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— Il signor Bercovici…

Lei non aspettò. Si avviò veloce lungo il corridoio, le gambe che si muovevano come pistoni, i piedi nudi che colpivano il pavimento spugnoso con un suono soffocato. Sedere piatto. Niente natiche, per quel che poteva vedere: come il posteriore di un gatto. Macy era sconvolto. Bercovici era quello con cui aveva parlato al centro Riab, tutto sorrisi e sincerità, capelli biondi e radi, guance paffute. Non si preoccupi, signor Macy, la seguirò personalmente durante il suo difficile ritorno alla vita di ogni giorno. Bercovici era la sua ancora di salvezza. Senza voltarsi la ragazza disse: — Il signor Bercovici è stato trasferito all’ufficio di Addis Abeba.

— Ma ho parlato con lui solo dieci giorni fa, signorina Loftus!

Lei si fermò. Un momentaneo bagliore degli occhi. — Loftus è sufficiente — disse. Poi la sua espressione si addolcì. Forse ricordandosi che aveva a che fare con un convalescente. — Qualche volta i trasferimenti arrivano all’improvviso da noi. Ma il signor Fredericks ha il suo dossier. Conosce tutti i problemi.

Il signor Fredericks aveva un ufficio lungo e cavernoso, arrotondato e simile a un grembo, dal cui soffitto inclinato penzolavano centinaia di morbidi globi rosa, a forma di mammella, con una minuscola luce montata su ciascun capezzolo. Era un uomo piccolo e vivace, con una stretta di mano umidiccia. Rivolse a Macy un sorriso triste e imbarazzato, il tipo di sorriso che si può rivolgere a uno che abbia avuto un paio di arti amputati, o magari i genitali, per bloccare la metastasi di qualche nuovo cancro rapido. — Sono felice che sia venuto, signor Macy. Posso chiamarti Paul? Tu chiamami Stilton. Qui abbiamo rapporti molto informali. Hai una meravigliosa occasione, entrando in questa organizzazione. — Gli occhi andarono al distintivo Riab, poi si staccarono, poi tornarono su di esso, come se non potesse fare a meno di guardarlo. Il marchio della guarigione.

— Ti faccio fare un giro — stava dicendo Fredericks. — Così conosci tutti. Qui ci sono opzioni straordinarie: il moderno sistema di raccolta dati da tutto il mondo è al tuo servizio. Ti faremo incominciare con calma, flash di novanta secondi, all’inizio; poi quando comincerai a trovarti a tuo agio, ti mandiamo in prima linea.

Buona sera, signore e signori, qui è Pavel Nathanielovitch Macy che vi parla dal Cremlino alla vigilia di un summit molto atteso…

La parete di fondo dell’ufficio svanì come se fosse stata annullata da qualche massa vagante di antimateria, e Macy si trovò a guardare entro un immenso abisso, un pozzo buio largo centinaia di metri e forse infinitamente profondo. Una grande quantità di particene dorate galleggiavano liberamente in quella coppa di nulla. Rimase a tal punto impressionato da quella vista inaspettata che si perse un pezzo del discorso di Fredericks, ma fece in tempo a sentire: — …Vedi, abbiamo migliaia, letteralmente migliaia di telecamere volanti situate in ogni punto del mondo dove ci si può aspettare qualche avvenimento. La loro altezza normale è fra i 25 e i 30 metri, ma naturalmente possiamo alzarle o abbassarle mediante telecomando. Puoi considerarle come degli osservatori passivi, sospesi in aria dappertutto, piccoli osservatori autonomi che assorbono l’intera gamma di avvenimenti audio e video, conservandoli in bobine della durata di ventiquattro ore. Noi qui al Quartier Generale di Manhattan Nord possiamo utilizzare una qualsiasi di queste informazioni a piacere. Per esempio, se volessi sapere cosa sta succedendo alla manifestazione per la Giornata della Sterilità, a Trafalgar Square… — Sfiorò un piccolo pulsante azzurro su un grande quadro di comando che aveva sulla scrivania, e dall’oscurità una delle particelle dorate arrivò a gran velocità e si arrestò a mezz’aria, appena dietro il punto dove era stata la parete dell’ufficio. — Questa — spiegò Fredericks — è la controparte della telecamera volante sospesa in questo istante sopra la manifestazione. Devo semplicemente indurre un output… così, e abbiamo il video. — Macy vide delle donne che gesticolavano e agitavano striscioni e accendevano razzi. — E così abbiamo l’audio. — Grida roche e slogan.

