Lan tossì. «Se stanno arrivando i Reietti,» disse in un tono che era come pietra levigata «allora potrebbero essere qui da un momento all’altro. Loro o quel gholam. In entrambi i casi, sarebbe meglio se noi ci trovassimo altrove.»
«Con le Aes Sedai porta pazienza» mormorò Birgitte come se stesse citando qualche detto. «Ma le Cercavento non sembrano averne affatto,» continuò «quindi potete anche lasciar perdere Teslyn per concentrarvi su Renaile.»
Elayne e Nynaeve rivolsero ai due Custodi occhiate così fredde che avrebbero fatto mancare un passo anche ai Cani di Pietra. A nessuna delle due piaceva l’idea di fuggire dalle Anime dell’Ombra e da quel gholam, anche se erano state proprio loro a decidere che non c’erano alternative. E di sicuro non erano contente di sentirsi ripetere che dovevano sbrigarsi a incontrare le Cercavento anche per sfuggire ai Reietti. Aviendha avrebbe potuto imparare qualcosa dalle loro occhiate — le Sapienti, con uno sguardo e poche parole, ottenevano ciò che lei doveva conquistarsi minacciando coi pugni o con la lancia, solo che di solito lo ottenevano prima e meglio —, avrebbe potuto imparare molto da Elayne e Nynaeve, eppure quelle loro occhiatacce non sortirono alcun effetto sui due Custodi. Birgitte sogghignò e guardò Lan, che si strinse nelle spalle con un’evidente aria di sopportazione.
Elayne e Nynaeve si arresero. Senza fretta, e lisciandosi inutilmente le gonne, presero a braccetto Aviendha, una per lato, e si avviarono senza nemmeno controllare se i Custodi le seguivano. Elayne non ne aveva neppure bisogno, dato il legame con la sua Gaidin. E neanche Nynaeve, anche se per un motivo diverso: il legame di Aan’allein poteva anche appartenere a un’altra, ma il suo cuore era appeso insieme all’anello che la donna portava al collo. Elayne e Nynaeve si impegnarono a passeggiare con gran naturalezza, per far capire a Lan e Birgitte che non gli avevano messo fretta, anche se in verità camminavano più veloce di prima.
Quasi per rimediare a ciò, chiacchieravano oziosamente, scegliendo di proposito gli argomenti più frivoli. Elayne si rammaricava per non aver avuto occasione di assistere alla Festa degli Uccelli del giorno addietro, e non arrossì neppure al pensiero degli abiti succinti che tanta gente aveva indossato. Neanche Nynaeve arrossì, ma subito cominciò a parlare della Festa delle Braci, che si sarebbe tenuta quella stessa notte. Alcuni servitori avevano detto che ci sarebbero stati i fuochi d’artificio, presumibilmente a opera di un profugo Illuminatore. Diversi spettacoli ambulanti erano arrivati in città, cosa che interessava a entrambe, visto che avevano passato del tempo con un serraglio. Parlarono di sarte e della varietà di merletti disponibili a Ebou Dar, delle numerose qualità di seta e lino che si potevano comprare, e Aviendha si ritrovò a rispondere con gioia ai complimenti su come le stava bene quel vestito da cavallerizza in seta grigia e sugli altri abiti ricevuti in dono da Tylin Quintara, lane e sete della migliore qualità, con tanto di calze e biancheria intima abbinate, e persino gioielli. Anche Elayne e Nynaeve avevano avuto dei regali sontuosi. Tutti insieme, gli oggetti ricevuti da loro tre riempivano un buon numero di casse e bauli, che alcuni servitori avevano portato nelle stalle insieme alle loro bisacce da sella.
«Perché sei accigliata, Aviendha?» domandò Elayne, sorridendole e dandole una pacca su un braccio. «Non ti preoccupare. Conosci la tessitura: te la caverai bene.»
Nynaeve piegò la testa verso di lei e sussurrò: «Ti preparerò un tè appena possibile. Ne conosco diversi che possono placare lo stomaco. E risolvere i problemi di una donna.» Anche lei le diede una pacca sul braccio.
