Hamlin mollò. Sconfitto un’altra volta.
Riuscì di nuovo a vedere, e si trovò a guardare la faccia onice, agitata, di Loftus. Che gli chiedeva cosa era successo, se stava bene, se dovevano chiamare un dottore, un’ambulanza, qualcosa da bere, una oro.
— Sto bene — disse. Voce come rame corroso.
— Avevi una voce così strana, poco fa… e la faccia tutta contorta…
— Ho detto che sto bene. — Gli stava tornando il tono normale.
Nessuno deve sapere. Nessuno.
Il direttore di registrazione, Smith, Jones, un nome del genere, lo raggiunse. — Abbiamo un nastro quasi perfetto, Macy. Se vuoi riposare un po’, possiamo fare il finale più tardi… nessun problema a giuntarlo…
— Lo facciamo subito — disse Macy. Nessuno deve sapere.
I cameramen tornavano ai loro posti. Confusione disinnescata. Macy solo sotto i riflettori, ondeggiando un poco, frugò nella sua mente alla ricerca di Hamlin, non riuscì a trovarlo, decise che era riuscito davvero, ancora una volta, a bloccare un tentativo di conquista. Tuttavia, sarebbe stato in guardia. Se succedeva ancora, davanti alle telecamere, sarebbe stato nei guai. Non c’era posto in quella organizzazione per telecronisti che avevano degli attacchi nei momenti più imprevedibili.
— Via — disse Jones o Smith.
— Questa mattina a Londra abbiamo parlato con il famoso esperto di cervello Varnum Skillings, il quale ci ha fornito questo parere sulla situazione.
— Stop — disse Smith o Jones.
Macy sorrise. Era quasi libero di tornare a casa, ormai. Il direttore diede il segnale. Macy pronunciò l’ultima battuta. Fatta. Sospiri di sollievo. Gente che usciva. Mormoni bassi, tutti quanti senza dubbio che parlavano del suo raccapricciante attacco di parossismo.
Che parlassero pure. L’ho sconfitto un’altra volta, no? Perde sempre.
Per la prima volta Macy pensò che poteva essere quasi tollerabile avere Hamlin vivo dentro di lui. Hamlin era la sfida costante che lo definiva. Ogni uomo ha bisogno della sua nemesi. Lui solleva la testa e io lo bastono. La solleva ancora, lo bastono ancora, e così andiamo avanti insieme, felicemente. Lui mi dà spessore e profondità. Insieme a lui, sono un uomo con un tormento tutto suo; una tragica angst. Senza di lui sarei un’ombra. E così stiamo bene insieme. Fino al giorno in cui lo scambio di stoccate e parate si interrompe. Fino a quando non mi conquista. O io conquisto lui. Quando succederà, sarà con un colpo rapido e improvviso, trionfante, e uno di noi soccomberà. Lui? Io? Vedremo. Adesso a casa. È stata una giornata lunga e faticosa.
9
Lissa non era in casa. Ispezionò l’appartamento con grande cura, ripassando metodicamente da una stanza all’altra più volte, e tornando rapidamente indietro, come se lei potesse scivolare invisibile attraverso la porta davanti a lui; ma no: non era da nessuna parte. Controllò in bagno e negli armadi. Le sue cose erano appese ancora a casaccio fra quelle di lui. Non se n’era andata per sempre, dunque. Aveva lasciato un biglietto? No, niente. Forse era uscita a fare una passeggiata. O a comprare qualcosa per la cena. A quell’ora? Sapendo che lui tornava sempre a casa puntuale? Vagamente allarmato, frugò ancora una volta l’appartamento, cercando tracce di violenza. No. Un mistero, dunque.
