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Lissa era ancora a letto. Questo lo disturbò. L’etica protestante: dormire fino a tardi equivale a ripudiare la vita.

Ma non era addormentata. Si stirò pigramente, si sedette, strofinandosi gli occhi con le nocche. Uno sbadiglio. — Tutto a posto? — chiese.

— No.

— Cosa è successo?

Le raccontò dell’episodio alla stazione di Greenwich. Lui che si contorceva sulle piastrelle blu e bianche dell’atrio, con il fuoco nel petto. Hamlin che allegramente pizzicava l’arpa del suo sistema nervoso autonomo. Lissa ascoltò con occhi spalancati, la faccia seria, e alla fine disse: — Cosa intendi fare?

— Non ne ho la più pallida idea.

— Ma è spaventoso. Averlo dentro di te come un parassita. Un granchio nascosto nella testa. Come un cancro al cervello. Senti, forse se io chiamassi il Centro Riab…

Una contrazione di avvertimento da parte di Hamlin, in profondità.

— No — disse Macy.

— Potrei raccontare loro cosa è successo. Forse è già capitato altre volte. Forse conoscono qualche sistema per affrontarlo.

— Nell’istante in cui provassero a fare qualcosa — disse lui — Hamlin bloccherebbe il mio cuore. Lo so.

— Forse c’è qualche medicina che può stordirlo… Potrei fartela bere, in qualche maniera…

— Lui ci sta ascoltando, Lissa. Non credi che sia costantemente in guardia? Forse non ha neanche bisogno di dormire. Non possiamo correre rischi.

— Ma come fai ad andare avanti con qualcun altro dentro la tua testa, che cerca di prendere il controllo?

Macy ci pensò. — Cosa ti fa credere che stia cercando di prendere il controllo?

— Non è evidente? Rivuole indietro il suo corpo. Cercherà di tagliarti fuori, un blocco di nervi alla volta, finché di te non resterà niente. Ti butterà fuori, e così tornerà a essere Nat Hamlin.

— Ha detto che voleva solo condividere il corpo con me — mormorò Macy.

— E credi che gli basterà? Perché dovrebbe?

— Ma Nat Hamlin è un criminale. Legalmente non esiste neppure più. Se cercasse di tornare in vita…

— Oh, continuerebbe a usare l’identità di Macy — disse Lissa. — Solo che ricomincerebbe a scolpire, in un altro paese magari. Cercherebbe i suoi vecchi amici. Sarebbe il vecchio Hamlin, solo che il suo passaporto direbbe Macy, e… — Si arrestò. — Cercherebbe i suoi vecchi amici — ripeté. Parve esaminare l’idea da vari punti di vista. — Vecchi amici come me.

— Sì. Tu. — In un tono che lui stesso trovò spiacevole, ma che Macy trovò impossibile cambiare, disse: — Potrebbe perfino sposarti. Come aveva intenzione di fare una volta.

— Sua moglie è ancora viva, ne sono sicura.

— Quel matrimonio è stato legalmente dissolto quando è stato condannato alla riabilitazione — disse Macy. — È una cosa automatica. Tagliano tutti i legami. Ufficialmente non sarebbe Hamlin, anche se prendesse il controllo di questo corpo. Sarebbe Macy, e Macy è scapolo. Proprio così, Lissa. — Quella nota di crudeltà nella sua voce, ancora. — Finalmente potresti essere sua moglie. Quello che hai sempre desiderato.

Lei scosse la testa. — Non lo voglio più.

— Hai detto che l’amavi.

— Una volta l’amavo. Ma ti ho detto che è tutto finito adesso. Le cose che ha fatto. I crimini. Gli stupri.

— La prima volta che ci siamo incontrati — disse pesantemente Macy — quando ancora insistevi a chiamarmi Nat, hai detto chiaro e tondo che mi amavi ancora. Il vecchio io. Lui. L’hai ripetuto due o tre volte. Che ti mancava tanto. Che ti rifiutavi di credere che ci fosse qualcun altro nel suo corpo.

— Tu non capisci — disse lei. — Mi sentivo così sola. Così persa. E di colpo mi sono trovata vicino a qualcuno che conoscevo, qualcuno sbucato dal passato… avevo solo bisogno di aiuto, dovevo parlare con lui… Accidenti, ti sono andata a sbattere addosso per la strada: cosa dovevo fare, andarmene senza neppure dire ciao?