Macy non aveva mai sentito parlare di una Giornata della Sterilità. Il mondo può diventare terribilmente strano quando uno passa quattro anni fuori circolazione.

— Se ci serve qualcosa per la prossima trasmissione, basta mandare il segnale a un registratore e prepararlo per la revisione… e nel frattempo l’occhio volante è ancora lassù, che osserva tutto e lo trasmette a richiesta. Raccogliere notizie non è più una rottura di palle se si hanno diecimila di questi piccoli fottuti aggeggi che lavorano per te. — Una risatina nervosa. — Qualche volta usiamo qualche parolaccia da queste parti. Dopo un po’ uno non ci fa più caso. — Non si usano parolacce con un uomo che porta sul risvolto il marchio del suo trauma, giusto?

Fredericks lo prese per un braccio. — È ora di incontrare i tuoi colleghi — stava dicendo. — Voglio mostrarti tutto quello che c’è da vedere. Ti piacerà lavorare qui.

Lasciarono l’ufficio. La parete di fondo si ricompose misteriosamente mentre uscivano, il nero pozzo degli occhi volanti che svaniva. Giù nell’umido passaggio falloppiano. Porte che si aprivano. Dirigenti ben vestiti e cortesi dappertutto, che si alzavano per salutarlo. Alcuni che parlavano con voce portentosamente chiara e precisa, come se pensassero che un uomo che aveva avuto i suoi guai potesse trovare difficile capire quello che dicevano. Ragazze dalle lunghe gambe che lanciavano promesse di estasi. Alcune sembravano un poco spaventate; forse erano a conoscenza delle malvagie azioni della sua precedente personalità. Macy era consapevole dei crimini che il precedente inquilino del suo corpo aveva commesso, e qualche volta spaventavano anche lui.

— Da questa parte — disse Fredericks. Una stanza luminosa e colorata, due volte le dimensioni dell’ufficio di Fredericks. — Vorrei farti conoscere il direttore delle notizie diurne, Paul. Harold Griswold: un gran figlio di puttana. Harold, questo è il nostro nuovo uomo, Paul Macy. Numero sei nel notiziario serale. Bercovici ti ha detto tutto, no? Bene. Si inserirà alla perfezione.

Griswold si alzò, un processo lento e complicato, e sorrise. Macy sorrise. I muscoli facciali cominciavano a fargli male per tutti i sorrisi che aveva dovuto fare nell’ultima ora e mezza. Uno non sorride molto al centro Riab. Strinse la mano del direttore delle notizie diurne. Griswold era incredibilmente alto, la mascella squadrata, doveva avere una cinquantina d’anni, ed era evidentemente un uomo di grande prestigio; a Macy rammentava in qualche maniera George Washington. Indossava un abito a un solo pezzo azzurro brillante, un orologio da orecchio e un elaborato pettorale formato da parecchi generi di legni esotici lucidati. Il suo ufficio era una specie di museo, con opere artistiche dappertutto: plastiquadri, cristallini, punte parlanti, risonanze programmate. Una collezione da un milione di dollari. In un angolo, alla destra della scrivania a forma di rene, si ergeva una impressionante psicoscultura, la figura di un’anziana donna. Macy, che aveva guardato i vari pezzi in segno di implicito complimento a Griswold, ebbe un sobbalzo alla vista di quest’ultima opera, tossì, afferrò l’orlo della scrivania per non cadere. Gli sembrava di essere stato colpito con un bastone alla nuca. Immediatamente delle mani lo afferrarono. — Ti senti bene? Che ti succede, amico? — Macy combatté lo stordimento. Si raddrizzò e si liberò delle mani che lo soccorrevano.