Lei aveva la sua chiave, e Macy aveva riprogrammato la piastra della serratura in maniera che accettasse le sue impronte digitali; poteva andare e venire come preferiva. Ma avrebbe dovuto farsi trovare in casa al suo arrivo. Non riusciva a capire perché non ci fosse. Cosa fare adesso? Avvertire la polizia? Vedete, c’è questa ragazza che è venuta a stare da me da martedì scorso, e non l’ho trovata a casa quando sono tornato dal lavoro, e mi chiedevo se voi… No. Non andava. Chiedere ai vicini se l’avevano vista? No. Uscire e cercarla nei negozi del quartiere? No. Cercarla al suo vecchio appartamento? Forse. Non fare niente e aspettare che tornasse? Forse. Per il momento sì. Diamole un’ora, due ore. Ha i suoi momenti. Magari è andata a uno spettacolo. Sentendosi tesa, è uscita da sola. Strano che non abbia lasciato un biglietto, però.
Si fece una doccia, indossò la sua vestaglia logora, si versò un goccio di sherry alla crema per calmare l’appetito. Intanto il tempo passava. Le sei e mezzo, e nessun segno di Lissa. La sua ansia cresceva. Durante l’opera di ricostruzione al Centro Riab non l’avevano preparato ad affrontare una situazione del genere. Ripassò in rassegna le possibili opzioni. Polizia. Negozi. Il suo appartamento. I vicini. Aspettare. Nessuna tattica pareva adeguata.
Dal silenzio, la voce del serpente:
…Non preoccuparti per lei.
In quel momento, nello stato di ansia in cui si trovava, perfino la presenza di Hamlin fu un conforto. Il suo alter ego aveva parlato in tono tranquillo, noncurante; nessuna sfida in quel momento, solo una conversazione.
Macy fu contento di quell’approccio. Si chiese come dovesse comportarsi per essere un ospite a modo. Offrire ad Hamlin dello sherry? Una oro? Siediti, Nat, fai come se fossi a casa tua. Un impulso di demenziale cortesia.
Non posso fare a meno di preoccuparmi, disse Macy.
…È capace di badare a se stessa. Ne sei proprio sicuro?
…La conosco meglio di te.
Non la vedi più da quasi cinque anni. È instabile, Hamlin. Non mi piace l’idea che se ne vada in giro da sola.
…Probabilmente ha pensato di andare a respirare un po’ d’aria fresca. Cattive vibrazioni telepatiche che rimbalzano dalle pareti, in questa casa, non è così che ti ha detto? La buttano giù. Perciò è andata a farsi una passeggiata.
Senza lasciarmi un biglietto?
…Lissa non ha l’abitudine di lasciare biglietti. Il senso di responsabilità non è il suo forte. Rilassati, Macy.
Facile a dirsi.
…Magari se ne è andata per sempre. Forse è stufa di noi due. La tensione, i litigi.
Le sue cose sono ancora qui, osservò Macy. Aggrappandosi ai fuscelli. Lissa! Lissa!
…Questo non vuol dire molto. Abbandonare cose in giro è la sua specialità. Ehi, un po’ di buon umore. Il peggio che può capitarti è di non vederla più. Il che tutto sommato non sarebbe un grande male.
Ti piacerebbe, vero?
…Che differenza fa per me?
Non vuoi che lei stia con me. Sei geloso perché io sono vivo e tu no. Perché io posso averla e tu no.
Sonore risate di derisione echeggiarono nei corridoi involuti del suo cervello.
…Sei proprio un coglione, Macy.
Puoi negare quello che ho detto?
…Quello che hai detto contiene più scemenze per centimetro quadro di quanto sia consentito dalle attuali leggi sull’inquinamento del cervello.
Per esempio?
…Per esempio quando dici di "avere" Lissa. Nessuno "ha" Lissa, mai. Lissa si libra in una sua orbita privata, Lissa vive all’interno di una sua gabbia di vetro sigillata. Non si lascia coinvolgere dalle altre persone. Passa del tempo con loro, sì, parla con loro, qualche volta scopa con loro, ma non cede mai nulla che sia importante per lei.
Si è lasciata coinvolgere da te.
…È stata una faccenda diversa. Mi amava. La grande eccezione della sua vita. Ma non ama te né alcun altro, se stessa compresa. Ti illudi se pensi di significare qualcosa per lei.
Come puoi credere di sapere tutto di lei, se non la vedi da cinque anni?