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Quali meccanismi sono all’opera sotto la pelle elastica di quella figura? Come viene messo in atto il ciclo di trasformazioni? Osservandola, il gioco continuamente mutevole delle emozioni e impressioni, i sottili mutamenti di posizione e di atteggiamento, Macy si sente impressionato e sopraffatto, ma anche vagamente truffato. Non aveva saputo cosa aspettarsi dall’arte del suo precedente io, se non che sarebbe stata drammatica e impressionante. Ma è davvero arte, questo astuto robot? Tutti questi trucchi meccanici riusciranno veramente ad affiancarsi ai veri capolavori artistici di tutti i tempi? Non è un critico. In verità non sa niente, ma l’intenso realismo della scultura, che costituisce la sua caratteristica più apparente, gliela fa sembrare esteticamente primitiva, un giocattolo di abilità, un trionfo dell’ingegno, non dell’arte.

Ma nonostante questo. Nonostante questo. È impossibile non reagire alla forza della scultura. Alla esattezza con cui Lissa è stata catturata da quegli ingranaggi e pulegge; non la sua Lissa, non la ragazza spezzata e confusa che conosce, ma la Lissa gloriosa di Nat Hamlin, il cui guscio vuoto è capitato al successore di Hamlin. Quello che Hamlin ha creato può anche essere semplicistico, paragonato a Leonardo, Cellini e Henry Moore, ma al di là di questa superficialità può celarsi una profondità accuratamente mascherata, sospetta Macy. Potrebbe stare lì a studiare la figura per ore. Giorni. Come sembrano fare gli altri. Quegli studenti che mormorano annotazioni nei registratori a mano, e quell’altro che prende olografie dell’opera da ogni angolo possibile… anche loro sono stati presi in trappola, chiaramente. Un capolavoro. Innegabilmente un capolavoro.

Con uno sforzo si voltò, avvertendo uno schiocco quasi udibile quando si interruppe il contato visivo con la scultura, e guardò Lissa. Era appoggiata a una parete, le labbra aperte, gli occhi fissi e vitrei, catturata dal mesmerismo del suo schiacciante simulacro. Una smorfia raggelata sulla sua bocca. Quali correnti di identità, si chiese, scorrevano da lei alla scultura, dalla scultura a lei? Quale inaridirsi dell’io si stava verificando, e quale arricchimento? Che effetto faceva vedersi trasformata in un’opera d’arte?

E dov’era Hamlin? Perché non saltava su e faceva salti di orgoglio di fronte al suo capolavoro, come quel giorno nell’ufficio di Harold Griswold? Hamlin era tranquillo. Ma non assente. Macy divenne gradualmente consapevole di lui, sotto la superficie, nelle profondità del suo cervello. Una spina nella zampa. Un sasso nella scarpa. Macy non pensava che sarebbe rimasto rinchiuso a lungo nella sua prigione.

E neanche Hamlin. Si stava sollevando lentamente alla superficie, come una bolla. Evocato alla coscienza da Antigone 21. Va bene così, pensò Macy. Venga pure. Posso tenerlo a bada. Preparandosi a riceverlo, Macy attese che il suo alter ego arrivasse alla superficie. Non era ostile, questa volta. Neppure aggressivo. Un’aria prevalente di calma. Nessun apparente risentimento per la recente sconfitta. Ma forse era una finta. Cogliermi alla sprovvista e cercare di nuovo di conquistare i centri del linguaggio. Sono pronto a qualsiasi cosa. Ma quando Hamlin aprì la conversazione, il suo tono era rilassato, cortese:

…Cosa te ne pare?

Impressionante. Non sapevo che fossi capace di tanto.

…E perché? Ti sembro un artista da strapazzo, Macy?

L’unico aspetto che conosco di te è la violenza, la criminalità. E non mi piace. Non associo la grande arte con questo tipo di personalità.

…Stronzate borghesi, amico.

Davvero?

