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«Anche questo ti è stato riferito da Hieekraad?»

«Sì, maestà. Mi ha detto che Magadone Sambisa ha dato ordini in tal senso il giorno stesso del ritrovamento della tomba. Questa Hieekraad mi ha rivelato che il dottor Huukaminaan si oppose strenuamente a quella decisione, al punto che il suo disaccordo con Magadone Sambisa degenerò in un furioso litigio. Ma alla fine cedette. E dopo l'omicidio, quando si diffuse la voce del suo imminente arrivo a Velalisier, maestà, Magadone Sambisa convocò una riunione di tutta l'équipe, reiterando che nulla doveva essere detto di quella scoperta neppure a lei. Di più, tutti coloro che avevano partecipato allo scavo vennero istruiti di evitare in ogni modo che lei ne venisse a conoscenza.»

«Assolutamente incredibile», mormorò Valentine.

Con franchezza, Aarisiim disse: «Occorre proteggere questa Hieekraad, maestà, mentre indaghiamo sull'accaduto. Si troverà in guai seri se Magadone Sambisa viene a sapere che è stata lei a lasciar trapelare la notizia».

«Hieekraad non è l'unica che si troverà in guai seri», assicurò Valentine. Si sfilò gli indumenti notturni e cominciò a vestirsi.

«Un'altra cosa, maestà. Il khivanivod… Torkkinuuminaad. È lì che si trova. Presso il sepolcro. È quello il luogo che ha scelto per ritirarsi in preghiera. L'informazione mi è giunta dal caposquadra Vathiimeraak.»

«Fantastico», commentò sarcasticamente Valentine. Aveva la mente in fiamme. «Il khivanivod del villaggio che recita preghiere piurivar sulla tomba di un Pontifex! Splendido! Meraviglioso! Aarisiim, vai subito a chiamare Magadone Sambisa e portala da me.»

«Maestà, è molto presto e…»

«Mi hai sentito, Aarisiim?»

«Certamente, maestà», rispose il mutaforma, con tono ossequioso. Fece un profondo inchino. E uscì, diretto alla residenza di Magadone Sambisa.

«La tomba di un antico Pontifex, Magadone Sambisa, e non viene fatto alcun annuncio? Viene ritrovata la tomba di un antico Pontifex e quando l'attuale Pontifex giunge sul luogo per ispezionare gli scavi, lei fa di tutto per impedire che ne venga a conoscenza? Trovo tutto questo estremamente difficile da credere, glielo assicuro.»

Mancava ancora un'ora all'alba. Magadone Sambisa, tirata giù dal letto per presentarsi da lui, sembrava ancora più pallida e patita di quanto gli fosse apparsa il giorno prima; in più, nel suo sguardo pareva balenare ora un barbaglio di paura. Nonostante tutto ciò, riuscì comunque a fare appello all'inesauribile forza che le aveva permesso di primeggiare nella sua professione. La sua voce era addirittura venata da un tono di sfida quando domandò: «Chi le ha detto della tomba, maestà?»

Valentine la ignorò. «Ha dato lei l'ordine di non diffondere la notizia?»

«Sì.»

«Scontrandosi con la strenua opposizione del dottor Huukaminaan, ho saputo.»

Ora la sua espressione si fece furiosa. «Le hanno raccontato tutto, non è vero? Chi è stato? Chi?»

«Signora, mi permetto di ricordarle che qui le domande le faccio io, non lei. Allora è vero che Huukaminaan si oppose all'idea di nascondere la notizia del ritrovamento?»

«Sì», ammise lei con un filo di voce.

«E perché?»

«Lo riteneva un oltraggio alla verità», disse Magadone Sambisa, a voce ormai pacata. «Deve capire, maestà, che il dottor Huukaminaan era totalmente devoto al suo lavoro. Che consisteva, come del resto per noi tutti, nel recupero di aspetti perduti del nostro passato attraverso la rigorosa applicazione di discipline archeologiche formali. A questo lui aveva dedicato la vita, era uno scienziato vero e puro.»

«Lei invece non lo è nella stessa misura?»

