«Un servitore» disse Merilille con noncuranza. «Non importa quali ordini possa aver dato Tylin, nell’Altara i servitori sono molto indipendenti. O forse è stato il figlio della regina: quel ragazzo è fin troppo curioso.»
Le sorelle intorno a lei risero, e Careane disse: «Uno dei Reietti non sarebbe certo rimasto a guardare. Lo hai detto tu stessa.» Stava carezzando il collo del suo castrone e rivolse a Nynaeve un duro sguardo d’accusa — Careane era una di quelle persone che rivolgono al proprio cavallo il tipo di affetto che la maggior parte della gente riserva ai bambini — e così Nynaeve si sentì chiamata in causa da quelle sue parole.
«Forse era un servitore, e forse era Beslan. Forse.» Tirò su col naso, rendendo chiaro che non ci credeva affatto. O che voleva far pensare alle altre che non ci credeva; quella donna era capace di accusare un’amica di essere un’idiota, ma se qualcun altro avesse offeso quella stessa amica, lei l’avrebbe difesa fino a perdere la voce. Ovviamente, non sembrava ancora pronta a decidere se Aviendha le piaceva o no, ma di sicuro non le piacevano le Aes Sedai più anziane di lei. Diede uno strattone al cappello raddrizzandolo quasi, guardò accigliata tutte le altre donne, poi riprese: «Che fosse Beslan o il Tenebroso, non ha senso restare qui tutto il giorno. Dobbiamo prepararci e trasferirci alla fattoria. Allora? Sbrighiamoci!» Batté forte le mani, e persino Vandene ebbe un lieve sobbalzo.
Rimasero pochi preparativi da fare, quando le sorelle portarono via i loro cavalli. Lan e gli altri Custodi non erano rimasti a girarsi i pollici una volta appurato che non c’era pericolo. Alcuni servitori erano tornati al cortile delle stalle prima che Aviendha chiudesse il passaggio, ma gli altri erano rimasti insieme ai circa trenta animali da soma, e lanciavano sporadiche occhiate alle Aes Sedai chiedendosi chiaramente quali altri prodigi avrebbero creato. Le Cercavento erano tutte montate in sella, anche se goffamente, e stringevano le redini come temendo che i cavalli potessero sfrecciare via o mettere le ali e alzarsi in volo. Anche le donne del Circolo della Maglia erano a cavallo, con grazia assai maggiore, e non si davano peso se le loro gonne e sottane salivano più su del ginocchio; Ispan, ancora incappucciata, era legata di traverso su una sella come un sacco di grano. Stordita com’era dalle erbe non sarebbe comunque rimasta dritta in sella, eppure Sumeko sgranava gli occhi ogni volta che li posava su di lei.
Nynaeve si guardava intorno con aria torva e sembrava pronta a dare qualche sferzata verbale a tutti perché facessero ciò che in effetti avevano già fatto, ma la smise non appena Lan le passò le redini della sua grassa giumenta marrone. Lei si era ostinata a rifiutare il dono di un cavallo migliore da parte di Tylin. Le tremò un po’ la mano quando sfiorò quella di Lan, e il volto cambiò colore mentre si ricacciava in gola la rabbia che era stata li lì per sfogare. Quando Lan le porse la mano per aiutarla a salire in sella, Nynaeve lo fissò per un istante come chiedendosi cosa lui avesse in mente, poi arrossì di nuovo mentre la issava in groppa alla giumenta. Elayne non poté fare altro che scuotere il capo. Si augurò di non trasformarsi anche lei in un’idiota quando si sarebbe sposata. Se mai fosse successo.
Birgitte le portò la sua giumenta grigio argento e il chiazzato di Aviendha, ma parve capire che Elayne voleva scambiare due parole in privato con la Aiel. Annuì, quasi Elayne avesse parlato, salì agilmente in sella al suo castrone grigio topo e andò dove gli altri Custodi erano fermi in attesa.
Questi la accolsero con cenni del capo e cominciarono a discutere a voce bassa. A giudicare dagli sguardi rivolti alle sorelle, l’argomento della discussione doveva essere il prendersi cura delle Aes Sedai anche se loro non volevano. Ed Elayne notò con tristezza che la cosa riguardava anche lei. Non c’era tempo per occuparsi di questa faccenda, però. Aviendha era ancora a terra e giocherellava con le redini fissando il cavallo come una novizia davanti a una cucina piena di pentole bisunte. Con ogni probabilità, per la Aiel non c’erano grandi differenze tra strofinare tegami e cavalcare.
