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Valentine indirizzò un'occhiata a Deliamber, il quale annuì quasi impercettibilmente. Un nuovo caso di hsirthiir.

I conti, però, non tornavano. Valentine disse: «Se non erro, la dottoressa Magadone Sambisa mi ha detto di essersi imbattuta nel settimo santuario insieme con il dottor Huukaminaan. Mi ha detto che lui sembrava sorpreso quanto lei della sua presenza lì, in quel punto. Mi sta forse dicendo che lei era al corrente della sua esistenza e lui no?»

«Non esiste piurivar che ignori l'esistenza del Santuario della disfatta», ribatté impassibile Vathiimeraak. «Fu sigillata all'epoca della Profanazione e crediamo che contenga prove della Profanazione stessa. Se la dottoressa Magadone Sambisa ha avuto l'impressione che il dottor Huukarninaan non fosse al corrente della sua esistenza, evidentemente era un'impressione errata.» Di nuovo i contorni del volto del caposquadra vibrarono e s'incresparono leggermente. Si voltò preoccupato a guardare Magadone Sambisa e disse: «Nel contraddirla non è assolutamente mia intenzione offenderla, dottoressa Magadone Sambisa».

«Nessuna offesa», rispose lei, in realtà un po' seccata. «Ma se Huukarninaan sapeva del santuario prima del ritrovamento, certo è che non ne ha mai fatto cenno con me.»

«Forse sperava che non venisse trovato», commentò Vathiimeraak.

A quelle parole, sul volto di Magadone Sambisa comparve un'espressione di malcelata costernazione; e Valentine stesso percepì che forse si erano imbattuti in una pista che valeva la pena di battere. Ma stavano esulando dalla questione principale.

«Quello che lei dovrebbe fare per me», disse Valentine rivolgendosi a Vathiimeraak, «è verificare dove si trovassero tutti i suoi lavoratori, dal primo all'ultimo, nelle ore in cui è stato commesso l'omicidio.» Notò le avvisaglie di una reazione del caposquadra e aggiunse rapidamente: «Con questo non voglio insinuare che sia stato uno degli abitanti di questo villaggio a uccidere il dottor Huukarninaan. In questo momento non ci sono affatto sospettati. Ma è nostro dovere conoscere i movimenti di chiunque quella sera fosse presente nella zona degli scavi, o nelle sue vicinanze».

«Farò quello che posso.»

«So che il suo aiuto sarò preziosissimo», assicurò Valentine.

«Credo che sia opportuno chiedere anche l'aiuto del nostro khivanivod», disse Vathiimeraak. «Stasera non è tra noi. Si trova in ritiro spirituale in una delle zone più remote della città, a pregare per la purificazione dell'anima dell'assassino del dottor Huukarninaan, chiunque esso sia. Lo invierò da lei al suo ritorno.»

Ancora una sorpresa.

I khivanivod erano gli uomini sacri dei piurivar, figure a metà strada tra un sacerdote e uno stregone. Erano presenze relativamente rare nella vita moderna dei metamorfi, e il fatto che uno di loro risiedesse in quel remoto e improvvisato villaggio era certamente degno di nota. A meno che, naturalmente, le più alte autorità religiose dei piurivar avessero deciso di stanziarne uno a Velalisier per l'intera durata degli scavi, per accertare che tutte le operazioni fossero condotte con il dovuto rispetto dei luoghi sacri. Strano che Magadone Sambisa non gli avesse parlato della presenza di un khivanivod.

«Certamente», disse Valentine, con una punta di disagio. «Me lo mandi. Assolutamente.»

Mentre si allontanavano dal villaggio dei lavoratori, Nascimonte disse: «Valentine, mi duole confessarti che mi trovo nuovamente costretto a dubitare del tuo giudizio».

«Quanta pena ti dai per colpa mia», osservò Valentine con un sorriso. «Dimmi, Nascimonte: dove ho sbagliato questa volta?»

«Hai arruolato quel Vathiimeraak come tuo alleato nell'investigazione. Di più, l'hai trattato come se fosse un fidato agente di polizia.»

«A me è sembrato una persona a posto. E gli abitanti del villaggio ne sono tutti terrorizzati. Che male c'è se ci affidiamo a lui perché faccia domande in giro per conto nostro? Se provassimo a interrogarli noi, si chiuderebbero come ricci… oppure ci racconterebbero ogni sorta di fandonia. Vathiimeraak, invece, potrebbe essere in grado di cavare loro la verità, con quel suo fare minaccioso. O comunque qualche frammento di verità che potrebbe tornarci utile.»

