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Cercando di non piegare le spalle, Rand si allontanò da lei. E così non era stata solo la stranezza di saidin intorno a Ebou Dar a uccidere Adley.

Lui stesso l’aveva assassinato nel momento in cui aveva mandato Narishma a prendere quell’arma.

La voce di Cadsuane lo inseguì. «Ricorda, ragazzo. Devi chiedere con molta grazia, e scusarti. Potrei anche accettare le tue scuse, se mi sembreranno davvero sincere.

Rand la sentì appena. Aveva sperato di usare di nuovo Callandor. Di trarne la forza necessaria. Ora gli rimaneva una sola occasione, che lo terrorizzava. Gli sembrò di sentire la voce di un’altra donna, una donna morta. Potresti sfidare il Creatore.

28

Spinarossa

Non sembrava affatto lo scenario dell’esplosione che Elayne temeva.

Ponte Harlon era un villaggio di media grandezza, con tre locande e abbastanza case perché nessuno dovesse dormire in un fienile. Quando Elayne e Birgitte scesero nella sala comune quel mattino, comare Dill, la rotonda locandiera, sorrise con calore e si esibì nella migliore riverenza che le concedeva la sua mole. E non solo perché Elayne era un’Aes Sedai. Comare Dill era così contenta di avere la locanda piena, con le strade coperte di neve, che si inchinava quasi per tutti. Al loro ingresso, Aviendha ingollò gli ultimi bocconi di pane e formaggio della sua colazione, spazzolò via le briciole dal vestito e prese il mantello scuro per poi raggiungerle.

Fuori il sole si stava appena affacciando all’orizzonte, una bassa cupola color giallo chiaro. Solo poche nuvole segnavano il bel cielo azzurro, ed erano bianche e lanuginose, non foriere di neve. Sembrava un giorno meraviglioso per viaggiare.

Solo che Adeleas si stava scavando un sentiero nella strada innevata, e la canuta sorella trascinava per un braccio una donna della Famiglia, Garenia Rosoinde. Garenia era una Saldeana dai fianchi sottili che aveva trascorso gli ultimi vent’anni come mercante anche se sembrava appena più grande di Nynaeve. Di solito il grosso naso adunco le dava un aspetto forte, l’aria di una donna che avrebbe mercanteggiato duramente senza tirarsi indietro.

Adesso gli scuri occhi oblunghi erano sgranati, e dalla bocca spalancata usciva un lamento inarticolato. Un gruppo sempre più numeroso di altre donne della Famiglia seguiva Adeleas e Garenia. Le gonne tenute in alto per la neve, sussurravano tra di loro mentre altre ancora correvano da ogni dove per raggiungerle. Reanne e le altre del Circolo della Maglia erano in testa al gruppo, tutte cupe in volto tranne Kirstian, che sembrava persino più pallida del solito. C’era anche Alise, con un’espressione assolutamente impassibile.

Adeleas si fermò davanti a Elayne e spinse Garenia così forte da farla cadere carponi nella neve. Dove la donna rimase, continuando a gemere.

Quelle della Famiglia si raccolsero alle sue spalle, e altre continuarono ad arrivare.

«L’ho portata da te perché Nynaeve è impegnata» disse a Elayne la sorella Marrone. Significava che Nynaeve era da qualche parte a godersi un po’ di tempo da sola con Lan, ma per una volta le labbra di Adeleas non furono toccate nemmeno dall’accenno di un sorriso. «Stai zitta, bambina!» scattò contro Garenia. Che prontamente si zittì. Adeleas annuì soddisfatta.

«Questa non è Garenia Rosoinde» disse. «Alla fine l’ho riconosciuta. Zarya Alkaese, una novizia che fuggì dalla Torre poco prima che io e Vandene decidessimo di ritirarci per scrivere la nostra storia del mondo. Lo ha ammesso, quando l’ho accusata. Mi sorprende che Careane non l’abbia riconosciuta prima; sono state novizie insieme per due anni. La legge è chiara, Elayne. Una fuggitiva deve tornare a indossare il bianco finché non potrà essere rispedita alla Torre per l’idonea punizione. Così non le verrà più in mente di scappare!»