…Punto primo: un uomo può essere un ladro, un assassino, un pederasta, qualsiasi cosa, ed essere lo stesso un grande artista. La sua moralità non ha niente a che fare con la qualità delle sue percezioni, giusto? Saresti sorpreso se sapessi quanta della roba in questo museo è stata prodotta da perfetti bastardi. Punto due: si dà il caso che io sia diventato un artista decente quindici anni prima che diventassi quello che chiamano un nemico della società. Quel pezzo che stai vedendo è stato finito prima che avessi il mio crollo. Punto terzo: dal momento che non mi hai mai conosciuto, non hai nessun maledetto diritto di giudicare che tipo di persona fossi.

Posso concederti il punto due, e forse l’uno. Ma perché dovrei ammettere il terzo? Ti conosco più che bene, Hamlin. Mi hai fatto svenire, ti sei messo a giocare con il mio cuore, hai cercato di impadronirti di pezzi del mio cervello, hai minacciato chiaro e tondo di uccidermi. Dovrei volerti bene per questo? Questa è la prima volta da quando sei venuto alla superficie che ti comporti in maniera civile. Sei venuto da me come un assassino; pretendi che non sia sorpreso che tu possa aver creato una scultura come questa?

…Credi davvero che io sia un criminale?

Sei stato condannato come tale.

…Lascia perdere quelle stronzate. Parlo dei miei rapporti con te. Credi che agisca così per pura cattiveria?

Cos’altro potrei pensare?

…Ma non è così, Macy. Non mi sei antipatico. Non voglio farti del male, non ho nessun sentimento negativo verso di te. Si dà solo il caso che tu sia capitato sulla strada di un uomo che combatte per la sua vita.

Ossia tu.

…Esatto. Voglio essere di nuovo me stesso. Non voglio rimanere sommerso dentro di te.

Il tribunale ha decretato…

…Che si inculi il tribunale. L’intero sistema Riab è un’assurdità isterica. Perché cancellarmi? Perché non riabilitarmi nel vero senso della parola? Non ero irrimediabilmente pazzo, Macy. Merda, è vero, ho fatto un sacco di cose orrende, lo ammetto, ero fuori di testa. Ma nell’anno 2007 potevano avere dei sistemi migliori per affrontare la pazzia che una condanna a morte.

Ma…

…Fammi finire. È stata una condanna a morte, no? Strapparmi dal mio corpo e gettarmi via, e mettere qualcun altro nella mia testa? Che ne è stato di tutte le esperienze che avevo accumulato? Che ne è stato delle mie capacità, del mio talento? Cosa è successo a me, dannazione, a me? Ucciso. Ucciso. Solo il corpo di uno zombie è rimasto. È soltanto per puro caso che sono ancora qui, e in queste condizioni, sospeso dentro di te. Che razza di umanitarismo è questo? Come lo chiamano tenersi il corpo e gettare via l’anima?

Non le ho fatte io le leggi.

…Su questo siamo d’accordo, Macy. Ma tu non sei uno stupido. Ti rendi conto di quanto palesemente ingiusto sia il sistema Riab. Vogliono separarmi dalla società perché sono pericoloso, e va bene, va bene, sono d’accordo: rinchiudetemi da qualche parte, cercate di rimettermi in sesto, purgatemi di tutti i veleni. D’accordo. E invece questo. Le superiori risorse della scienza moderna vengono usate per assassinare un grande scultore un po’ squilibrato e inventare al suo posto un commentatore dell’olovisione un po’ tonto.

Grazie.

…Cos’altro dovrei dire? Guarda la mia Antigone. Saresti capace di rifarla? Sarebbe capace qualcun altro? L’ho fatta io. Il mio dono all’umanità. E una cinquantina di altre quasi altrettanto belle. Non mi sto vantando, Macy. Sono dannatamente obiettivo. Ero qualcuno che valeva, avevo un dono speciale, avevo intensità e umanità. Forse il mio dono mi ha fatto impazzire, dopo un po’, ma almeno avevo qualcosa da offrire. E tu? Tu cosa sei? Chi sei? Non sei niente. Non hai profondità. Non hai consistenza. Non hai passato. Non hai realtà. Sono stato dentro di te a fare un inventario. Lo so di cosa sei fatto, Macy, ed è tutto sintetico. Non hai alcuno scopo per esistere. Non sai fare niente che non potrebbe far meglio un robot. Un commentatore dell’olovisione? Possono programmare una macchina con una bella voce calda, e ti farebbe sparire dall’etere per sempre.