Ma cosa accade? Nel momento di trionfo lei si stanca. Si indebolisce. I colpi perdono intensità, e Hamlin ancora vive! Riacquista forza. Lei grida aiuto. Paul, Paul, Paul, Paul. Sì, risponde lui, dalla sua posizione fuori dalla zona di combattimento. Hamlin si è alzato. È orrendamente sfigurato, è storpiato e rovinato, ma c’è ancora una potenza demoniaca in lui, e ora restituisce i colpi, cercando di trascinarla giù fino al suo livello. Esplosioni di energia riempiono il cielo. Aiutami, Paul!
E Macy si apre a lei, lasciando che prenda da lui tutto quello che deve avere, e le fornisce le armi per resistere all’attacco. Di nuovo scaglia i suoi fulmini. Di nuovo Hamlin ulula. I suoi colpi vengono respinti. Non può più combattere. Cade. Una saetta gli trafigge la schiena. Si contorce in tremende convulsioni. Lissa lo trafigge ancora. E ancora. Sta bruciando. Sta morendo. L’odore della carne bruciata nel vento. Il cielo è una lastra di fuoco bianco. Lei sta spendendo tutte le sue energie, si sta svuotando, per sradicarlo. Lo sta facendo a pezzi.
Hamlin si muove ancora, ma ormai soltanto negli spasmi galvanici della morte. Il campo è una pira infuocata. Hamlin brucia. Brucia. Si restringe. È andato. Il cielo torna quieto. Lissa non si vede più. Uno strano silenzio è calato; una mite pioggia rinfrescante comincia a cadere. L’aria è dolce. Le nubi si aprono; ha smesso di piovere; torna una dolce luce solare. Non vi è più alcuna frattura fra le due regioni del cervello. Macy passa dall’altra parte. Non trova alcuna traccia di Hamlin, solo una chiazza scura sul terreno, una cicatrice annerita sull’erba, e ben presto l’erba cresce e la nasconde, alti steli verdi che fanno sbocciare nuovi germogli, si alzano, si incontrano, e ben presto non rimane più alcun segno di distruzione, anche se Macy sa che sotto il bel tappeto erboso si troverebbe uno strato di cenere, se uno volesse scavare. Si allontana da quel luogo. È completamente solo. Lissa? chiama. Lissa? Ma non c’è risposta. Il silenzio regna. È completamente solo.
Dopo un certo tempo si alzò a sedere, poi si rimise cautamente in piedi. Il senso di solitudine era ancora con lui. C’era una leggera pulsazione nella sua testa, del tipo che uno potrebbe sentire se venisse trasportato di colpo dal cuore di una grande città alla distesa senza suoni della calotta polare. A parte questo non avvertiva nessuna conseguenza della battaglia. Tranne uno. Hamlin era sparito. Questo era certo: Hamlin era sparito.
Guardò Lissa. Giaceva come prima, afflosciata, gli occhi vitrei, isolata dal mondo. La pelle nuda era lucida di sudore. Non aveva più l’aspetto febbricitante, e toccandola si accorse che in effetti era più fresca. Non solo la febbre se n’era andata, ma, per la prima volta da quando la conosceva, Macy non riuscì a scorgere quella terribile tensione nei suoi lineamenti, quell’espressione di disperazione appena soppressa. Era calma. Le sue tempeste interiori, così come quelle di lui, erano cessate. Ma la sua calma era di un genere che incuteva terrore. Sembrava vuota, quasi del tutto assente.
— Lissa? — disse. — Mi senti?
— Lis… Lis…
— Lissa — disse lui. — Lissa sei tu.
— Lissa sei tu. — La sua voce era acuta, da bambina, flautata, senza tono.
— No. No. Io sono Paul. Tu sei Lissa.
— Io sono Paul. Tu sei Lissa.
Si sedette accanto a lei. Le prese le mani. Le sue dita erano molto fredde. I suoi occhi si chiusero per un momento; poi le palpebre sbatterono, si aprirono, e lei lo guardò con un’espressione solare, senza traccia di comprensione, e sorrise. Macy disse: — Ti sei bruciata, vero? Hai usato tutto quello che avevi. Per salvarmi. E adesso non rimane altro che un guscio vuoto.
— Vuoto.
