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Elayne ci aveva messo un po’ per rendersi conto che il fuoco del discorso si era spostato dal Popolo del Mare, e per capire dove Vandene stava andando a parare. Completamente diversa, misteriosa e distante, non certo il tipo di donna da incappucciare e legare di traverso su una sella mentre tutti, e non solo le altre Aes Sedai, potevano vederla. In realtà, le sorelle avrebbero trattato Ispan molto più duramente di quanto il Circolo della Maglia avrebbe mai potuto fare, solo non in pubblico. Questo argomento avrebbe potuto avere il suo peso se le fosse stato sottoposto prima, ma nervosa com’era, Elayne aveva rispedito al mittente Vandene come aveva fatto con tutte le altre. Solo per vederla sostituire da Adeleas, che era arrivata non appena lei aveva congedato Sibella dicendole che se le donne del Circolo della Maglia non riuscivano a capire costa stava borbottando Ispan allora non ci sarebbero riuscite neppure le sorelle. Borbottando! Per la Luce!

Le Aes Sedai avevano continuato ad arrivare a turno e, pur sapendo cosa avevano in mente, non era stato sempre facile cogliere il senso dei loro discorsi. Careane, per esempio, aveva cominciato col dirle che quei massi un tempo erano davvero stati le dita dei piedi di una statua, probabilmente quella di una regina guerriera alta sessanta metri...

«Ispan resta dov’è» le aveva risposto freddamente Elayne senza darle modo di andare avanti. «Ora, a meno che tu non voglia davvero spiegarmi perché le genti dello Shiota abbiano voluto erigere una statua del genere...»

La Verde le aveva detto che, secondo antichi documenti, la regina della scultura indossava solo l’armatura, e anche questa era piuttosto... succinta.

Una regina! «No? Allora, se non ti dispiace, vorrei parlare da sola con Aviendha. Ti ringrazio tanto.» Neanche quel comportamento brusco era stato sufficiente a fermarle, ovviamente. Elayne si era sorpresa quando aveva visto che non mandavano anche la cameriera di Merilille a fare il suo tentativo.

Tutto questo non sarebbe successo se Nynaeve avesse fatto il suo dovere. Quanto meno, Elayne era sicura che la sua amica avrebbe ridotto a più miti consigli sia il Circolo della Maglia sia le sorelle, e in poco tempo. In questo era davvero brava. Il problema era che Nynaeve si era incollata a Lan sin da quando avevano lasciato la prima radura. I Custodi andavano in avanscoperta, davanti e ai lati del gruppo, talvolta anche dietro, e tornavano sul sentiero solo per riferire cosa avevano visto o per spiegare la strada da prendere per evitare una fattoria o un pastore col suo gregge. Birgitte si allontanava parecchio, e non passava che qualche istante con Elayne. Lan si allontanava anche di più. E ovunque andava Lan, Nynaeve lo seguiva.

«Nessuno ti sta creando problemi, vero?» aveva chiesto guardando in cagnesco le donne del Popolo del Mare la prima volta che era tornata indietro insieme a Lan. «Bene, meglio così» aveva concluso poi, prima ancora che Elayne avesse modo di risponderle. Facendo girare su sé stessa la sua grassa giumenta, con uno schiocco delle redini l’aveva lanciata al galoppo per seguire Lan, tenendosi il cappello con una mano, e lo aveva raggiunto proprio mentre lui svaniva oltre il fianco di una collina più avanti.

Ovviamente, in quel momento Elayne non aveva ancora nulla di cui lamentarsi. Reanne aveva fatto il suo tentativo, e così pure Merilille, e tutto sembrava sistemato.

Ma quando Nynaeve si ripresentò, Elayne aveva già sopportato tutti i tentativi camuffati per far passare alle sorelle il controllo di Ispan, Aviendha aveva parlato con Kurin e le Cercavento erano un fuoco che covava piano sotto le braci. Quando le spiegò tutto questo, tuttavia, Nynaeve si limitò a guardarsi intorno accigliata. Ovviamente, in quel momento regnava la quiete. Certo, le Atha’an Miere avevano espressioni adirate, ma il Circolo della Maglia era ben in fondo al gruppo e, quanto alle sorelle, nemmeno un gruppo di novizie poteva sembrare così educato e innocente.

Elayne avrebbe voluto strillare!

«Sono sicura che puoi gestire tutto nel migliore dei modi, Elayne» le disse Nynaeve. «Dopo tutto, sei stata istruita per diventare una regina.

