Flinn fu l’unico a ritirarsi con dignità, malgrado la zoppia. E sembrava ancora divertito!
Rand incanalò, e una pesante seda con un intagliato si allontanò dalla parete e fluttuò nell’aria verso di lui, ruotando su sé stessa più volte prima di poggiarsi leggera come una piuma di fronte a Cadsuane. Nello stesso tempo una grossa brocca d’argento si staccò da un tavolo coperto da un drappo e attraversò in volo la stanza, emettendo un lieve tintinnio quando fu all’improvviso riscaldata; col vapore che usciva dal becco, si capovolse ruotando su sé stessa come una lenta trottola, mentre una coppa d’argento sfrecciava a raccogliere il liquido scuro senza versarne una goccia.
«Troppo caldo, forse» disse Rand, e i battenti di vetro delle strette finestre si spalancarono. I fiocchi di neve entrarono portati da una gelida raffica, e la coppa veleggiò fuori da una finestra, tornò indietro e atterrò dritta nella sua mano mentre lui si sedeva. Quanto sarebbe riuscita a stare calma quella donna con un pazzo che la fissava? Il liquido scuro era tè, troppo forte dopo la bollitura, e abbastanza amaro da fargli digrignare i denti, ma la temperatura era perfetta. La pelle gli si accapponò per le folate che ululavano nella stanza e facevano sbattere gli arazzi contro le pareti, ma nel Vuoto era una sensazione lontana, la pelle era quella di qualcun altro.
«La Corona di Alloro è più graziosa di molte altre» disse Cadsuane con un leggero sorriso. I ninnoli nei suoi capelli ondeggiavano ogni volta che si alzava il vento, e piccole ciocche frustavano l’aria libere dalla crocchia, ma la sua unica reazione fu di afferrare il cerchio del ricamo prima che volasse via dal tavolo. «Io preferisco quel nome. Ma non ti puoi aspettare che io sia impressionata da una corona. Ho sculacciato il fondoschiena di due re e tre regine mentre erano ancora in carica. Per circa un giorno non sono tornati sul trono, capisci, quando ho finito con loro, ma ho ottenuto la loro attenzione. Puoi capire quindi perché le corone non mi impressionino.»
Rand rilassò la mascella. Digrignare i denti non serviva a niente. Sgranò gli occhi, sperando di sembrare pazzo e non semplicemente furioso. «Quasi tutte le Aes Sedai evitano il Palazzo del Sole» le disse. «Tranne quelle che mi hanno giurato fedeltà. E quelle che io tengo prigioniere.» Per la Luce, cosa doveva fare con loro? Finché le Sapienti gliele tenevano fuori dai piedi, andava abbastanza bene.
«A quanto pare gli Aiel pensano che io possa andare e venire come desidero» rispose distrattamente Cadsuane, guardando il cerchio che teneva in mano come se stesse pensando di riprendere con l’ago. «Per via di un irrilevante aiuto che ho dato a un qualche ragazzo. Anche se davvero non capisco perché qualcun altro a parte sua madre dovrebbe ritenermi degna di tale considerazione.»
Rand fece un altro sforzo per non digrignare i denti. Quella donna gli aveva salvato la vita. Lei e Damer Flinn, e molti altri ancora, inclusa Min.
Ma era comunque in debito con Cadsuane per quello. Che fosse folgorata.
«Voglio che tu sia la mia consigliera. Adesso sono il re di Illian, e i re hanno Aes Sedai tra i loro consiglieri.»
Lei guardò la corona come se fosse un oggetto qualsiasi. «Assolutamente no. Troppo spesso, almeno per i miei gusti, una consigliera deve stare a guardare mentre il suo sovrano combina guai. E deve anche obbedire agli ordini, cosa per la quale sono particolarmente negata. Non potresti chiederlo a qualcun’altra? Alanna, magari?»
Pur non volendo, Rand si alzò di scatto. Quella donna sapeva del legame? Merana aveva detto che era difficile nasconderle qualcosa. No; si sarebbe occupato dopo di scoprire quante cose le sue ‘fidate’ Aes Sedai stavano rivelando a Cadsuane. Per la Luce, quanto avrebbe voluto che per una volta Min si sbagliasse. Ma era più facile pensare di poter respirare sott’acqua. «Io...» Non riusciva a dirle che aveva bisogno di lei. Nessun giogo! «E se non ti chiedessi di fare alcun giuramento?»
