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— Non può sopravvivere neppure a un altro trattamento al Centro Riab. Perciò è disposto a fare qualsiasi cosa per impedirmi di andarci, compreso ammazzarci entrambi. Se vengo da voi, muore. Tanto vale farmi fare la stessa fine. O almeno minacciarlo, sapendo che mi convincerà a non andare al Centro.

Gomez ci pensò su. Non sembrò arrivare ad alcuna conclusione immediata.

Macy disse: — Glielo dico io cosa succederà. Una di queste due cose: lui mi metterà fuori combattimento e si impadronirà del corpo, oppure io troverò qualche sistema per farlo fuori e impedirgli di danneggiarmi.

— Sta scherzando con il fuoco, Macy. Venga al Centro. Conosco Hamlin meglio di lei: non porterà fino in fondo la sua minaccia, non farà niente di definitivo che possa danneggiarla. Ucciderla significherebbe il disfacimento e la rovina del suo io fisico, l’ultima vestigia legittima di Nat Hamlin al mondo. Non lo farà. È sempre stato orgoglioso del suo corpo.

— Balle. Non mi piace fare scommesse. Ha detto di stare lontani da voi, e lo farò.

— Non possiamo permetterle di andare in giro con l’ego di un pericoloso criminale che controlla parzialmente il suo cervello — disse Gomez.

— E cosa vuole fare allora? Farmi arrestare? Mi ucciderebbe. Gli credo quando lo dice. Vuole correre il rischio? Non è in ballo la sua vita, Gomez. Si è già sbagliato una volta.

Contrazioni delle punte dei baffi. La lingua che si muoveva di continuo fra le labbra e i denti. Gomez sulle spine. Macy che lo guardava dall’altra parte della scrivania. Sentiva il cuore battergli forte. Era Hamlin che si risvegliava? O soltanto l’eccitazione, l’adrenalina?

Alla fine Gomez disse: — Dovremo metterla sotto sorveglianza, Macy. I problemi legali, la presenza di un criminale potenzialmente pericoloso dentro di lei. Ma ci terremo a distanza. Non la metteremo in pericolo.

— Come farete a sapere se mi state mettendo in pericolo?

— Un segnale — suggerì Gomez. — Aspetti. — Aggrottò la fronte. — Diciamo che quando Hamlin la minaccia, lei batte la mano destra sulla spalla sinistra. Così.

— Così.

— Questo ci avvertirà di stare lontani, per non provocarlo. E quando vorrà che ci allontaniamo del tutto, cioè quando pensa di essere in grande pericolo, batta anche la mano sinistra sulla spalla destra. Così.

— Così. — Che idiozie. — Cosa ne dice di una parola d’ordine, anche?

— Sto cercando di aiutarla, Macy. Non faccia lo spiritoso.

— C’è qualcos’altro che vuole dirmi, o posso tornare al mio lavoro?

— Un altro segnale, se non le spiace.

— Quello per chiedere il permesso di andare a cagare?

— Quello per dirci che Hamlin è addormentato e che possiamo venire a prenderla con sicurezza. È d’accordo che una situazione del genere potrebbe presentarsi? Bene, allora. Quella sarebbe l’occasione buona per prenderla in consegna e cercare di esorcizzarlo una volta per tutte. Ma solo se ci darà il segnale.

— Che sarebbe?

Gomez pensò un momento. Profonda concentrazione. Tutta quella roba da boy scout doveva mettere a dura prova la sua mente. Alla fine: — Le mani intrecciate dietro la testa, così.

— Così — disse Macy, imitandolo. — E se per caso i suoi sicari confondono i segnali?

— Lei cerchi di ricordarseli bene, e al resto ci pensiamo noi — disse Gomez. Si avviò verso la porta. Voltandosi, scosse la testa. — Un caso di possessione demoniaca, ecco cos’è. Cazzo. Il ritorno del diciassettesimo secolo! Ma risolveremo la faccenda, Macy. Le dobbiamo una vita normale, una vita senza tutti questi casini. — Si fermò sulla soglia. — Se vuole che le dia un consiglio per il suo bene, la smetta di vedere la signorina Moore. Abitate insieme, vero?

— Più o meno.

— Era stato caldamente consigliato di non avere relazioni con persone collegate alla precedente identità del suo corpo. Con particolare riferimento all’ex amante di Nat Hamlin, telepatica o no.

— Dovrei darle un calcio e buttarla fuori? È un essere umano. Ha dei problemi. Ha bisogno di aiuto.