— Hai visto il mio distintivo Riab, e hai fatto finta di niente.

— Non l’ho neppure visto.

— Devi averlo cancellato deliberatamente. Lo sapevi che Nat Hamlin era stato condannato alla riabilitazione.

— Smettila di gridare.

— Scusa. Non posso farne a meno. Sono teso, Lissa. Senti, tu hai visto qualcuno per la strada, e hai creduto che fosse Nat Hamlin e l’hai salutato, ma che bisogno c’era di dirgli anche che lo amavi ancora?

— Non ero sincera.

— L’hai detto.

— Cos’altro potevo fare? — La sua voce era diventata acuta. — Dirti: Ciao, assomigli proprio a Nat Hamlin, quello di cui ero innamorata, e naturalmente non l’amo più, e in ogni modo lui è stato cancellato, ma dal momento che gli assomigli tanto mi innamorerò anche di te, perciò andiamo a casa e spassiamocela un po’. Come potevo dire una cosa del genere? Ma non potevo lasciarti andar via senza dirti qualcosa. Stavo cercando disperatamente di ritrovare il passato, di riportarlo indietro. Il passato in cui ero stata felice, prima che cominciasse l’inferno. E tu eri il mio unico legame con esso, Paul, e io ero agitata, e ho detto: Nat, Nat, e ho detto di essere innamorata…

— Esatto. Mi hai chiamato Nat e hai detto che eri ancora innamorata di…

— Perché mi stai facendo questo, Paul?

— Facendo cosa?

— Mi stai tormentando. Urli. Tutte queste domande.

— Sto cercando di capire a chi di noi due sei veramente fedele. Hamlin o me. Da quale parte starai quando la lotta per possedere questo corpo diventerà davvero dura.

— Non stai affatto cercando di scoprire questo. Vuoi solo farmi del male.

— Perché dovrei…

— E come faccio a saperlo? Perché dai la colpa a me per averlo riportato in vita, forse. Perché lo odi per via del fatto che una volta l’ho amato. Perché lui è dentro di te in questo momento è ti sta obbligando a farmi del male. Non lo so. Cristo, non lo so proprio. Ma perché ti interessa sapere a chi sono fedele? Non ti ho detto ieri notte che non volevo che tornasse? Non mi sono appena offerta di chiamare il Centro Riab?

— Sì, sì.

— Perciò come potrei essere dalla sua parte? Voglio che venga spazzato via. Voglio che sparisca per sempre. Voglio… Oh, Cristo…

Si era fermata d’improvviso. Aveva fatto un balzo sul letto come se fosse stata punta, le braccia e le gambe che si agitavano. Si voltò verso di lui. La faccia contorta, gli occhi fuori dalle orbite, la bocca un buco rigido, i muscoli della gola gonfi. Dalle sue labbra uscirono dei suoi bizzarri, confusi, baritonali, come i balbettii di un sordomuto, nessuna parola intelligibile: — Mfss. Shlrrm. Skk-kk. Vshh. Vshh. Vshh. - Un orrendo grido gorgogliante, ancor più orribile a causa del profondo tono mascolino con cui venne pronunciato.

Si mise a correre per la stanza, andando a sbattere contro i mobili, artigliando l’aria. Un caso evidente di possessione demoniaca. Ma cosa la possiede?

— Grkk. Lll. Lll. Pkd-dd. - Ochi spalancati, imploranti. I seni nudi che si alzavano e abbassavano freneticamente. Una patina di sudore sulla sua pelle.

Macy le si gettò addosso, cercando di abbracciarla, di calmarla, di riportarla a letto. Girò su se stessa come un robot e le sue braccia lo colpirono al petto, facendolo piegare in due. Quando la guardò di nuovo, la sua faccia era scarlatta e la bocca spalancata fino alla larghezza massima delle mascelle, e forse oltre. Suoni selvaggi e gorgoglianti le uscivano ancora dalla bocca, gli occhi erano pieni di un orrore e una disperazione totali.

Di nuovo Macy cercò di afferrarla. Questa volta ci riuscì. I muscoli si contraevano e guizzavano per tutto il suo corpo ossuto e nudo. La costrinse a stendersi a letto, e la coprì con il proprio corpo, le mani che le stringevano i polsi, le ginocchia che le imprigionavano le cosce. Un odore acido di sudore che si alzava da lei: sudore cattivo, sudore di paura.