— Anche l’ESP se n’è andata? Senti ancora le voci? Le senti, Lissa?
— Voci. Le. Senti. Lissa.
— Non le senti più, vero?
— No — disse lei, inaspettatamente. — Non sento. Niente.
Quella risposta lo sorprese. — Mi capisci adesso? Le voci sono davvero sparite?
Un sorriso. Uno sbattere di palpebre. Una risatina da bambina. — Le. Voci. Sono. Davvero. Sparite. — Era scivolata lontano ancora una volta.
Cercò un telefono nella stanza. Niente. Andò alla porta e guardò nel corridoio. Il telefono c’era, sì. Qualcuno lo stava usando. Parlava. E va bene. Aspetterò. Qualche minuto. Poi telefono a Gomez. Mandi l’ambulanza, gli dico. La Cooperativa del Popolo di Manhattan Nord, in fretta. Non per me. Per lei, per Lissa. Sì. Completamente bruciata. Sa a malapena il suo nome. Ma c’è ancora qualcosa di intatto, dentro di lei. Non molto, ma forse abbastanza perché lei possa lavorarci sopra, Gomez. No, non deve preoccuparsi per me. Io sto bene. Hamlin è finito, obliterato per sempre, sparito. Una decostruzione totale. Ma la ragazza. Può aggiustarla, Gomez? Può rimetterla insieme? Non sarebbe esattamente una ricostruzione. Non dovrebbe riversare una nuova identità in un vecchio corpo, soltanto rimettere una vecchia identità al suo posto. Okay, Gomez? Lo farà? Bene. Bene. E quanto ci vorrà? Cinque mesi, sei, un anno? Qualsiasi cosa. Basta che lo faccia.
Cinque mesi. Sei. Novembre. Dicembre. Macy si vide in attesa dentro il Centro Riab. Neve sulla terra, i rami degli alberi pesanti di biancore, il cielo un blu invernale. E Lissa, rinnovata, riparata, che veniva verso di lui, dall’ala interna. Non più telepatica. Una Lissa nuova, libera dal suo dono e dal suo tormento. Incerta su se stessa, mentre esce ad affrontare il mondo. Ciao, dirà lui. Ciao dirà lei. Un bacio goffo. Abbottonati, dirà lui, fa freddo. Ho la macchina. Lei sembrerà preoccupata. Andiamo in città? chiederà. Il mio primo giorno fuori. Sono nervosa. Lo sai com’è, Paul. Uscire. Sicuro, dirà lui. Lo so precisamente com’è. Ma andrà tutto bene. Nuova gente, nuove vite. Un secondo viaggio. Paul e Lissa, Lissa e Paul. Senza il nostro vecchio amico Nat. Un grande artista ha lasciato il mondo. Che silenzio nella mia testa. Cinque mesi. Sei. Novembre. Dicembre. Lissa?
Lei stava ridacchiando sottovoce, e con le mani si esplorava il corpo, scoprendo questo e quello, come una neonata. Lui le sfiorò la guancia. Lei ebbe un tremito di piacere. Aspetta, disse lui. Gomez ti sistemerà meglio di prima. Guardò nel corridoio. Il telefono ancora occupato. Forza, riattacca, sbrigati! Non lo disse. Rimase sulla soglia, aspettando di fare la sua chiamata, con il vago timore che Hamlin potesse sollevarsi, ma Hamlin non si sollevò. Andato. Andato. Il mio alter ego, il mio gemello oscuro. Ha lasciato il mondo, e io ho preso il suo posto. Macy quasi si sentiva colpevole. Un momento brevissimo di rincrescimento. Addio, Nat, addio mister Hyde. Trascorrerò il resto della mia vita senza di te. Indossando la tua pelle, indossando la tua faccia. Io sono te, Nat, e tu non sei niente.
Macy guardò Lissa. Stava sbavando. Come dovevo aver fatto io, pensò. Quattro anni fa, quando ero nuovo. Andò da lei e le asciugò il mento. Va tutto bene, le disse senza parlare. Dicembre non è molto lontano. Poi ci rivedremo, per ricominciare. Due persone qualsiasi. Il secondo viaggio, tuo e mio. Il secondo viaggio. Quello buono, forse. Dal corridoio giunse il clic del ricevitore. Il telefono si era liberato finalmente. Uscì per chiamare Gomez.