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Poi c’erano i sogni.

Non aveva avuto sogni al Centro Riab. Adesso sì. Traumatiche crisi di identità contrassegnavano i suoi sogni. Correva senza fiato lungo lucidi corridoi contorti, inseguito da un uomo che aveva la sua faccia. Stava in piedi accanto alla riva di una viscosa pozza grigio-verde che ribolliva e fumava, mentre un artiglio peloso usciva dalle sue profondità per afferrarlo. Camminava in punta di piedi attraverso un mare di sabbie mobili, affondando sempre di più, e qualcosa sotto gli mordeva le dita, tirandolo già con un rumore risucchiante. Un sabba di mostri lo attendeva sul fondo. Denti e corna verdi e occhi gialli. Spesso si svegliava urlando. E rimaneva sveglio, ascoltando qualcosa che batteva dentro il suo cervello. Fammi uscire, fammi uscire, fammi uscire! Folate impetuose di vento soffiavano nel suo cervello. Un poderoso russare che faceva tremare il midollo. Un gigante addormentato, inquieto, nervoso, intrappolato dietro la sua fronte. Che ruttava e scoreggiava dentro la sua testa. Toc. Toc. Toc.

Inoltre, lo tormentava una particolare duplicità dell’io, la sensazione di essere avvolto e imprigionato nei frammenti e nei fili della sua vecchia identità, e momentaneamente veniva risucchiato dentro di essa. Sono Nat Hamlin. Felicemente sposato. Psicoscultore. Questa è la mia faccia. Queste sono le mie mani. Perché mi trovo in questo piccolo appartamento sconosciuto? No. No. Sono Paul Macy. Lo ero. Prima. In un altro paese, per così dire. Di lui non resta neppure l’odore. Perché mi perseguita? Non sono Nat Hamlin.

Qualche volta, di notte, era difficile esserne certi. Arrivato alla terza notte, Paul Macy aveva paura di andare a letto. C’era quell’uomo con la sua faccia che lo perseguitava sempre, quando passava nella terra del sogno. Svegliandosi, agitato, avrebbe voluto chiamare un amico, per essere rassicurato. Ma non aveva amici. Quelli vecchi erano stati cancellati dalla terapia, e non se n’era ancora fatti di nuovi, a parte alcuni che aveva conosciuto al Centro Riab, compagni di ricostruzione come lui, e non voleva disturbarli in piena notte. Forse avevano demoni loro propri con cui lottare. E quelli della compagnia olovisiva. Non devo chiamarli. Manderesti all’aria l’intera finzione della tua stabilità, in una confessione dettata dal panico. Né poteva chiamare i suoi psicologi. Il dottor Brewster, la dottoressa Iannuzzi, il dottor Gomez. Tocca a te, adesso, gli avevano detto. Tagliamo il cordone ombelicale. E così, era solo. Datti da fare. Alla fine, per quanto brutta fosse la notte, riusciva a dormire. Alla fine.

— C’è qualche possibilità — chiese Macy — che il lavoro della Riab non sia riuscito del tutto? Voglio dire, certe volte mi sembra che Hamlin cerchi di venir fuori.

Un martedì, alla fine del maggio del 2011. Una settimana dopo essere stato dimesso dal Centro Riab. La sua prima sessione post-terapeutica. Il dottor Gomez, la faccia rotonda, carnagione scura, baffi neri spioventi, mento sfuggente, la fronte aggrottata, masticando uno stilo computer. Voce sommessa. — Non c’è la minima possibilità, Macy.

— Ma questi sogni…

— Sono come dei disturbi elettrostatici a livello mentale. Cosa le fa pensare che Hamlin esista ancora?

— Durante quegli incubi lo sento spingere dentro il mio cervello. Come qualcosa che cerchi di uscire.

— Non complichi le cose con la sua immaginazione, Macy. Ha fatto dei brutti sogni. Tutti fanno dei brutti sogni. Crede che io sia immune? Ho anch’io la mia parte di karma cattivo. Senza cercare ipotesi fantasiose, mi dica perché pensa che sia Hamlin.

— L’uomo con la mia faccia che mi insegue.

— Una metafora per il suo passato non a fuoco, forse.

— Un senso di confusione. Non sapere chi sono veramente.

— Chi è lei veramente?

— Paul Macy, ma…

— Questo è quello che è veramente. Nat Hamlin non esiste più. È stato eliminato dal suo corpo, cellula dopo cellula, ed estirpato. Mi ha veramente sorpreso, Macy. Credevo che avrebbe avuto uno dei migliori adattamenti mai visti.

