Выбрать главу

La tomba di Vigor era la terza del piccolo cimitero, accanto a quelle delle due sorelline di Peggy. Il giorno della partenza i suoi familiari andarono a salutarlo e a recitare una preghiera. Poi salirono sul carro e si diressero verso ovest. «Ma qui lasciamo per sempre una parte di noi stessi» disse Faith, e Alvin annuì.

La piccola Peggy li guardò partire, poi corse in soffitta, aprì la scatola e strinse il cappuccio del piccolo Alvin. Il bambino non era in pericolo… per il momento, almeno. Per adesso era al sicuro. Rimise il cappuccio nella scatola e chiuse il coperchio. Meglio che ti affretti a diventare qualcuno, piccolo Alvin, pensò, o avrai causato un sacco di scompiglio per nulla.

VI

LA TRAVE DI COLMO

Colpi di scure echeggiavano, uomini robusti levavano inni alla propria fatica, e la struttura della nuova chiesa del reverendo Philadelphia Thrower s’innalzava sopra i pascoli comuni della cittadina di Vigor. Tutto stava accadendo molto più in fretta di quanto il reverendo Thrower avrebbe creduto possibile. Non era ancora stato eretto il primo muro dell’edificio, che quel Rosso ubriacone e orbo da un occhio era capitato lì e si era fatto battezzare, come se la semplice vista della chiesa fosse stata il fulcro sul quale Thrower aveva potuto far leva per elevarlo alla civiltà e alla vera religione. Se perfino un Rosso ignorante come Lolla-Wossiky era giunto a Gesù, quali altre miracolose conversioni si sarebbero potute compiere in quella regione selvaggia quando la chiesa fosse stata finita e il ministero di Thrower avesse acquistato maggiore slancio?

Il reverendo Thrower non era del tutto soddisfatto, tuttavia, perché esistevano nemici della civiltà ben più potenti di quei Rossi miscredenti e barbari, e i segni non erano tutti così promettenti come quando Lolla-Wossiky aveva indossato per la prima volta abiti da bianco. Ciò che in particolare offuscava quella giornata altrimenti così luminosa era che tra coloro i quali davano mano alla costruzione della chiesa non vi fosse anche Alvin Miller. E le scuse addotte dalla moglie per giustificare la sua assenza si erano esaurite. Prima il viaggio d’esplorazione alla ricerca di una cava per la macina del mulino; poi un giorno intero per riposare. Oggi, a rigore, avrebbe dovuto esserci.

«Ebbene, è forse malato?» chiese Thrower.

Faith strinse le labbra. «Quando dico che non verrà, reverendo Thrower, non è per dire che non può venire».

Ciò confermò i precedenti sospetti di Thrower. «Gli ho forse recato offesa senza accorgermene?»

Faith sospirò e distolse lo sguardo dal pastore, verso i pali e le travi della futura chiesa. «Non voi personalmente, reverendo, non come quando, per intenderci, qualcuno pesta i piedi a un altro». Qualcosa richiamò all’improvviso la sua attenzione. «Che cosa succede?»

A fianco dell’edificio, la maggior parte degli uomini era occupata a legare delle corde a una delle due metà della trave di colmo in modo da poterla sollevare al suo posto. Era un lavoro delicato, reso ancora più difficile da due ragazzini sui sei anni che si azzuffavano nella polvere proprio tra i piedi degli uomini. Erano stati proprio i due piccoli lottatori ad attirare lo sguardo di Faith. «Al!» gridò. «Alvin Junior, lascialo andare immediatamente!». Così dicendo, fece due passi verso la nuvola di polvere che oscurava l’eroica lotta dei due monelli.

Il reverendo Thrower non aveva nessuna intenzione di lasciarsela sfuggire così facilmente. «Signora Faith» le disse seccamente. «Alvin Miller è stato il primo a stabilirsi da queste parti, e la gente lo tiene in grande considerazione. Se per qualche motivo si è messo contro di me, questo può danneggiare grandemente il mio ministero. Per lo meno potreste dirmi che cosa ho fatto per recargli offesa».