Questa situazione non può essere neppure lontanamente così... Accidenti a quell’uomo! Sta andando via di nuovo! Te la caverai.» E sparì, lanciando la povera giumenta al galoppo come fosse un cavallo da guerra.

E proprio allora Aviendha decise di parlare di come a Rand era piaciuto baciarle i lati del collo. E, a proposito, di come era piaciuto anche a lei.

Anche a Elayne era piaciuto, quando Rand lo aveva fatto a lei, ma per quanto si fosse abituata a parlare di certe cose — la mettevano ancora a disagio, ma ci si era abituata — in quel momento non aveva voglia di discuterne. Era arrabbiata con Rand. Non era giusto, se non fosse stata così innamorata di lui avrebbe potuto dire a Nynaeve di smetterla di trattare Lan come un bambino e di cominciare a fare il suo dovere. Elayne era pronta a dargli la colpa anche del modo in cui si comportavano le donne del Circolo della Maglia, le sorelle e le Cercavento. Prendersi la colpa è una delle cose per cui esistono gli uomini: ricordò che Lini gliel’aveva detto una volta, ridendo. Di solito se lo meritano, anche se non sai esattamente perché. Non era giusto, eppure Elayne avrebbe voluto trovarselo davanti abbastanza a lungo per schiaffeggiarlo, anche solo una volta. Abbastanza a lungo per baciarlo, e per farsi baciare sul collo. Abbastanza a lungo per...

«Dà retta ai consigli, anche quando non gli piacciono» disse all’improvviso, arrossendo. Per la Luce! Nonostante tutti i discorsi sulla vergogna, per certi argomenti Aviendha era davvero spudorata. E a quanto pareva, la stava contagiando! «Ma se provo a mettergli pressione, allora pianta i piedi anche se è evidente che ho ragione. Si comporta così anche con te?»

Aviendha le lanciò un’occhiata, e parve capire. Elayne non sapeva se esserne o meno contenta. Almeno smisero di parlare di Rand e di baci. Per un po’, almeno. Aviendha aveva una sua conoscenza degli uomini — aveva viaggiato e combattuto al loro fianco, quando era una Fanciulla della Lancia — ma aveva pensato sempre e solo a essere una Far Dareis Mai, e nella sua conoscenza c’erano dei... vuoti. Anche da piccola, con le bambole, aveva sempre giocato alla guerra, alle incursioni. Non aveva mai amoreggiato, non sapeva come si facesse, e non capiva perché provava determinate cose quando Rand posava gli occhi su di lei, né capiva centinaia di altre cose che Elayne aveva cominciato a imparare la prima volta che si era accorta di un ragazzo che la guardava diversamente da come guardava gli altri ragazzi. Aviendha si aspettava che lei le insegnasse tutto, ed Elayne ci provava. Davvero poteva parlare di qualsiasi cosa con la sua amica. Se solo non avessero usato così spesso Rand come esempio... Se l’avesse avuto davanti, lo avrebbe sul serio preso a schiaffi. E poi lo avrebbe baciato. E dopo lo avrebbe schiaffeggiato di nuovo.

Altro che una piacevole cavalcata. Una cavalcata miserabile.

Nynaeve fece altre brevi apparizioni, per poi tornare infine ad annunciare che erano quasi arrivati a destinazione e la fattoria della Famiglia si trovava subito dopo quella bassa collina che pareva stesse per crollare su un lato. Reanne era stata pessimista nella sua previsione: a giudicare dalla posizione del sole, erano passate meno di due ore.

«Ormai manca davvero poco» disse Nynaeve a Elayne, e non parve accorgersi dell’occhiataccia che ricevette in risposta. «Lan, vai a prendere Reanne e portala qui, per favore. È meglio se alla fattoria vedono per prima cosa un volto familiare.» Il Custode fece girare il cavallo e partì. Nynaeve si voltò un attimo in sella per fissare le sorelle con fermezza. «Ora, non voglio che spaventiate quelle donne. Tenete a freno la lingua finché non avremo spiegato bene la situazione. E copritevi il viso. Tirate su i cappucci dei mantelli.» Si raddrizzò senza nemmeno attendere un’eventuale reazione, e annuì soddisfatta. «Ecco qua. Tutto sistemato. Ti giuro, Elayne, proprio non capisco cosa avevi da lamentarti. Tutti si comportano proprio come dovrebbero, da quel che vedo.»