Elayne annuì lentamente, cercando di pensare a qualcosa da dire. Che Garenia — Zarya — pensasse o meno di fuggire di nuovo, non ne avrebbe avuto occasione. Era molto forte nel Potere: la Torre non l’avrebbe lasciata andar via nemmeno se ci avesse messo tutta la vita a guadagnarsi lo scialle. Ma Elayne si stava ricordando una cosa che le aveva sentito dire quando l’aveva incontrata per la prima volta. All’epoca il significato non le era stato chiaro, ma adesso sì. Come avrebbe fatto Zarya a sopportare di nuovo il bianco da novizia dopo settant’anni vissuti da donna libera? Peggio ancora, i sussurri che si scambiavano le donne della Famiglia cominciavano a sembrare più simili a ruggiti.

Non ebbe molto tempo per pensare. All’improvviso Kirstian cadde in ginocchio, afferrando con una mano le gonne di Adeleas. «Confesso» disse con calma, un tono che stupiva visto il pallore del suo volto esangue. «Fui iscritta nel registro delle novizie quasi trecento anni fa, e fuggii meno di un anno dopo. Confesso e... imploro pietà.»

Adesso fu la canuta Adeleas a sgranare gli occhi. Kirstian stava sostenendo di essere fuggita dalla Torre Bianca quando lei era ancora una bambina, se non prima ancora che nascesse! La maggior parte delle sorelle non credeva davvero all’età che le donne della Famiglia dichiaravano di avere.

In effetti Kirstian sembrava a malapena una donna matura.

Ciò nonostante, Adeleas si riprese subito. Per quanto vecchia potesse essere quella donna, lei era Aes Sedai da più tempo di tutte le altre sorelle viventi. Aveva un’aura di esperienza e autorità. «Se è così, bambina,» la voce le vacillò appena su quella parola «temo che dovremo far indossare il bianco anche a te. Sarai comunque punita, ma con una certa clemenza visto che hai confessato.»

«Per questo l’ho fatto.» L’effetto del tono saldo di Kirstian fu in qualche modo rovinato quando la donna deglutì sonoramente. Era forte quasi quanto Zarya — nel Circolo della Maglia nessuna era debole — e anche lei avrebbe ricevuto molte attenzioni dalla Torre. «Sapevo che mi avreste scoperto prima o poi.»

Adeleas annuì come se quello fosse chiaramente ovvio, anche se Elayne proprio non riusciva a capire come avrebbero potuto scoprire quella donna.

Dubitava che Kirstian Chalwin fosse il suo vero nome. Tuttavia, quasi tutte nel Circolo della Maglia credevano che le Aes Sedai fossero onniscienti.

O quanto meno l’avevano creduto.

«Sciocchezze!» La voce roca di Sarainya Vostovan superò il mormorio della Famiglia. Pur non essendo abbastanza forte da diventare Aes Sedai né abbastanza vecchia da avere una posizione molto elevata nella Famiglia, si fece comunque avanti con aria di sfida «Perché dovremmo cederle alla Torre Bianca? Abbiamo aiutato quelle donne a fuggire, e abbiamo fatto bene! Non fa parte delle nostre regole questa cosa di restituirle!»

«Controllati!» la richiamò Reanne. «Alise, occupati di Sarainya per favore. A quanto pare ha dimenticato troppe di quelle regole che sostiene di conoscere.»

Alise guardò Reanne, il volto ancora indecifrabile. Alise, che faceva rispettare le regole della Famiglia con mano ferma. «Non fa parte delle nostre regole restituire le fuggitive, Reanne» disse.

Reanne trasalì come se l’avessero colpita. «E come suggerisci di tenerle con noi?» chiese infine. «Abbiamo sempre tenuto nascoste le fuggitive finché non eravamo sicure che nessuno dava più loro la caccia, e se venivano scoperte prima lasciavamo che le sorelle le prendessero. Questa è la regola, Alise. Quale altra regola proponi di violare? Vuoi che ci mettiamo addirittura contro le Aes Sedai?» L’assurdità di quell’idea trasudava dalla sua voce, eppure Alise rimase a guardarla in silenzio.

«Sì» urlò qualcuna dal gruppo della Famiglia. «Noi siamo tante, e loro poche!» Adeleas guardò quelle donne con espressione di incredulità. Elayne abbracciò saidar, anche se sapeva che chi aveva parlato aveva ragione — la Famiglia era troppo numerosa. Sentì che anche Aviendha abbracciava il Potere, e Birgitte si preparava all’azione.

Scuotendosi come se fosse appena tornata in sé, Alise fece qualcosa di molto più pratico, e sicuramente molto più efficace. «Sarainya,» disse ad alta voce «verrai a fare rapporto da me quando ci fermeremo per la notte, con un bastone che tu stessa avrai tagliato prima che partiamo stamattina.