Non capivano. Nessuna parola di conforto o tazza di tè avrebbe curato i suoi disturbi. Si stava divertendo a parlare di trini e merletti! Non sapeva se ringhiare per il disgusto o gemere per la disperazione. Stava diventando debole. Prima non aveva mai guardato il vestito di una donna se non per capire dove poteva nascondere un’arma, non aveva mai notato taglio e colore, né si era mai chiesta come sarebbe stato addosso a lei. Era davvero giunto il momento di andarsene da quella città, di andarsene dalle terre bagnate. Tra poco avrebbe cominciato a comportarsi da civettuola. Non aveva mai visto Elayne o Nynaeve fare una cosa del genere, ma tutti sapevano che le abitanti delle terre bagnate erano civettuole, ed era evidente che lei stava diventando debole come una qualsiasi di quelle donne dal cuore di latte. Passeggiava a braccetto con le sue amiche e parlava di merletti! Come poteva impugnare il coltello che portava alla cintura se qualcuno le avesse attaccate? Sarebbe stato comunque inutile contro i loro attuali nemici, ma lei si era affidata all’acciaio molto prima di rendersi conto di saper incanalare. Se qualcuno avesse provato a far del male a Elayne o a Nynaeve — soprattutto a Elayne, ma aveva promesso a Mat Cauthon di proteggerle entrambe, come di sicuro avevano promesso anche Birgitte e Aan’allein — se qualcuno ci avesse provato lei gli avrebbe piantato dell’acciaio nel cuore. Merletti! Mentre continuavano a camminare, Aviendha pianse dentro di sé per quanto era diventata debole.
Le grandi doppie porte delle stalle si affacciavano su tre lati del grande cortile del palazzo, con servitori in livrea bianca e verde affollati sulla soglia. Dentro le stalle in pietra bianca aspettavano i cavalli, sellati o carichi di cesti di vimini. Gli uccelli di mare volavano in cerchio e lanciavano i loro versi, uno sgradevole promemoria di tutta l’acqua che c’era lì vicino. Il calore si rifletteva dalle chiare pietre della pavimentazione, ma l’aria era ancor più densa per via della tensione. Aviendha aveva visto versare sangue in situazioni meno stressanti di quella.
Renaile din Calon, con le gonne rosse e gialle e le braccia incrociate sotto il seno in una posa arrogante, stava davanti ad altre diciannove donne scalze, con le mani tatuate e bluse dai colori accessi, quasi tutte con pantaloni e fusciacche altrettanto brillanti. Il sudore che riluceva su quei volti scuri non ne sminuiva la solenne dignità. Alcune di loro annusavano delle scatolette d’oro traforato piene di spezie dai pesanti odori che portavano appese al collo. Renaile din Calon aveva cinque grossi cerchietti d’oro a ogni orecchio, e da uno di questi partiva una catenina piena di medaglioni che le attraversava la guancia sinistra e finiva attaccata a un altro cerchietto, sul naso. Le tre donne subito dietro di lei avevano otto orecchini, e i loro medaglioni erano un po’ più piccoli. Quello era il modo in cui il Popolo del Mare segnava le differenze di rango, almeno tra le donne. Tutte le altre si inchinavano a Renaile din Calon, Cercavento della Maestra delle Navi degli Atha’an Miere, ma persino le due apprendiste in fondo alla fila emanavano i loro scintillii dorati. All’arrivo di Aviendha e le altre, Renaile din Calon guardò ostentatamente il sole, che aveva già superato il picco di mezzogiorno. La donna inarcò le sopracciglia riportando lo sguardo su di loro, occhi neri come i capelli, striati di bianco sulle tempie, un’imperiosa espressione di impazienza così evidente che tanto valeva si mettesse a urlare.
Elayne e Nynaeve si fermarono all’improvviso, tirando Aviendha in quella brusca frenata. Si scambiarono sguardi preoccupati e profondi sospiri. L’Aiel non vedeva nessuna via di fuga. Il dovere legava mani e piedi alla sua sorella-prima e a Nynaeve con nodi che loro stesse avevano stretto.
«Io mi occupo del Circolo della Maglia» mormorò Nynaeve, e con un po’ più di fermezza Elayne rispose: «E io mi assicurerò che le sorelle siano pronte.»
Lasciarono le braccia di Aviendha e se ne andarono in direzioni opposte, tenendosi le gonne con le mani per camminare più in fretta, seguite da Lan e Birgitte. E così lei rimase ad affrontare da sola lo sguardo di Renaile din Calon, lo sguardo da aquila di una donna che sapeva di detenere una posizione elevata dalla quale non poteva essere rimossa. Per fortuna, la Cercavento della Maestra delle Navi si girò rapidamente verso le sue compagne, tanto rapidamente che le lunghe estremità della sua fusciacca gialla sventolarono nell’aria. Le altre Cercavento si raccolsero intorno a lei e ascoltarono con attenzione le sue parole sussurrate. Se Aviendha l’avesse colpita anche solo una volta avrebbe rovinato tutto. Si sforzò di non fissare in cagnesco quelle donne, ma per quanto cercasse di guardare altrove, gli occhi tornavano sempre lì. Nessuno aveva il diritto di mettere in quella difficile situazione la sua sorella prossima. Anelli al naso! Un bello strattone a quella catenina, e Renaile din Calon Stella Azzurra avrebbe mostrato un’espressione ben diversa.