— Anche a me sembrava così — disse Macy. — Ma da quando sono uscito ci sono state queste… queste scariche psichiche. Ho paura. E se Hamlin ci fosse ancora?

— Hamlin esiste solo come concetto astratto. È un famoso psicoscultore che ha avuto dei guai con la legge ed è stato estirpato. Adesso esiste solo attraverso le sue opere. Come Mozart. Come Michelangelo. Non è nella sua testa.

Macy disse: — Durante il mio primo giorno alla compagnia, sono entrato nell’ufficio di un dirigente, e c’era una grande scultura di Hamlin in un angolo. L’ho guardata e l’ho riconosciuta, l’ho guardata come si potrebbe guardare un’opera di Michelangelo, e dopo una frazione di secondo ho avuto questa sensazione, come se qualcuno mi avesse preso a martellate in testa. Quasi sono caduto a terra. L’impatto è stato tremendo. Come me lo spiega questo, dottor Gomez?

— Lei come lo spiega?

— Come se Hamlin fosse ancora dentro di me, e si fosse alzato in piedi e urlasse: "È mia, l’ho fatta io!" Una tale ondata di orgoglio e di identità che l’ho sentita a livello cosciente come un dolore fisico.

— Balle — disse il dottore. — Hamlin è sparito.

— Come fa a esserne sicuro?

Gomez sospirò. — Ascolti — disse, e schiacciò un tasto sul terminale. Sulla parete del suo ufficio sbocciarono immagini dei profili psicologici di Macy. Gomez indicò. — Lì a sinistra. Quello è l’EEG di Nat Hamlin. Vede quelle onde irregolari, segno di tendenze psicopatiche? Quegli sbalzi orribili? Vede le tempeste elettriche che si scatenano nella testa di quell’uomo? Quello è l’EEG di un malato. Ammalato marcio. Capito?

"Adesso guardi qui. Abbiamo iniziato l’operazione di pulizia mentale. Stiamo eliminando Nat Hamlin. Le onde diventano più regolari. Dolci come quelle di un bambino. Diagramma dopo diagramma. Guardi. Guardi. Guardi. Man mano che Hamlin se ne va, sale alla ribalta Macy. Può vedere lo strato che si sovrappone, qui. Questo è l’aspetto di una doppia mente. Hamlin in declino, Macy in ascesa. Giusto? Due distinti schemi elettrici, nessun problema a distinguerne uno dall’altro. E da questa parte della stanza può vedere Hamlin interamente annullato. Vede qualcuna delle tipiche forme d’onda di Hamlin? Cazzo, le vede?

"Non dice niente, Macy. C’è il suo cervello su quella parete. Alpha, beta, tutto quanto. Confronti le sue onde e quelle di Hamlin. Completamente diverse. Due schemi separati. Lui è lui, e lei è lei. Lo dice la macchina. Non è una questione di opinione, ma di soglie di voltaggio. Un voltaggio non mente. Gli ampere non hanno opinioni. Le resistenze non ti fregano per ragioni personali. Ci stiamo occupando di fatti oggettivi, e i fatti oggettivi mi dicono che Nat Hamlin è stato cancellato. Dovrebbero dire la stessa cosa anche a lei."

— I sogni… la vista della psicoscultura…

— E va bene: lei è un po’ instabile. Un paio di traumi da adattamento imprevisti. Ma Hamlin? No.

— Un’altra cosa. Il primo giorno che sono uscito ho incontrato una ragazza per strada, qualcuna che aveva conosciuto Hamlin. Continuava a chiamarmi Nat. A dirmi che mi amava.

— Non aveva il suo distintivo Riab?

— Naturalmente.

— E quella scema ha continuato lo stesso a blaterare le sue idiozie?

— Credo che abbia dei problemi anche lei, mentalmente. Non so. Comunque — disse Macy — lei mi stava dicendo tutte queste cose, Nat qui e Nat là, senza badare a me che le dicevo di essere Paul Macy, e di colpo ho sentito, be’, una specie di calore in cima alla testa, e per mezzo secondo non ho più saputo chi fossi. Quale dei due ero. Era come se mi fosse entrato qualche cosa in testa e avesse mescolato tutto. Mi ricordavo perfino di aver fatto una psicoscultura alla ragazza. Vede, era una delle modelle di Hamlin, a quanto pare, e ho avuto questo ricordo fugace di lei che posava, e di me alla tastiera…