Magadone Sambisa arrossì e distolse vergognosamente lo sguardo. «Ammetto che il mio comportamento potrebbe creare questa impressione. Ma a volte anche la ricerca della verità deve cedere il passo, almeno temporaneamente, a realtà di tipo tattiche. Certamente non sarà lei a negarlo, in quanto Pontifex. E io avevo dei motivi, buoni motivi, per non lasciare che la notizia del ritrovamento diventasse di dominio pubblico. Il dottor Huukaminaan non era d'accordo; e ci scontrammo a lungo e duramente sulla questione. Fu la prima e unica volta che ci trovammo in disaccordo in veste di condirettori di questa spedizione.»

«E alla fine fu necessario farlo uccidere? Perché accettò malvolentieri la sua decisione e non le dava sufficienti garanzie che avrebbe tenuto la bocca chiusa?»

«Maestà!» Fu un grido di quasi inesprimibile choc.

«In quello che mi ha raccontato è evidente la presenza di un possibile movente. Mi sbaglio, forse?»

Sembrava attonita. Agitava disperatamente le braccia, i palmi rivolti verso l'alto in un gesto di supplica. Passò un lungo attimo prima che riuscisse di nuovo a parlare. Ma quando finalmente lo fece, aveva recuperato buona parte della propria compostezza.

«Maestà, ciò che lei ha appena ipotizzato è motivo di grave offesa per me. Sono colpevole di aver nascosto il ritrovamento del sepolcro, lo ammetto. Ma le giuro che non ha nulla a che fare con la morte del dottor Huukaminaan. Non posso dirle quanto ho ammirato quell'uomo. Avevamo alcune divergenze professionali, ma…» Scosse la testa. Sembrava sfinita. Quasi in un sussurro disse: «Non l'ho ucciso io. E non ho idea di chi possa essere stato».

Valentine scelse di crederle, per il momento. Trovava difficile credere che la sua disperazione fosse una messinscena.

«D'accordo, Magadone Sambisa. Ma ora mi spieghi perché ha voluto far passare sotto silenzio il ritrovamento di quella tomba.»

«Prima dovrei narrarle un'antica leggenda piurivar, un racconto tratto dalla loro mitologia che ascoltai dalla bocca del khivanivod Torkkinuuminaad il giorno del ritrovamento della tomba.»

«È necessario?»

«Sì.»

Valentine sospirò. «Forza, allora.»

Magadone Sambisa si inumidì le labbra e trasse un profondo respiro.

«C'era un tempo un Pontifex, così narra la leggenda», cominciò, «che visse negli anni successivi alla sottomissione dei piurivar per mano di Lord Stiamot. Il Pontifex stesso, da giovane, aveva combattuto nella Guerra di conquista e gli era stato affidato il comando di un campo di prigionieri piurivar. Aveva così avuto modo di ascoltare alcuni dei racconti che i prigionieri si scambiavano di sera attorno ai falò, tra i quali la storia della Profanazione di Velalisier: il sacrificio da parte del Re Finale dei due draghi marini e la distruzione della città che ne seguì. Apprese anche della Settima piramide, quella abbattuta, e del santuario che si trovava sotto di essa, che chiamavano il Santuario della disfatta. I prigionieri dicevano che al suo interno si celavano alcuni reperti risalenti al giorno della Profanazione, reperti che se utilizzati nel modo corretto avrebbero conferito al loro possessore un potere divino su tutte le forze dello spazio e del tempo. Il racconto lo impressionò molto e molti anni più tardi, quando divenne Pontifex, venne qui a Velalisier con l'intenzione di localizzare il santuario della Settima piramide, il Santuario della disfatta, e aprirlo.»

«Allo scopo di rinvenire quei magici reperti e utilizzarli per esercitare un potere da semidio sulle forze dello spazio e del tempo?»

«Esattamente», confermò Magadone Sambisa.

«Credo di aver capito dove andremo a parare.»

«Può essere, maestà. Si narra che il Pontifex si sia portato nel sito della piramide abbattuta e fece scavare una galleria nel terreno; s'imbatté nel cunicolo di pietra che conduce alla parete del santuario. Giunse fino alla parete stessa e avviò i preparativi per passare oltre.»

«Ma lei mi ha detto che il settimo santuario è intatto. Nessuno ci è mai entrato dai tempi dell'abbandono della città. O, comunque, questa è la sua convinzione.»

«È così. Ne sono sicura.»

«Questo Pontifex, dunque…»