Faith lo guardò diritto negli occhi, come per calcolare se l’uomo fosse in grado di sopportare la verità. «È stato quel vostro ridicolo sermone, reverendo» disse.

«Ridicolo?»

«Forse non potevate rendervene conto, venendo dall’Inghilterra, ma…».

«Dalla Scozia, signora Faith».

«Ma visto che siete stato educato in scuole in cui a quanto pare regna l’ignoranza a proposito di…».

«L’Università di Edimburgo! E secondo voi vi regnerebbe…».

«A proposito di amuleti, rabdomanzia, incantesimi e cose del genere».

«Io so soltanto che in tutti i paesi soggetti all’autorità del Lord Protettore la pretesa di disporre di simili oscuri e invisibili poteri costituisce un crimine punito col rogo, signora Faith, anche se per clemenza egli si limita a bandire coloro che…».

«Ecco, vedete che mi date ragione» disse Faith trionfante. «Non è così facile che queste cose ve le insegnino all’università, allora, non è vero? Ma noi qui viviamo alla nostra maniera, e chiamarla superstizione…».

«L’ho chiamata isteria…».

«Questo non cambia il fatto che funziona».

«Capisco che crediate che funzioni» disse pazientemente Thrower. «Ma tutto ciò che esiste al mondo o è scienza o è miracolo. Nell’antichità Dio ha operato dei miracoli, ma quei tempi sono passati. Oggi, se vogliamo cambiare il mondo, non è la magia, ma la scienza, a offrirci i suoi strumenti».

Dall’espressione risoluta del viso di Faith, Thrower capì che i propri argomenti non le facevano molta impressione.

«La scienza» disse Faith. «Per esempio tastare i bernoccoli?»

Thrower dubitò che Faith facesse grandi sforzi per celare il suo disprezzo. «La frenologia è una scienza ai primi passi» disse freddamente, «che presenta ancora grandi lacune, ma sto tentando di scoprire…».

Faith rise… una risata da ragazzina che la fece sembrare molto più giovane di una donna che aveva partorito quattordici figli. «Mi rincresce, reverendo Thrower, ma mi è appena tornato in mente che Measure la definisce ‘rabdomanzia dei cervelli’, e dice sempre che da queste parti le vostre ricerche non avranno molta fortuna».

Parole sante, pensò il reverendo Thrower, ma fu abbastanza accorto da non dirlo a voce alta. «Signora Faith, mi sono espresso in quel modo per far capire alla gente che al giorno d’oggi esistono altri e più elevati modi di pensare, e non è più necessario sentirci vincolati alle illusioni della…».

Niente da fare. Faith aveva esaurito la propria scorta di pazienza. «Se non la smette di fare a botte, mio figlio finirà per prendersi una trave in testa. Vogliate scusarmi, reverendo, ma debbo proprio andare». Detto fatto, Faith piombò addosso a Alvin, sei anni, e Calvin, tre anni, come la vendetta del Signore. Quando c’era da dare una lavata di capo a qualcuno, nessuno poteva starle alla pari. Dal punto in cui si trovava, Thrower poté udire i suoi rimproveri perfino con la brezza che spirava in senso contrario.

Quanta ignoranza, si disse Thrower. In questo luogo io sono necessario, non solo come uomo di Dio fra i miscredenti, ma anche come uomo di scienza tra i superstiziosi. Un tale borbotta una maledizione, e poi sei mesi dopo al destinatario capita qualche disgrazia — è inevitabile, un paio di disgrazie all’anno capitano a tutti — e questa viene presa come una prova che la maledizione ha sortito il suo effetto. Post hoc ergo propter hoc.

In Inghilterra gli studenti imparano a evitare simili errori di logica elementare quando ancora studiano il Trivio. Qui erano una regola di vita. In Inghilterra il Lord Protettore aveva tutte le ragioni di punire chi praticava le arti magiche, anche sé Thrower avrebbe preferito che l’accusa non fosse di eresia, ma di stupidità. Considerarla un’eresia significava darle troppa importanza, quasi fosse una cosa da temere, e non da disprezzare.