Выбрать главу

Pensai per un momento di essere morto, prima di ricordare che avevo già avuto la stessa impressione quando il Costruttore Universale mi aveva assorbito e ricreato. Non riuscivo a immaginare quale sarebbe stata la mia sorte.

Mentre la scialuppa temporale e la torre, in basso, si allontanavano sempre più, la nave s’innalzò rapidamente di uno, due, dieci miglia. Sotto di me, attraverso lo scintillio dello scafo, si dispiegò interamente la mappa della Londra sparsa del futuro remoto.

Benché la velocità della crononave dovesse essere superiore a quella di una palla di cannone, non percepii vento alcuno. La sensazione fanciullesca di leggerezza che ho già descritto mi rassicurò. Il paesaggio sottostante si allargò, i dettagli degli edifici e della distesa gelata divennero sbiaditi e vaghi, una sorta di grigio luminoso si mescolò al bianco freddo del ghiaccio. Con l’assottigliarsi dell’atmosfera, il cielo notturno grigio ferro incupì sempre più.

La curvatura del pianeta divenne percettibile, tanto che Londra sembrò la cima di una montagna immensa. Distinsi la sagoma della povera Britannia, stretta nella morsa del Mare di Ghiaccio.

Non avevo più le mani e i piedi, né il ventre e la bocca. Improvvisamente liberato dalla materia, vedevo tutto con una sorta di serenità.

Mentre la crononave proseguiva la sua ascesa oltre l’atmosfera, il globo mi si mostrò bianco, quieto, e del tutto privo di vita. Una flotta composta di centinaia di crononavi lenticolari, smeraldine, lunghe diverse miglia, veleggiava nello spazio gettando la propria luce sullo strato di ghiaccio corrugato che copriva il pianeta riverberante.

A un tratto, sentii pronunciare il mio nome, o piuttosto, divenni consapevole, in un modo che mi sarebbe stato ripugnante tentare di spiegare, che qualcuno mi chiamava. Naturalmente, non potevo girarmi, però il mio campo visivo ruotò.

Nebogipfel… Sei tu?

Sì. Sono qui. Stai bene?

Nebogipfel… Non riesco a vederti!

Nemmeno io. Ma non importa. Senti la mia mano?

Sì.

Allontanandosi dalla Terra, la nostra crononave si unì alla flotta, che riempiva il vuoto interplanetario per parecchie miglia: fu come unirsi a un branco di gigantesche balene scintillanti. Benché intensa, la luminosità della plattnerite aveva qualcosa d’irreale, come se fosse riflessa da qualche dimensione invisibile. Di nuovo provai una sensazione di contingenza, come se la flotta non appartenesse del tutto a quella realtà, né a nessun’altra.

Nebogipfel… Che cosa ci sta succedendo? Dove ci stanno portando?

Conosci già la risposta, replicò gentilmente Nebogipfel. Stiamo per viaggiare a ritroso nel tempo, fino al nucleo più profondo e nascosto del tempo medesimo: fino ai suoi confini.

Partiremo presto?

Siamo già partiti. Guarda le stelle…

Mi volsi, o almeno ebbi la sensazione di farlo, nel distogliere il campo visivo dalla Terra Bianca, e scoprii che in tutto il cielo stavano spuntando le stelle.

2

Il dispiegamento della Terra

Nel viaggiare a ritroso nel tempo, la flotta coloniale proveniente dalla Terra fu sospinta a ondate successive verso la propria origine. Mentre la marea della civiltà si ritirava dal cosmo, le sfere che racchiudevano le stelle si smontarono e scomparvero l’una dopo l’altra. Meravigliato, vidi le costellazioni antiche riaccendersi come lampadari: vidi Sirio e Orione splendere come nelle notti d’inverno; vidi la Stella Polare brillare sopra di me; riconobbi il profilo familiare dell’Orsa Maggiore. Oltre la curva del pianeta scorsi raggruppamenti di stelle che non avevo mai visto dall’Inghilterra. Non conoscevo le costellazioni degli antipodi abbastanza bene da riconoscerle tutte, ma individuai la forma di coltello della Croce del Sud, le chiazze di luminosità soffusa delle Nubi di Magellano, e i gemelli brillanti, Alpha e Beta Centauri.