«Non se è lui l'assassino», osservò Nascimonte.

«Ah, dunque è questo che pensi? Hai risolto il caso, caro amico mio? È Vathiimeraak il colpevole?»

«Potrebbe tranquillamente essere così.»

«Vuoi spiegarmi, se non ti dispiace?»

Nascimonte rivolse un gesto ad Aarisiim. «Diglielo.»

Il metamorfo disse: «Maestà, ricorderà che quando ho visto Vathiimeraak le ho detto che avevo l'impressione di averlo già conosciuto da qualche parte. Ed è così, benché abbia avuto bisogno di un po' di tempo per collocarlo. È un parente del ribelle Faraataa. Ai tempi in cui ero al seguito di Faraataa a Piurifayne, questo Vathiimeraak era spesso al nostro fianco».

Era una notizia inaspettata, ma Valentine tenne per sé le proprie reazioni. Con calma domandò: «Che importanza ha, questo? Abbiamo concesso un'amnistia, Aarisiim. A tutti i ribelli che si sono impegnati a vivere in rispetto della pace dopo la sconfitta di Faraataa sono stati pienamente restituiti tutti i diritti civili. E tu sei l'ultima persona a cui credo di doverlo rammentare».

«Questo non significa che siano tutti diventati bravi sudditi nel giro di una notte, non credi, Valentine?» volle sapere Nascimonte. «È certamente possibile che questo Vathiimeraak, che oltretutto aveva legami di sangue con Faraataa, nutra ancora sentimenti di…»

Valentine si rivolse a Magadone Sambisa: «Quando lo ha assunto, lei sapeva che era imparentato con Faraataa?»

Rispose con un certo imbarazzo: «No, maestà, assolutamente no. Ma ero al corrente che aveva partecipato alla Ribellione e che aveva accettato i termini dell'amnistia. Mi era stato caldamente raccomandato. Dobbiamo pur dare credito al significato dell'amnistia, no? La ribellione è stata repressa, è un capitolo chiuso, e coloro che vi hanno partecipato e si sono pentiti meritano di essere…»

«E secondo lei Vathiimeraak è realmente pentito?» indagò Nascimonte. «Chi può affermarlo con certezza? A mio modo di vedere è falso dalla testa ai piedi. E quella voce! Il suo modo altezzoso di parlare! Le espressioni di profonda riverenza nei confronti del Pontifex! Tutto falso. E per quanto riguarda la morte di Huukaminaan, guardatelo! Credete che sia stato facile tagliare a pezzi a quel modo il povero vecchio? Vathiimeraak ha la corporatura di un toro bidlak. In quel villaggio di scavatori mingherlini si distingueva come un albero dwikka in mezzo a una pianura.»

«Il fatto che sia forte abbastanza da aver commesso il crimine non prova certo che ne sia colpevole», ribatté con un accenno d'irritazione Valentine. «E quest'altra faccenda del legame di sangue con Faraataa… non vedo in che modo possa avergli fornito un movente per l'efferata uccisione di un anziano e inoffensivo archeologo piurivar. No, Nascimonte. No, no, no. So che tu e Tunigorn non impieghereste più di cinque minuti per decretare che quell'uomo debba essere rinchiuso a vita nelle segrete di Sangamor, nelle profondità della terra sotto il Castello. Ma occorrono delle prove prima di poter dare dell'omicida a qualcuno.» Girandosi verso Magadone Sambisa disse: «Mi dica qualcosa a proposito di questo khivanivod. Perché non siamo stati informati che nel villaggio ne risiede uno?»

«Si è allontanato il giorno dopo l'omicidio, maestà», si giustificò lei, rivolgendo a Valentine uno sguardo preoccupato. «In tutta franchezza, mi ero completamente dimenticata di lui.»

«Che tipo di persona è? Me lo descriva.»

Lei alzò le spalle. «Vecchio. Sporco. Un miserabile seminatore di superstizione, come tutti gli altri sciamani tribali della sua specie. Che cosa posso dire? La sua presenza mi infastidisce. Ma è il prezzo che devo pagare per avere il permesso di scavare qui, immagino.»