«Immagino che così potrebbe funzionare» disse lei dubbiosa, lanciando un’occhiata a quel maledetto ricamo. Poi alzò lo sguardo per incontrare il suo. Meditabonda. «Sembri... a disagio. Non mi piace dire a un uomo che ha paura, nemmeno quando farebbe bene ad averne. Sei a disagio perché una sorella che non sei riuscito a addomesticare ti mostra i denti? Vediamo un po’. Posso farti delle promesse; forse ti daranno un minimo di tranquillità. Mi aspetto che tu mi dia retta, ovviamente — fammi sprecare il fiato e te ne pentirai — ma non ti costringerò a fare ciò che non vuoi. Non tollererò nessuna menzogna, da nessuno, poco ma sicuro — un’altra cosa che decisamente ti metterà a disagio — ma non mi aspetto neanche che tu mi confessi i più segreti desideri del tuo cuore. Oh, già. Qualsiasi cosa faccio sarà per il tuo bene; non per il mio, né per quello della Torre Bianca, ma per il tuo bene. Ora, basta questo per alleviare le tue paure? Perdonami. I tuoi disagi.»
Chiedendosi se non era forse il caso di ridere, Rand la fissò. «Ve lo insegnano, a fare così?» chiese. «A formulare una promessa in modo che sembri una minaccia, voglio dire.»
«Oh, capisco. Vuoi delle regole. Quasi tutti i ragazzi le voglio, qualsiasi cosa dicano. Molto bene. Vediamo un po’. Non sopporto la scortesia.
Quindi sarai dovutamente cortese con me, i miei amici e i miei ospiti.
Questo include non incanalare contro di loro, in caso tu non l’abbia capito, e tenere a bada i nervi, e mi rendo conto che sarà un’impresa memorabile per te. E riguarda anche i tuoi... compagni con quelle giubbe nere. Sarebbe un peccato se dovessi sculacciarti per qualcosa che hanno fatto loro. È abbastanza? Posso stabilirne altre, se hai bisogno.»
Rand poggiò la coppa accanto alla sedia. Il tè era diventato freddo, oltre a essere amaro. La neve cominciava ad accumularsi in strisce sotto le finestre. «Io sono destinato a impazzire, Aes Sedai, ma tu sei già pazza.» Si alzò, e andò a grandi passi verso la porta.
«Spero che tu non abbia provato a usare Callandor» disse dietro di lui Cadsuane in tono compiaciuto. «Ho saputo che è sparita dalla Pietra. Sei riuscito a scamparla una volta, ma forse a un secondo tentativo...»
Rand si fermò di scatto, girandosi a guardarla. Quella donna stava spingendo il suo maledetto ago attraverso la stoffa tenuta tesa dal cerchio! Il vento soffiò e le fece vorticare intorno la neve, ma lei non alzò neppure la testa. «Che significa ‘scamparla’?»
«Cosa?» Cadsuane continuava a fissare il suo ricamo. «Oh. Pochissimi persino alla Torre sapevano cosa fosse Callandor prima che tu la estraessi, ma ci sono cose sorprendenti nascoste negli angoli più ammuffiti della biblioteca della Torre. Io ci sono andata a rovistare qualche anno fa, quando ebbi per la prima volta il sospetto che tu stessi succhiando il latte al seno di tua madre. Fu appena prima che decidessi di ritirarmi di nuovo. I bambini sono creature strane, e non vedevo come trovarti prima che smettessi di gocciolare da un’estremità o dall’altra.»
«Che significa ‘scamparla’?» chiese lui rudemente.
E allora Cadsuane alzò lo sguardo e, con i capelli che sventolavano e la neve che le si poggiava sul vestito, sembrò una regina. «Ti ho detto che non sopporto la scortesia. Se chiederai di nuovo il mio aiuto, mi aspetto che tu lo faccia con gentilezza. E mi aspetto delle scuse per il tuo comportamento di oggi!»
«Cosa volevi dirmi su Callandor?»
«È difettosa,» rispose bruscamente l’Aes Sedai «non ha la barriera che rende gli altri sa’angreal sicuri da usare. E a quanto pare amplifica la contaminazione, spingendo la mente verso la pazzia. Finché a usarla è un uomo, almeno. Il solo modo sicuro in cui puoi servirti della Spada che non è una spada, il solo modo in cui puoi usarla senza rischiare di ucciderti o di finire col fare solo la Luce sa quali pazzie, è legandoti con due donne e lasciando che sia una di loro a guidare i flussi.»