Infilandosi i guanti verdi, Elayne fece girare Leonessa con gran naturalezza in modo da nascondere lei e Aviendha dagli sguardi delle altre, poi sfiorò il braccio della sua amica. «Parlare con Adeleas o Vandene potrebbe esserti utile» disse in tono gentile. Doveva fare molta attenzione, come con i ter’angreal. «Sono abbastanza anziane da saperne più di quanto immagini.
Deve esserci un motivo sei hai... se hai avuto delle difficoltà con... con il Viaggiare.» Era un modo molto delicato per descrivere la situazione. All’inizio, Aviendha quasi non era riuscita a far funzionare la tessitura. Elayne si ripeté di fare attenzione. Aviendha era più importante di qualsiasi ter’angreal. «Forse loro potrebbero aiutarti.»
«Come?» La Aiel, rigida, fissava la sella sul suo castrone. «Loro non sono capaci di Viaggiare. Come potrebbero riuscire ad aiutarmi?» Le spalle le si afflosciarono all’improvviso, e si girò verso Elayne. E i suoi occhi verdi erano accesi dal sorprendente luccichio delle lacrime. «Ma questa non è la verità, Elayne. Non tutta. Certo, loro non mi possono aiutare, ma...
Tu sei la mia sorella prossima, e hai il diritto di sapere. Quelle donne credono che mi sia lasciata prendere dal panico per via di un servitore. Se chiedo aiuto, dovrò raccontare tutto. Dovrò raccontare che una volta ho Viaggiato per sfuggire a un uomo, un uomo che con tutta me stessa speravo mi catturasse. Dovrò raccontare che sono fuggita come un coniglio. Sono fuggita desiderando di essere presa. Come potrei confessar loro un simile disonore? Se anche potessero aiutarmi, come potrei?»
Elayne avrebbe preferito non sapere. Almeno riguardo la parte del desiderio di essere catturata. E riguardo il fatto che Rand l’aveva catturata. Afferrò le punte di gelosia che all’improvviso le fluttuavano dentro e le infilò in un sacco che spinse nei recessi della propria mente. Poi, per buona misura, ci saltò sopra per schiacciarlo ben bene. Quando una donna fa l’idiota, c’è un uomo in giro. Era uno dei detti preferiti di Lini. Un altro era: i gattini ti aggrovigliano la lana, gli uomini ti aggrovigliano il cervello, e per entrambi è naturale come respirare. «Nessuno lo saprà da me, Aviendha.»
Anche se proprio non sapeva cosa potesse fare per la sua amica. Aviendha era molto veloce a riconoscere come venivano formate le tessiture, anche più veloce di lei.
La Aiel si limitò ad annuire e si arrampicò goffamente in sella, con poca più grazia delle donne del Popolo del Mare. «Un uomo ci stava osservando, Elayne, e non era un servitore.» Guardano l’amica dritto negli occhi, aggiunse: «Mi ha spaventato.» Una confessione che con ogni probabilità non avrebbe fatto a nessun altro al mondo.
«Ora siamo al sicuro da lui, chiunque fosse» rispose Elayne, facendo girare Leonessa per seguire Nynaeve e Lan che stavano lasciando la radura.
In verità, lei credeva davvero che fosse stato un servitore, ma non lo avrebbe detto mai a nessuno. Meno che mai ad Aviendha. «Siamo al sicuro, e tra qualche ora arriveremo alla fattoria della Famiglia, useremo la Scodella, e il mondo sarà di nuovo normale.» Be’, più o meno. Il sole sembrava più basso rispetto a quando si trovavano nel cortile delle stalle, ma Elayne sapeva che era solo frutto della sua immaginazione. Per una volta, avevano guadagnato un grosso vantaggio sull’Ombra.
Da dietro uno schermo di ferro battuto bianco, Moridin osservò gli ultimi cavalli che svanivano al di là del passaggio, seguiti dalla ragazza alta e dai quattro Custodi. Era possibile che stessero portando via qualche oggetto utile anche per lui — un angreal sintonizzato sul Potere maschile, forse — ma le possibilità erano basse. Riguardo al resto, ai ter’angreal, era assai probabile che si sarebbero uccise cercando di capire come funzionavano.