— È anche la causa di tutti i suoi problemi, Macy. Dieci a uno che non si ritroverebbe Hamlin fra i piedi se non si fosse lasciato coinvolgere da una relazione con lei.

— Facile a dirsi, adesso. Ma io Hamlin ce l’ho fra i piedi, e sento anche una responsabilità verso di lei. È distrutta. Ha bisogno di un’ancora, Gomez, qualcuno che le impedisca di andare alla deriva.

— Qual è il suo problema?

— L’ESP. La sta facendo impazzire. Riceve delle voci… per metà del tempo non sa neppure chi è… deve nascondersi dalla gente, ripararsi. La telepatia va e viene senza che possa controllarla. È come una maledizione.

— E lei vuole aiutarla, Macy? — chiese Gomez. — È un individuo talmente stabile da poter stare insieme a una carica di dinamite come questa?

— Non è stata un’idea mia, mi creda. Ma adesso che ci sono dentro, non intendo abbandonarla. Voglio aiutarla.

— Come?

— Forse c’è qualche sistema per spegnere questa sua ESP. Le sta bruciando la mente. Cosa ne dice, Gomez? Si può fare.

— Non so assolutamente niente di ESP. Sono uno specialista in Riabilitazione.

— Chi può saperlo?

— Posso informarmi se ci sono degli ospedali nella zona metropolitana con esperienze in questo campo. Qualche reparto neuropsichiatrico deve essere immischiato con l’ESP. Se le procura tanti guai, perché non è andata a farsi esaminare?

— Ha paura. Non vuole che qualcuno le frughi nella mente. Ha paura di perdere la sua intera personalità, se cercano di strapparle la telepatia.

— Merda. Mi dice che vuole aiutarla, e due secondi dopo mi dice che lei ha paura di essere aiutata. È folle. Quella ragazza è veleno. La porti in un ospedale.

— Mi dica dove mandarla — disse Macy. — Vedrò se voglio farlo. E se lo vuole lei. — Rivolse a Gomez un sogghigno improvviso, e colpì con la mano destra la spalla sinistra. Un momento dopo colpì con la sinistra la spalla destra. Gomez lo fissò sbattendo le palpebre, senza muoversi. — Be’, si svegli! — disse Macy. — Ha dimenticato i suoi segnali? Questo è quello per la ritirata.

— Hamlin ha cominciato a minacciarla?

— Non se ne stia lì a fare domande stupide. Ha avuto il segnale. Via. Via. Ho del lavoro da fare. Mi lasci solo, Gomez.

— Povero bastardo — disse Gomez. — Che maledetto casino. Per tutti noi. — E uscì. Macy si prese la testa fra le mani. Dolore dietro ciascuna orecchia. Dolore dietro la fronte, come se il cervello si fosse gonfiato e premesse contro l’osso. Esercitati coi segnali. Mano sinistra a spalla destra. Mano destra a spalla sinistra. Intreccia le mani dietro il collo. Sorveglianza. Il Centro Riab che mi dà la caccia anche lui. Gesù. Gesù. Gesù. Gli parve di poter sentire la risata da fantasma di Nat Hamlin riverberare attraverso gli interstizi della sua mente spossata. Ehi, Nat, sei sveglio? Hai ascoltato quello che diceva Gomez? Ascolti adesso? Vogliono prenderti, Nat. Gomez è sulle tue tracce. Per finire il lavoro che non ha fatto a dovere la prima volta. Hai paura, Nat? Non ti nascondo che io ne ho. Perché solo uno di noi ne uscirà intero, alla fine. Se va bene. Se va bene, uno solo di noi.

11

Se davvero lo stavano tenendo sotto sorveglianza, lui non se ne rese conto. Si occupò delle solite cose. Finì di preparare il copione per il servizio sul carisma lunedì. Su nastro martedì. Tutto liscio. Avanti e indietro dall’appartamento all’ufficio senza problemi. Hamlin, coerentemente, riaffiorò martedì sera, per la prima volta da mercoledì. Fecero quattro chiacchiere; Macy non disse nulla del suo colloquio con Gomez o del tentativo messo in atto da Hamlin di prendere il comando, mercoledì sera. Siamo persone educate, pensò Macy. Tu cerchi di fregarmi, io cerco di farti fuori, ma non parliamo di queste cose volgari. Hamlin fu molto piacevole, raccontò della sua vita e dei bei tempi. Segmenti selezionati della sua autobiografia arrivano danzando lungo l’interfaccia fra le due identità. Con sottotitoli.