Mentre la flotta sprofondava nel passato, le stelle si spostarono nel cielo. In pochi istanti, le costellazioni cominciarono a disfarsi mentre la prospettiva cosmica rivelava i movimenti delle stelle, troppo lenti per essere percettibili nel corso di una fugace vita umana.

Quando richiamai la sua attenzione sul fenomeno, Nebogipfel rispose: Sì. E guarda la Terra…

La maschera di ghiaccio che aveva nascosto il caro globo spossato si stava già sciogliendo. Con una serie di contrazioni possenti, il ghiaccio si ritirò, scoprendo il marrone della terra e l’azzurro del mare, infine rimase confinato nelle fortezze dei poli. Lentamente il mondo si trasformò di nuovo nei continenti che conoscevo, quindi fu avvolto da nubi chiazzate di colori violenti e innaturali: marrone, porpora, arancio. Le coste erano orlate di luci, le grandi città brillavano nel cuore di ogni continente. Vidi persino grandi città galleggianti in mezzo agli oceani. Ma l’atmosfera era tanto inquinata, in corrispondenza delle metropoli, che di sicuro, per respirare in superficie, erano necessarie maschere munite di filtri.

Evidentemente stiamo assistendo agli ultimi giorni del pianeta modificato dalla Nuova Umanità, commentai. Probabilmente stiamo percorrendo milioni di anni al minuto.

Sì.

Allora perché non vediamo la Terra ruotare su se stessa, nonché intorno al sole?

Non è così semplice… Queste navi non sono come la tua macchina del tempo. Tutto ciò che vediamo, spiegò Nebogipfel, è una ricostruzione: una sorta di proiezione basata sui dati raccolti durante il viaggio dal Mare d’Informazioni, o comunque, da quella parte di esso che è incorporata nelle navi stesse. Ebbene, fenomeni come la rotazione del globo vengono soppressi.

Dimmi, Nebogipfel… Che cosa sono diventato? Sono ancora umano?

Sei ancora te stesso, garantì risolutamente il Morlock. L’unica differenza è che la macchina che ti sostiene non è più organica, bensì è integrata al Mare d’Informazioni. Le tue membra non sono più di carne e di sangue, ma d’informazione.

La voce di Nebogipfel sembrò fluttuare nello spazio intorno a me. Avevo perduto la sensazione confortante del suo tocco. Non sapevo più se mi fosse vicino, però avevo la sensazione che la “vicinanza” non fosse più importante, perché non avevo neppure un’idea precisa di dove fossi “io”. Qualunque cosa fossi diventato, sapevo di non essere più un fulcro di consapevolezza che guardava il mondo esterno dall’interno di una grotta d’ossa.

L’atmosfera terrestre s’illimpidì. In tutto il pianeta le luci delle città si affievolirono e si spensero. In breve tempo, non rimase più traccia alcuna dell’attività umana.

Per effetto del viaggio a ritroso nel tempo, le nubi di cenere provocate dai fenomeni vulcanici in tutto il mondo furono riassorbite dai crateri, insieme ai getti di lava incandescente delle eruzioni. I continenti si spostarono dalle collocazioni che mi erano note. Sulle grandi pianure dell’emisfero settentrionale si svolse una lotta lenta e millenaria fra due tipi di vegetazione: da una parte, il verde cupo delle praterie e delle foreste decidue che orlavano i continenti lungo la calotta polare; dall’altra il verde acceso delle giungle tropicali. Per un istante, la giungla lussureggiante trionfò, diffondendosi a settentrione dell’equatore, oltre i tropici, fino all’Europa e al Nord America: persino la Groenlandia divenne fugacemente verdeggiante. Poi, con la stessa rapidità con cui aveva conquistato il mondo, la giungla si ritirò nelle sue fortezze equatoriali, mentre sfumature di verde più cupo si spandevano sui continenti settentrionali.