguendo il suggerimento, colsi una nuova peculiarità nel comportamento del sole: a intermittenza, esso assumeva una sfumatura dovuta a una sorta di pallida striatura verde lungo il suo tragitto celeste.

Ciò mi consentì d’individuare un lampo smeraldino sulle colline ghiacciate e sulle torri fosche di Londra: era come il ricordo commovente della vita scomparsa da quelle colline.

— Sospetto — dichiarò Nebogipfel — che il tremolio e i lampi verdi siano connessi. Il sole è la più grande fonte di energia e di materia del sistema. Per sfruttarla, noi Morlock costruimmo la Sfera. Ebbene, credo che anche i Costruttori Universali stiano attingendo ad esso per procurarsi le materie prime di cui hanno bisogno…

— La plattnerite! — commentai, con un empito di entusiasmo. — È questo il significato dei lampi verdi, vero? I Costruttori stanno estraendo la plattnerite dal sole!

— Oppure sfruttano le loro capacità chimiche per trasmutare la materia e l’energia solari in plattnerite, che è più o meno la stessa cosa.

La visibilità della luce verde significava, secondo Nebogipfel, che i Costruttori stavano utilizzando la plattnerite per fabbricare grandi gusci intorno al sole. Una volta completato, ogni guscio veniva trasportato con un convoglio immenso in un cantiere ubicato altrove nel sistema solare, e la costruzione di un altro guscio iniziava. Il tremolio doveva dunque essere provocato, per effetto dell’accelerazione temporale, dal susseguirsi di queste attività.

— E straordinario… — commentai, senza fiato. — Indubbiamente i Costruttori prelevano dal sole grumi di plattnerite la cui massa equivale a quella dei pianeti più grandi. È un’impresa ancora più colossale della costruzione della vostra Sfera, Nebogipfel.

— Come sappiamo, i Costruttori non sono privi d’ambizione.

Il tremolio del sole paziente si attenuò, mentre le attività estrattive dei Costruttori cessavano gradualmente. Nel cielo, agli archi del sole e della luna, si aggiunsero quelli dei gusci giganteschi, che avevano il caratteristico colore verde della plattnerite e orbitavano intorno alla Terra più lentamente degli astri.

La luminosità mutevole della plattnerite scintillò sulla pelle metallica del nostro Costruttore imperturbabile, che rimase sempre immobile accanto a noi mentre in cielo avvenivano quei mutamenti straordinari.

— Abbiamo percorso quasi ottocentomila anni — dichiarò Nebogipfel, nell’osservare i cronometri. — Credo che sia abbastanza… — E tirò parzialmente le leve, facendo oscillare e precipitare la scialuppa nella maniera caratteristica dei viaggi temporali: la nausea si aggiunse alla mia paura e al mio sgomento.